AFGHANISTAN, il ritorno dei talebani. Gli eredi del mullah Omar sono davvero cambiati?

Ovviamente affermare che sul loro futuro comportamento si nutrano seri dubbi è un eufemismo, un modo di considerare la realtà che viene avvalorato dalle notizie provenienti dal Medio Oriente, dove al-Qaeda nella Penisola arabica (AQAP) ha diffuso un proprio comunicato nel quale si congratula per la «benedetta vittoria» conseguita nel paese centroasiatico, magnificando i nuovi padroni di Kabul «per non aver abbandonato i

La notizia è di ieri ed è stata riportata sul sito web del Middle East Media Research Institute (MEMRI), un’organizzazione no-profit con sede a Washington e uffici a Gerusalemme, Berlino, Londra e Tokyo, che si dedica alla traduzione e all’analisi delle pubblicazioni del Vicino e Medio Oriente.

Nella giornata del 18 agosto scorso la Fondazione Al-Malahim, braccio mediatico dell’affiliata di al-Qaeda nello Yemen, cioè al-Qaeda nella Penisola arabica (AQAP), ha diffuso un comunicato nel quale si congratula per la «benedetta vittoria» conseguita nel paese centroasiatico, magnificando i nuovi padroni di Kabul «per non aver abbandonato i “fratelli” di al-Qaeda», esortandoli infine a «implementare la Shari’a». (¹)

IL COMUNICATO DI AQAP

Nel testo di due pagine, AQAP si è congratulato con «l’Emiro dei credenti, lo sceicco Hibatullah Akhundzada, i nostri fratelli nell’Emirato islamico, tutti i mujahideen nel mondo intero e l’intera umma islamica per questa conquista e la benedetta vittoria, che è stata raggiunta per mano dei nostri fratelli del Movimento talebano».

Allo specifico riguardo va ricordato che il mawlawi Akhundzada fu colui il quale, assunta la guida del frammentato movimento talebano, impresse un forte impulso alla direzione politica che l’aggregazione islamista avrebbe dovuto prendere, in particolare anche attraverso il dialogo diretto con gli Usa mediante l’ufficio politico di rappresentanza dei talebani a Doha, in Qatar.

Come è noto, le trattative condotte nell’emirato del Golfo Persico (o Arabico, a seconda dei punti di vista…) furono condizionate dalla precondizione posta dai talebani di non coinvolgere in qualità di controparte nei negoziati il governo allora in carica a Kabul, che venne quindi sostanzialmente estromesso.

I LIMITI DEL PRAGMATISMO TALEBANO

Era evidente che il principio informatore alla base di quelle trattative, divenuto oltremodo chiaro anche alle nuove generazioni di capi talebani, era che la situazione afghana non si sarebbe potuta risolvere sul piano militare e che quindi si sarebbe reso necessario avviare qualche forma di processo di pace con gli americani.

Si era giunti a quella determinazione a seguito di concitate dinamiche di vertice interne alla galassia talebana, aggregazione insurrezionale estremamente composita. A seguito della morte del mullah Omar, avvenuta nel 2013, alla guida del movimento succedette il mullah Akhtar Mohammad Mansoor, affermazione che però provocò una frammentazione della formazione guerrigliera e la nascita di due distinte fazioni che si sono successivamente combattute. Un conflitto intestino sopito solo grazie all’ascesa di Akhundzada, storico e pragmatico leader talebano che è poi riuscito a portare una rilevante componente dei talebani al tavolo negoziale di Doha.

L’ENDORSMENT DEI TERRORISTI

Celebrando la presa dell’Afghanistan da parte dei talebani, AQAP ha inteso riaffermare come «dopo due decenni di jihad, fermezza e forza di volontà nel conflitto contro l’Occidente crociato e le forze globali infedeli, (i talebani) sono stati incoronati con pieno potere sulla coraggiosa terra dell’Afghanistan, il cimitero degli imperi e delle superpotenze e terra di sconfitta dell’America e dell’Occidente crociato».

«La storia si ripete – prosegue il comunicato dell’organizzazione terroristica -, dopo la sconfitta dell’Unione sovietica quasi tre decenni fa, ora arriva il turno dell’America e dietro di essa la NATO, che sono sconfitti nell’impotenza, nel dolore e nell’umiliazione, come la vittoria di Allah è arrivata e la conquista» (Corano 110:1).

In seguito, nel testo viene previsto che: «Quest’anno sarà l’inizio di un punto di svolta cruciale nella storia moderna dell’umma, in movimento verso il progresso e la predominanza, spezzando i vincoli della subordinazione e della servitù, sbarazzandosi di tiranni e ricacciando gli invasori dalle terre dei musulmani».

INCITAMENTO ALL’ODIO

Sottolineando che «il jihad è l’unico modo per ripristinare i diritti dei musulmani e scacciare gli invasori», AQAP ammonisce inoltre che «il gioco della democrazia e la ricerca della mera tranquillità quale approccio costituisce un ingannevole miraggio, un’ombra che scompare e un circolo vizioso che inizia e finisce con il niente».

Il comunicato di AQAP si conclude con la richiesta ad Allah di «concedere il successo ai talebani e a tutti gli altri che agiscono per l’attuazione della shari’a di Allah e nell’istituzione dell’al-wala ‘wal-barà», dottrina che impone la lealtà reciproca e la solidarietà tra i musulmani unitamente all’odio per chi invece musulmano non è.

(¹) talk.gnews.bz/channel/aqap-or-or-abdallh-almjahd, 18 agosto 2021.

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