ECONOMIA, allarme stagflazione. Sempre più concreta l’inquietante prospettiva: prezzi elevati di petrolio e gas si associano alle conseguenze della guerra

Negli Usa l’inflazione ha raggiunto (se non già superato) il 7%, mentre in Europa si attesta al 5%: secondo il professor Mario Baldassarri «le dinamiche di incremento di essa implicano uno spostamento di potere d’acquisto dai paesi importatori e consumatori di energia verso quelli produttori, con il conseguente “sgonfiamento” della domanda interna in Europa»

Si fa sempre più concreta in Italia l’inquietante prospettiva della stagflazione, spinta dall’aumento dei prezzi conseguente a quello delle materie prime, dinamica avviatasi ancora prima dell’esplosione del conflitto in Ucraina. «Quindi – ad avviso del professor Mario Baldassarri -, un impulso all’inflazione che ha rinvenuto il suo dato strutturale nella forte ripresa della domanda a livello mondiale dopo la crisi generata dalla pandemia da coronavirus».

INFLAZIONE E AUTONOMIA ENERGETICA

L’economista, attualmente presidente del Centro studi economia reale, è come sempre intervenuto nel corso della trasmissione di approfondimento “Capire per conoscere”, condotta dal giornalista Claudio Landi e andata in onda sulle frequenze di Radio Radicale lunedì 28 marzo 2022. Negli Usa il tasso di inflazione ha raggiunto (se non forse addirittura superato) la soglia del 7%, mentre in Europa si attesta oggi al 5%, «ma, d’altro canto – sottolinea Baldassarri, gli aumenti dei prezzi di gas e petrolio implica uno spostamento di potere d’acquisto dai paesi importatori e consumatori di energia verso quelli produttori, con il conseguente “sgonfiamento” della domanda interna in Europa». Infatti, seppure l’inflazione negli Stati Uniti d’America risulta essere al momento più alta rispetto a quella registrata nel Vecchio continente, sull’altra sponda dell’Oceano Atlantico si beneficia di una maggiore autonomia in campo energetico, con un rischio stagflazione più elevato in Europa.

LO SPETTRO DELLA STAGFLAZIONE

Stagflazione significa tassi di inflazione sempre più alti e tassi di crescita economica sempre più bassi, una forbice che inesorabilmente si apre. E non sono soltanto i prezzi delle indispensabili materie prime energetiche ad aumentare, poiché di pari passo subiscono incrementi anche quelli delle derrate alimentare. «È proprio questo il punto – sottolinea l’ospite -, in quanto l’energia è un fattore orizzontale che investe tutti i settori e che quindi, in seguito, si scarica su tutta la catena dei prezzi». Al riguardo va rilevato che gli aumenti dei prezzi dei generi alimentari e delle componenti fondamentali per la loro produzione (come il grano o la soia) posseggono intrinseci fattori incidenti che, in parte, sono sganciati da quelli propri delle materie prime energetiche.

PREZZI DEGLI IDROCARBURI E CARENZE DI GENERI ALIMENTARI

Insomma, la compressione del potere d’acquisto di famiglie e imprese si verifica principalmente in tutti i paesi industrializzati che subiscono gli effetti dell’aumento dei prezzi delle materie prime energetiche. Attualmente si è di fronte a una crisi da caro energia nei paesi OCSE e una da carenza di generi alimentari soprattutto nei paesi in via di sviluppo, che vivono condizioni di precariato maggiori. Intanto in Italia si attende la pubblicazione del Documento di economia e finanza (Def) da parte del Governo Draghi e, anche qui, «al fine di elaborare previsioni sensate – rimarca Baldassarri – si dovranno disporre di maggiori certezze sulla durata del conflitto in Ucraina, oltre naturalmente alla durata del livello elevato dei prezzi del gas e del petrolio, perché se rimarranno così alti fino alla fine del 2022 gli oneri a carico di famiglie e imprese crescerà dai ventidue miliardi di prima della guerra a un centinaio di miliardi, con la conseguente riduzione dei consumi e degli investimenti, con un crollo delle aspettative di crescita economica da 4,7% a sotto l’1 per cento».

NEL FRATTEMPOIN ITALIA ARRIVA IL DEF

L’esecutivo in carica nel Def ha indicato per quest’anno una crescita pari al 3%, tuttavia, «bisognerà comprendere bene sulla base di quali ipotesi il Governo giunge a questa cifra», cioè quanto ritiene potrà ancora durare il conflitto e quanto, di risulta, il “caro bollette”.

Nel corso della trasmissione andata in onda lunedì 28 marzo 2022 sono stati affrontati anche gli argomenti relativi all’efficacia (e agli effetti controproducenti per chi le impone) delle sanzioni economiche, alla necessità di un «governo globale» e all’aumento delle eventuali incrementate spese militari al posto dell’auspicato «welfare globale»; infine, si è parlato del rating dei titoli di Stato europei.

A423 – ECONOMIA, RISCHIO STAGFLAZIONE: LA GUERRA IN UCRAINA HA ACCENTUATO FENOMENI CHE TUTTAVIA ERANO GIÀ IN ATTO. Si fa sempre più concreta in Italia l’inquietante prospettiva della stagflazione, spinta dall’aumento dei prezzi conseguente a quello delle materie prime, dinamica avviatasi ancora prima dell’esplosione del conflitto in Ucraina.
«Quindi – ad avviso del professor MARIO BALDASSARRI -, un impulso all’inflazione che ha rinvenuto il suo dato strutturale nella forte ripresa della domanda a livello mondiale dopo la crisi generata dalla pandemia da coronavirus». L’economista, attualmente presidente del Centro studi economia reale, è come sempre intervenuto nel corso della trasmissione di approfondimento “Capire per conoscere”, condotta dal giornalista CLAUDIO LANDI e andata in onda sulle frequenze di Radio Radicale lunedì 28 marzo 2022.
Condividi: