IMPRESE, congiuntura economica negativa. D’Amico (ConfimpreseItalia): «Inflazione ai limiti dell’emergenza: tornare al 1991 non era previsto»

Il commento espresso dall’esponente di vertice della confederazione di categoria su caro-vita e occupazione; analizzati i dati forniti dall’Istat

«L’inflazione al 6,7% come nel 1991 non era prevista, ma purtroppo è una realtà con la quale il sistema delle imprese, e soprattutto il Governo, dovrà fare i conti. Purtroppo, così come avevamo più volte denunciato, la trappola degli aumenti energetici, delle filiere agroalimentari, della logistica e dei trasporti ha scatenato il fenomeno inflattivo». Così si è espresso mediante una nota indirizzata alla stampa il presidente di ConfimpreseItalia, Guido D’Amico, che ha commentato anche il dato Istat sull’occupazione, che a suo avviso andrebbe osservato nei numeri, «che sono più che evidenti e chiari».

PRECARIETÀ DEL SISTEMA ITALIA

«Il sistema Italia  sta vivendo una condizione di precarietà, che si rifletta anche sui nuovi contratti di lavoro, che sono in gran parte a tempo determinato – commenta l’elemento apicale della confederazione delle micro, piccole e medie imprese –; malgrado le speranze che derivano dai bandi e dalle risorse del PNRR, non si registra un salto in avanti economico rilevante, mentre quanto all’inflazione, le penalizzazioni, oltre che nel carrello della spesa dei consumatori, si registrano in tutta la loro drammaticità sulle filiere dei servizi ed in particolare in quelli dell’accoglienza, del turismo e della ristorazione, che più di altri pagano dazio agli aumenti dell’energia, dei costi dei rifornimenti agroalimentari e dei trasporti».

«Va detto – ricorda ConfimpreseItalia – che la filiera del turismo in questa primavera da dimenticare dovrà mettere nel conto anche le assenze italiane e straniere, che, probabilmente assesteranno l’ennesimo colpo alla filiera economica imprescindibile del sistema Italia. Per puntualità di cronaca e informazione vanno analizzate le valutazioni indipendenti elaborate dall’Istat relative sia all’inflazione che all’occupazione».

PREZZI AL CONSUMO

Secondo le stime preliminari, nel mese di marzo 2022 l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (NIC), al lordo dei tabacchi, registra un aumento dell’1,2% su base mensile e del 6,7% su base annua (da +5,7% del mese precedente). L’accelerazione dell’inflazione su base tendenziale è dovuta anche questo mese prevalentemente ai prezzi dei beni energetici (la cui crescita passa da +45,9% di febbraio a +52,9%), in particolare a quelli della componente non regolamentata (da +31,3% a +38,7%), e, in misura minore, ai prezzi dei Beni alimentari, sia lavorati (da +3,1% a +4,0%) sia non lavorati (da +6,9% a +8,0%) e a quelli dei Beni durevoli (da +1,2% a +1,9%).

I COSTI DELL’ENERGIA

I prezzi dei beni energetici regolamentati continuano a essere quasi doppi di quelli registrati nello stesso mese dello scorso anno (+94,6%, come a febbraio). I Servizi relativi ai trasporti, invece, registrano un rallentamento (da +1,4% a +1,0%). L’“inflazione di fondo”, al netto degli energetici e degli alimentari freschi, accelera da +1,7% a +2,0% e quella al netto dei soli beni energetici da +2,1% a +2,5%. Su base annua accelerano in misura ampia i prezzi dei beni (da +8,6% a +10,2%), mentre quelli dei servizi rimangono stabili (+1,8%%); si allarga quindi il differenziale inflazionistico negativo tra questi ultimi e i prezzi dei beni (da -6,8 punti percentuali di febbraio a -8,4).

ALIMENTARI, CASA E CURA DELLA PERSONA

Accelerano sia i prezzi dei beni alimentari, per la cura della casa e della persona (da +4,1% a +5,0%) sia quelli dei prodotti ad alta frequenza d’acquisto (da +5,3% a +6,9%). L’aumento congiunturale dell’indice generale è dovuto, per lo più, ai prezzi dei Beni energetici non regolamentati (+8,9%) e in misura minore dei Beni alimentari lavorati (+1,0%), dei servizi relativi ai trasporti (+0,9%), dei Beni durevoli (+0,7%) e degli Alimentari non lavorati (+0,6%). L’inflazione acquisita per il 2022 è pari a +5,3% per l’indice generale e a +1,6% per la componente di fondo. Secondo le stime preliminari, l’indice armonizzato dei prezzi al consumo (IPCA) aumenta del 2,6% su base mensile, prevalentemente per effetto della fine dei saldi invernali, di cui il NIC non tiene conto, e del 7,0% su base annua (da +6,2% di febbraio).

OCCUPAZIONE E DISOCCUPAZIONE

A febbraio 2022, rispetto al mese precedente, la crescita del numero di occupati si associa alla diminuzione dei disoccupati e degli inattivi. L’aumento dell’occupazione (+0,4%, pari a +81.000) coinvolge uomini, donne, dipendenti a termine, autonomi e under 50; calano i dipendenti permanenti. Il tasso di occupazione sale al 59,6% (+0,3 punti). Il numero di persone in cerca di lavoro diminuisce (-1,4%, pari a -30.000 unità rispetto a gennaio) tra gli uomini e per tutte le classi d’età, con l’unica eccezione dei 25-34enni. Il tasso di disoccupazione scende all’8,5% nel complesso (-0,1 punti) e al 24,2% tra i giovani (-0,6 punti). Il calo del numero di inattivi tra i 15 e i 64 anni (-0,6%, pari a -79.000 unità), trasversale rispetto al genere, si registra tra i 25-49enni. Il tasso di inattività scende al 34,8% (-0,2 punti).

TASSI TRIMESTRALI COMPARATI

Confrontando il trimestre dal dicembre 2021 al febbraio 2022 con quello precedente (settembre-novembre 2021), il livello di occupazione è più elevato dello 0,4%, per un totale di 100.000 occupati in più. La crescita dell’occupazione registrata nel confronto trimestrale si associa alla diminuzione delle persone in cerca di lavoro (-4,3%, pari a -98.000 unità) e degli inattivi (-0,7%, pari a -87.000 unità). Il numero di occupati a febbraio 2022 è superiore a quello di febbraio 2021 del 3,5% (+777.000 unità); aumenta per uomini e donne, per qualsiasi classe d’età e posizione professionale. Il tasso di occupazione è più elevato di 2,6 punti percentuali. Rispetto al febbraio 2021, diminuisce sia il numero di persone in cerca di lavoro (-15,0%, pari a -375.000 unità), sia l’ammontare degli inattivi tra i 15 e i 64 anni (-5,3%, pari a -723.000).

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