ARTE E CULTURA, eventi. “Ars sacra”, il racconto e la sacralità dell’arte: quando la Bibbia diventa spettacolo

Rassegna di «story telling» nelle chiese d’arte dei gesuiti a Roma: domenica 19 dicembre alle ore 21:00 il primo appuntamento della serie, “Davide e Betsabea” performance di (e con) Paola Balbi e Davide Bardi, direttori artistici della compagnia Raccontamiunastoria.

Dal punto di vista letterario e culturale la Bibbia è un’epica di matrice orale stratificata per migliaia di anni. Migliaia di anni più antica dell’Iliade e dell’Odissea, contiene al pari di esse racconti di gesta di eroi, episodi storici e passaggi poetici di rara bellezza e come tale è da considerarsi patrimonio immateriale universale dell’umanità. Lo studio e la conoscenza della Bibbia sono le basi di un cristianesimo colto e informato ed, eventualmente, anche della sua antitesi, cioè di un possibile agnosticismo o ateismo consapevole.

EPICA DI MATRICE ORALE STRATIFICATA

Aldilà delle dissertazioni religiose, resta tuttavia l’innegabile valore di un libro che in sé racchiude un’impareggiabile raccolta di storie su tutti i temi attorno ai quali vertono gli interessi dell’umanità: amore, morte, sesso, tradimento, rapporto fra genitori e figli, nonché il mistero della relazione fra umano e divino. Ne erano ben consapevoli i grandi artisti del passato, che a prescindere dalle proprie convinzioni e scelte personali, spesso anche in netto contrasto con i dettami della Chiesa, l’hanno scelta come fonte eletta di ispirazione. Basti pensare a Caravaggio, Michelangelo, Bernini, Leonardo Da Vinci, Artemisia Gentileschi, Dante Gabriel Rossetti, solo per citarne alcuni.

Innumerevoli anche i musicisti di tutte le epoche che a essa si sono ispirati fin dai tempi più antichi, fino a giungere all’anarchico e auto dichiaratamente ateo Fabrizio De André, che proprio alle storie della Bibbia dedica due dei suoi album più belli.

RACCOLTA DI ARCHETIPI POTENTI

Raccolta di archetipi potenti, la Bibbia è anche la fonte prima di ciò che oggi riconosciamo come “teatro moderno”, che dalle sacre rappresentazioni mosse i suoi primi passi dopo la lunga interruzione dall’epoca classica. Da queste premesse origina l’iniziativa coraggiosa e rivoluzionaria, scaturita dalla collaborazione tra i Padri gesuiti e la compagnia di story telling Raccontamiunastoria, specializzata nell’arte del racconto orale secondo i canoni contemporanei.

Il metodo è al tempo stesso innovativo e in linea con la tradizione, oltreché audace e semplice: aprire le porte delle chiese a tutti allo scopo di favorire la fruizione universale di opere d’arte «vive», proponendole quale spazio di meditazione colta e non necessariamente confessionale mediante il ricorso alla ri-oralizzazione del materiale biblico effettuato dagli artisti.

IL TEATRO TORNA AD ABITARE IL LUOGO SACRO

Il teatro torna dunque, dopo tanti secoli, ad abitare il luogo sacro, che altro non è se non il suo ambiente di origine, celebrandone la solennità e la vocazione di spazio adatto alla ritualità attraverso la ritualità della performance.

Non c’è dubbio che l’operazione culturale sia oltremodo raffinata, finalizzata come è all’invio di un messaggio forte di dialogo e apertura, restituendo appunto al cittadino la fruizione di spazi d’arte d’eccellenza e celebrandone al tempo stesso la vocazione primaria, quella di stimolo alla meditazione e alla contemplazione di dio attraverso le opere d’arte realizzate dall’uomo.

Parole e dipinti, movimenti scenici e architettura, musica ed emozioni, solennità del luogo e maestria degli interpreti, sono questi gli elementi che permetteranno al pubblico una esperienza un’esperienza che oltrepassi la soglia della mera visita a un luogo d’arte, della partecipazione a uno spettacolo o dell’abitare il luogo della chiesa. Infatti, si tratta di un’esperienza immersiva e multisensoriale, che grazie alla commistione dei generi è in grado di fornire la «chiave di accesso» a un’esperienza dell’anima. Insomma, un pastorale innovativa e al tempo stesso un modo di fare spettacolo che rifugge dallo stereotipo e dal banale.

DAVIDE E BETSABEA

Quella del re Davide e della sua ultima moglie Betsabea è una delle più controverse e appassionanti storie dell’antico testamento. Essa ha ispirato per secoli i più grandi interpreti di tutte le forme d’arte: pittura, scultura, musica, teatro e cinema. A volte rappresentata in maniera diretta e molto spesso reinterpretata in modi subliminali come archetipo, è un racconto forte e potente, che in questo caso ritorna al suo stato originario di narrazione epica, senza dietrologie, morale imposta o giudizio.

Un susseguirsi di parole cariche di emozioni, per un’interpretazione scarna e diretta, di forte impatto, che non lascia spazio ai cliché. L’essenza dell’uomo e della donna si confrontano sul palco allo stato puro, spogli come nella nudità della creazione o dell’atto sessuale, trovandosi ad affrontare le uniche tre cose più potenti della loro reciproca passione: l’ineluttabilità della morte, l’amore per un figlio, l’imperscrutabilità di un divino tanto immanente, quanto indecifrabile nelle sue scelte.

Presenze costanti e sottili sulla scena i non detti, le sensazioni, il senso di tradimento compiuto e ricevuto, l’abbandono, la speranza. L’inizio e la fine, l’alfa e l’omega, il ventre gravido e l’assassinio.

I LUOGHI E LE VISITE

I luoghi dell’evento sono le chiese romane di Sant’Ignazio di Loyola (visita e spettacolo il 19 dicembre 2021) e la chiesa del Gesù (visita e spettacolo l’8 aprile 2022). Prima di ogni rappresentazione il pubblico potrà fruire di una speciale visita delle chiese condotta e animata da Claudia Poli Lener, guida turistica abilitata nonché architetto, specializzatasi a seguito di tre anni di intensi studi quale guida storyteller con Raccontamiunastoria, una qualifica conseguita nell’ambito di un innovativo progetto di turismo culturale volto a valorizzare il patrimonio tangibile (luoghi, monumenti) mediante quello intangibile (racconto di miti, fiabe, leggende, contaminazioni con arti performative tradizionali, in armonia e legati a luoghi specifici).

Ella ha fondato assieme alle sue colleghe, Marta Da Ponte e Paola Trentavizi, il gruppo “Avventure Urbane”, specializzato in visite culturali e turistiche volte all’esplorazione e valorizzazione del patrimonio architettonico di Roma.

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