ENERGIA, consumi in Italia. Forte rimbalzo nel 2021 (+8%), tuttavia nel 2022 si registrano segnali di rallentamento

I risultati di un’analisi condotta da ENEA evidenziano una contrazione pari al 27% dell’indice ISPRED che misura la transizione energetica, mentre la quota delle rinnovabili sui consumi finali scende sotto il 19% (-1 punto). Nuovamente raddoppiato il deficit commerciale italiano nel comparto delle tecnologie low-carbon, come già si era verificato nel 2020: i settori a più forte dipendenza dall’estero risultano essere gli accumulatori agli ioni di litio, i veicoli ibridi plug-in e i prodotti del fotovoltaico

Il 2021 è stato l’anno del grande rimbalzo dei consumi energetici con una crescita dell’8% rispetto al 2020, nonostante l’aumento senza precedenti dei prezzi di elettricità e gas. È quanto emerge dall’Analisi trimestrale del sistema energetico italiano dell’ENEA che evidenzia per l’intero 2021 anche la crescita delle emissioni di CO₂ (+8,5%), con il recupero del 70% di quelle «perse» nel 2020 a causa della pandemia, e il forte peggioramento (-27%) dell’indice ISPRED, elaborato dall’Agenzia per misurare la transizione energetica sulla base dell’andamento di prezzi, emissioni e sicurezza. Inoltre, la quota di fonti rinnovabili si è attestata al di sotto del 19% dei consumi finali, in diminuzione di oltre un punto percentuale rispetto ai massimi raggiunti nel 2020. La notizia è stata pubblicata anche sul nuovo numero del settimanale ENEAinform@

RECUPERO DEI CONSUMI

«Lo scorso anno è stato “recuperato” circa l’80% dei consumi di energia che la crisi pandemica aveva fatto precipitare», sottolinea Francesco Gracceva, il ricercatore ENEA che ha coordinato l’analisi. «Oltre la metà di questo recupero è avvenuto nel II trimestre 2021, ma la crescita è rimasta sostenuta anche nella seconda parte dell’anno, con un più 7% nel terzo trimestre e un più 6% nel quarto. L’evoluzione dei consumi energetici ha sostanzialmente seguito per tutto il 2021 una traiettoria coerente con quella delle variabili guida della domanda di energia, ovvero prodotto interno lordo, produzione industriale e clima», ha egli aggiunto.

IMPENNATA DEI PREZZI

A livello di prezzi, nell’ultimo trimestre 2021 si è registrato un balzo senza precedenti: quello del gas al TTF si è attestato intorno ai 100 euro a MWh (MWh) rispetto ai 20 euro a MWh del primo trimestre (più 400%), mentre quelli dell’elettricità sulle borse europee hanno seguito a ruota, con il PUN  cresciuto del 300% nello stesso intervallo di tempo (da 60 a 240 euro/MWh). Questi aumenti si sono progressivamente traslati sui consumatori finali, sebbene in misura parziale per gli eccezionali interventi di sterilizzazione operati dal governo. Nel quarto trimestre 2021 i prezzi al consumo in Italia sono cresciuti circa il doppio dell’aumento medio registrato nell’Unione Europea (elettricità  più 30% e gas più 40%).

Nei primi due mesi del 2022 la crescita dei prezzi al consumo di elettricità e gas è stimata intorno a un più 70% tendenziale, circa il doppio dell’aumento medio europeo. Ne è già derivato un brusco rallentamento dell’economia e della domanda di energia, che dai primi dati parziali osserviamo in crescita tendenziale del 2% circa nel I trimestre 2022, quando invece negli ultimi tre mesi 2021 avevamo registrato un più 6 per cento.

PESO DELLE FONTI PRIMARIE ED EMISSIONI DI CO

In termini di fonti primarie, il 40% dell’aumento dei consumi 2021 è imputabile al petrolio, oltre il 30% al gas naturale, quasi il 20% alle importazioni di elettricità e il resto ai combustibili solidi. La domanda di petrolio, pur restando ancora decisamente inferiore ai livelli pre-Covid, è cresciuta del 10%, con un recupero di circa il 50% della contrazione registrata nel 2020. Forte incremento anche per i consumi di gas (più 7% sul 2020), che non solo superano i livelli 2019 (più 2,4%) ma si collocano sul valore massimo degli ultimi dieci anni. Forte ripresa delle importazioni nette di elettricità (più 30%) e significativo aumento dei consumi di carbone (più 10%), soprattutto nel termoelettrico, anche se restano comunque decisamente inferiori ai livelli pre-Covid (meno 15%).

L’aumento delle emissioni di CO₂ (+8,5%) è imputabile in primo luogo ai trasporti per una quota di oltre il 50%, a seguire il civile (20%), la generazione elettrica (15%) e l’industria (8%). Nel caso dei trasporti le emissioni sono cresciute complessivamente del 15% rispetto al 2020, mentre gli altri settori hanno registrato aumenti compresi tra il 5 e il 6 per cento.

CALO INDICE ISPRED

Nonostante il calo dell’ISPRED sia legato al peggioramento di tutti e tre i parametri di riferimento (sicurezza degli approvvigionamenti, prezzi ed emissioni di CO₂), la componente decarbonizzazione ha avuto l’impatto negativo più consistente (meno 45%). Sul lato sicurezza degli approvvigionamenti, l’inverno appena concluso ha evidenziato punte giornaliere ai massimi storici per la domanda di gas nel settore termoelettrico, mentre il clima relativamente mite ha frenato la domanda del residenziale. Per quanto riguarda la sicurezza, sono motivo di attenzione anche gli indicatori relativi all’adeguatezza del sistema elettrico e l’elevata dipendenza dalle importazioni di gas naturale, una caratteristica italiana di non facile superamento nel breve periodo.

TECNOLOGIE «LOW-CARBON»: DEFICIT COMMERCIALE ITALIANO

Nel 2021 è nuovamente raddoppiato il deficit commerciale italiano nel comparto delle tecnologie low-carbon, come già si era verificato nel 2020. I settori a più forte dipendenza dall’estero sono gli accumulatori agli ioni di litio (con un saldo che si avvicina al miliardo di euro), i veicoli ibridi plug-in (deficit di 600 milioni di euro) e i prodotti del fotovoltaico (passati da meno 40 a  meno 400 milioni di euro), a causa di un marcato aumento delle importazioni delle celle fotovoltaiche. Nel settore dei veicoli elettrici sembra invece delinearsi una possibile tendenza positiva, perché le esportazioni sono passate da circa 270 a 780 milioni di euro, con un saldo netto solo di poco negativo.

L’analisi trimestrale ha analizzato anche l’andamento della spesa pubblica in ricerca energetica tra il 2016 e la prima fase della crisi pandemica del 2020, con una crescita del 10% in Italia, circa un quarto di quella tedesca.

Condividi: