«La Russia permane una potenza nucleare e quindi con lei non si deve scherzare», questa la sostanza del messaggio lanciato da Vladimir Putin con la sua dichiarazione relativa all’allertamento del sistema di difesa nucleare del suo paese, parole inquietanti che, con ogni probabilità, sono servite al Cremlino sia per spaventare l’avversario occidentale, sia per cementare il proprio fronte interno, anche alla luce della non brillantissima (e oltremodo brutale) blitz krieg condotta sul campo di battaglia della martoriata Ucraina dalle unità dell’Armata russa e dalle forze che la sostengono, milizie alleate di Mosca e contractors della Wagner.
PAURA E REAZIONE
Prosegue dunque l’escalation della guerra psicologica, con il Cremlino (spalleggiato dal fido alleato bielorusso Aleksander Lukashenko) che minaccia «conseguenze disastrose» per i Paesi della NATO, questo nel giorno in cui si registra una impasse sul campo delle sue forze armate, respinte a Kharkiv (o, secondo la pronuncia in lingua russa, Kharkov) dall’esercito di Kiev, mentre il ricorso alle sanzioni economico-finanziarie da parte della Comunità internazionale evidentemente qualche paura inizia a ingenerare nel coté di Vladimir Putin e tra gli oligarchi, che, esportando negli ultimi anni valuta fuori dalla Russia, hanno accumulato beni e depositi miliardari all’estero, nei paradisi fiscali e presso alcune piazze finanziarie occidentali.
PSYOPS, INFOWAR E PHOTO OPPORTUNITY
Ed ecco quindi l’implementazione della guerra psicologica, diretta sia all’esterno, a quell’opinione pubblica interna che il Cremlino deve cementare attorno a sé in un momento di oggettive difficoltà. «Grom», cioè «Tuono», è stata non a caso denominata l’esercitazione congiunta che ha avuto luogo lo scorso 19 febbraio, soltanto cinque giorni prima dell’aggressione russa all’Ucraina, nel corso della quale Putin e Lukashenko si sono fatti ritrarre fianco a fianco accanto alla consolle di comando dei lanci dei vettori missilistici, con leader del Cremlino che ha offerto all’alleato alcune delle sue testate. Evocare lo spettro del conflitto nucleare, questo è stato uno degli scopi di quella sinistra photo opportunity concessa alla stampa mondiale.
UN TEATRINO PERICOLOSO
«Sconfitta e conseguenze disastrose», da Mosca il presidente russo fa il matto e minaccia la guerra atomica, tuttavia, come efficiacente sottolineato nella replica a stretto giro di posta del ministro della Difesa francese Jean-Yves Le Drian, anche lui deve farsi una ragione sul fatto che anche la NATO è un’alleanza dotata di molte armi nucleari. E allora? Il mondo deve limitarsi a prendere atto con ansia dell’attuale fase di escalation degli annunci? Un pericoloso teatrino nel quale Lukashenko recita a tratti la parte del poliziotto buono, del pompiere che cerca di spegnere il focolaio dell’incendio, comunicando telefonicamente al presidente francese Macron che «le sanzioni stanno spingendo la Russia verso una terza guerra mondiale» e quindi «dobbiamo mostrare moderazione per non finire nei guai, poiché una guerra atomica sarebbe un disastro».
REALI INTENZIONI DELL’EX KAGHEBEŠNÍK
Ma quali possono realmente essere le intenzioni di un gruppo dirigente, quello russo, che rinviene al suo apice il (finora) lucido e determinato ex kaghebešník Vladimir Putin? Per comprenderlo meglio, analizzando sia l’annuncio di oggi che la sua eventuale collocazione in una strategia incrementale applicata attraverso gli strumenti propri con i quali si combattono le guerre ibride (dunque anche ricorrende ad azioni di infowar), insidertrend.it ha interpellato un esperto, il generale Carlo Jean, che di questa materia si è occupato nel corso della sua lunga e prestigiosa vita nelle Forze armate italiane (audio registrazione A416). Con lui sono stati affrontate le tematiche relative al conflitto in atto, alle reali capacità dello strumento militare di Mosca, alla tenuta del “fronte interno” russo e, appunto, al destino di Putin anche a fronte di questa sua sanguinosa avventura bellica.
LA «STRATEGIA DEL MATTO»
«La guerra dell’informazione ha sempre una doppia faccia, interna ed esterna», ha affermato Jean, che ha poi spiegato come i sistemi nucleari, soprattutto quelli di difesa, siano particamente sempre attivi (si pensi ai velivoli e ai sistemi anti-missile), seppure agiscano sulla base due o tre graduali livelli di allerta. Passando a esaminare la figura del presidente russo, sono stati evidenziati alcuni aspetti relativi alla sua condotta. «Può darsi benissimo che essa risponda a una precisa strategia tutta sua – ha commentato il generale -, poiché a volte la strategia del matto risulta pagante, cioè è efficace nello spaventare il nemico inducendolo a reazioni che, invece, in assenza di quell’impulso non farebbe. Tuttavia, l’unico problema in questi casi, a suo tempo posto in rilievo anche da Clausewitz, è quello che “fare il matto sul serio” possa indurre chi lo fa a prenderci gusto e perda così il lume della ragione».
STRUMENTO BELLICO DI PUTIN E LA TENUTA DEL CREMLINO
Contro l’Ucraina attualmente Mosca sta impiegando una frazione del suo dispositivo bellico, «seppure – ha commentato il generale Jean – lasci un poco perplessi la strategia applicata dall’Armata russa, in quento prevede l’instaurazione a Kiev di un governo fantoccio alleato del Cremlino, ma questa operazione viene però preceduta da una campagna di bombardamenti contro le città ucraine, fatto che porterebbe questo nuovo governo a divenire da fantoccio a suicida», a causa del totale rifiuto da parte della popolzazione nei suoi confronti. Nel corso dell’intervista sono stati anche approfonditi i temi del mantenimento del favore dell’opinione pubblica russa nei confronti di Putin e della possibile mancanza di sostegno fornito finora dei gruppi di interesse che lo appoggiano, settori (oligarchi e siloviki) non sempre in armoniosa sintonia e, non infrequentemente, portatori di visioni difformi sul piano strategico.