ECONOMIA, inflazione. Dopo 26 anni si infiammano i prezzi al consumo

In gennaio sono schizzati al +4,8%, a fare da traino quelli dell’energia. Variazioni congiunturali di entità pari all’1,6% (dicembre 2021 - gennaio 2022) non si riscontravano dall’ottobre del 1983. Per effetto della dinamica inflattiva sulle classi di spesa più basse a impoverirsi sono le famiglie meno abbienti. Deluse aspettative e auspici della seconda metà del 2022, adesso - ma attenzione: a «bocce ferme» - si teme un tasso del 3,4%: sorvegliate speciali le fonti energetiche, fossili e rinnovabili. Come cambia il «paniere» Istat

Dopo anni di inflazione molto bassa il Paese, al pari degli altri membri dell’Unione europea, vive oggi una fase di forte accelerazione del fenomeno. Al riguardo i dati Eurostat collocano l’Italia appena al di sopra della media dell’Eurozona. Si ritiene che alla base della forte accelerazione dell’inflazione risieda in primo luogo nella rapida ripresa delle attività economiche. Infatti, le dinamiche a essa sottostanti e essa connesse hanno fatto sì che la gente abbia iniziato a utilizzare parte del denaro che non era stato possibile spendere nel precedente periodo di blocco delle attività decretato a causa dell’emergenza sanitaria, il cosiddetto «lockdown».

A una crescita a questi ritmi – si afferma – le imprese stentano a mantenere il passo con il rapido aumento della domanda sui mercati, dovendo esse anche ricostruire le catene di approvvigionamento duramente messe alla prova dalla pandemia.

INCIDE LA RIPRESA E I PREZZI DELL’ENERGIA

Ovviamente, questa fiammata dell’inflazione è alimentata anche dai rincari delle materie prime energetiche (MPE) e, conseguentemente, dell’elettricità. Un aumento dei prezzi derivato da diversi fattori: un repentino incremento della domanda, gli effetti dei mutamenti climatici e le crisi internazionali come quella ucraina. Il peso dei costi per imprese e famiglie sono in ampia misura connessi alle fluttuazioni dei prezzi dell’energia, gravando in maniera non indifferente sulle dinamiche inflattive.

Sebbene ci si attenda un raffreddamento della spinta al rialzo dei prezzi delle MPE, si prevedono tempi non brevissimi per un ritorno alla situazione pre-crisi, prospettiva che induce a ritenere riflessi sul «carrello della spesa», cioè sui beni ad alta frequenza di acquisto (generi alimentari, beni non durevoli per la casa) e i servizi (trasporti, ristorazione, assistenza alla persona, eccetera).

EFFETTI DEI PREZZI SULLE CONDIZIONI INDIVIDUALI

L’inflazione si traduce nella riduzione del potere di acquisto della moneta, un fenomeno che, tuttavia, non si verifica nella medesima misura per tutti gli individui, poiché diverse sono le «classi di spesa» delle famiglie. Esistono infatti differenti livelli di consumo e, a un generale marcato incremento del tasso  di  inflazione (è a livelli positivi dall’inizio del 2021), è stata riscontrata una notevole incidenza su di esso dei prezzi dei beni (in particolare di quelli energetici), a fronte invece di un più contenuto incremento di quelli dei servizi.

Ma, poiché sono soprattutto i beni a incidere in misura maggiore sulla spesa delle famiglie meno abbienti, il rialzo dell’inflazione registra valori più elevati proprio su questa componente della società. Esse, infatti, sono solite destinare all’acquisto di prodotti energetici quote maggiori del loro reddito.

UN FENOMENO PREOCCUPANTE

Un fenomeno che desta dunque preoccupazioni sia sul piano economico che su quello sociale, anche perché genera effetti simmetrici sulle fasce di consumo. Per rinvenire un’analoga variazione tendenziale dell’inflazione – sottolineano all’Istat – è necessario risalire indietro nel tempo addirittura al 1996. Nel gennaio del 2022 i prezzi al consumo in Italia sono cresciuti del 4,8% rispetto al corrispondente periodo dell’anno precedente (dal 3,9%, dunque quasi di  un punto percentuale).

A fare da traino è soprattutto la componente energetica regolamentata, che registra una crescita su base annua pari al 38,6%, seppure tensioni inflazionistiche crescenti si manifestino anche in altri comparti. La componente di fondo dell’inflazione (o core inflation) risulta infatti stabile, attestandosi essa a un più 1,5%, ma si tratta pur sempre di un fattore depurato dalle componenti merceologiche più volatili, tra le quali rientrano appunto i beni energetici e gli alimentari freschi, che di risulta incrementano il complessivo.

VARIAZIONI CONGIUNTURALI E INDICE ARMONIZZATO EUROPEO

In ogni caso, l’inflazione trainata dai prezzi delle MPE si sta comunque estendendo anche agli altre componenti del paniere. Variazioni congiunturali di entità pari all’1,6%, cioè quella registrata nel periodo tra il dicembre 2021 e il gennaio 2022, non si riscontravano dall’ottobre del 1983. Un dato «anomalo» che secondo gli analisti dell’Istat sarà destinata a condizionare anche gli andamenti su base annua.

Dall’indice armonizzato dei prezzi al consumo, misura che consente un confronto con l’andamento dell’inflazione negli altri Paesi europei, si ricava che l’Italia sale al 5,3%, superando così la media dell’Eurozona (5,1% in gennaio), ancorché si registri un rallentamento tedesco dovuto sostanzialmente alle misure di riduzione dell’Iva introdotte in Germania la scorsa estate. Il 2022 segna anche i vent’anni della moneta unica europea, che ha svolto una funzione di contenimento dell’inflazione.

UNA DURA REALTÀ IN DIVENIRE

Le previsioni per il prossimo futuro: qualora l’indice dei prezzi al consumo da questo mese in poi non dovesse subire variazioni, si stima che alla fine del 2022 l’inflazione italiana dovrebbe attestarsi al 3,4%, un valore che indicherebbe come il surriscaldamento della dinamica di prezzi al consumo si divenuto un fattore certamente più preoccupante di quanto non lo fosse nei termini delle aspettative nutrite nella seconda metà dello scorso anno. Gli elementi di incertezza sono molti, seppure sorvegliate speciali permangono le fonti energetiche, sia fossili che rinnovabili. In ogni caso, nei prossimi mesi l’Italia attraverserà una periodo «caldo» sul fronte dei prezzi.

Il «paniere» Istat include 1.800 prodotti tra beni e servizi che tiene conto dei consumi e dei mutamenti derivanti dall’emergenza sanitaria causata dalla pandemia di coronavirus.

MUTA IL «PANIERE» ISTAT

Ebbene, in attesa dei dati completi sui consumi delle famiglie nel quarto trimestre 2021, si può intanto affermare come detto paniere sia andato includendo nuovi beni. Tra i prodotti rappresentativi dell’evoluzione nelle abitudini di spesa delle famiglie e delle novità del quadro normativo nell’anno  in corso vengono considerati ai fini statistici la sedia da personal computer, la friggitrice ad aria, il saturimetro, la psicoterapia individuale, il test sierologico molecolare e quello rapido del Covid-19, poke take away e streaming di musica; inoltre, il pane di altre farine, il gas di città, quello naturale mercato libero, gli occhiali da lettura senza prescrizione, i sostituti artificiali dello zucchero, i jeans da donna e i pantaloni corti bambino, il trasportino per animali; esclusi invece compact disk e gli hoverboard.

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