SALUTE, emergenza coronavirus. Arriva il «certificato covid digitale» europeo

Raggiunto l’accordo tra Consiglio e Parlamento europeo: da giugno le emissioni (digitali e cartacee) in favore dei vaccinati, dei negativi al test o dei guariti dall'infezione sarsCov-2; l’accettazione da parte degli altri Stati membri verrà subordinata all’inoculazione nella persona che li presenterà di uno dei vaccini autorizzati dall'Agenzia europea dei medicinali (EMA), quindi, allo stato attuale, Pfizer-BioNTech, Moderna, AstraZeneca e Janssen

È stato raggiunto un accordo tra il Consiglio e il Parlamento europeo sul cosiddetto certificato covid digitale Ue, attestato concepito allo scopo di facilitare la libera circolazione dei cittadini europei vaccinati, guariti o in possesso di un test negativo al coronavirus. Esso (ma in realtà si tratterà di tre distinti certificati) verrà reso disponibile nei formati digitale e cartaceo e attesterà se una persona è stata vaccinata, se è risultata negativa a un test al quale si è sottoposta di recente oppure se è guarita dall’infezione.

L’emissione di questi certificati, che avranno una validità di dodici mesi, sarà di competenza degli Stati membri dell’Unione europea, che saranno poi tenuti ad accettarli dai cittadini comunitari in ingresso nei loro territori. È stato altresì reso noto che non costituiranno una precondizione all’esercitare del diritto alla libera circolazione  da parte dei cittadini e neppure verranno considerati al pari di un documento di viaggio.

I REQUISITI NECESSARI AL RILASCIO

L’accettazione dei certificati rilasciati in altri Stati verrà subordinata alla precedente inoculazione nella persona che li presenterà alle autorità di un vaccino autorizzato dall’Agenzia europea dei medicinali (EMA), quindi, allo stato attuale, Pfizer-BioNTech, Moderna, AstraZeneca e Janssen. Spetterà comunque sempre ai Paesi membri valutare l’eventuale accettazione anche di certificati di vaccinazioni effettuate con altri vaccini utilizzati in base alle procedure di emergenza nazionali ovvero con quelli elencati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) per l’utilizzo di emergenza.

Il Commissario europeo alla Giustizia, Didier Reynders, ha dichiarato che «è un diritto di tutti i cittadini europei chiedere il certificato anche dopo una sola dose di vaccino, inclusi i casi nei quali di esso ne vengono richieste due dosi» (il cosiddetto richiamo); gli Stati membri potranno comunque decidere se ammettere o meno sul loro territorio persone che hanno assunto una sola dose oppure non ne hanno assunte affatto. I certificati verranno verificati allo scopo di prevenire frodi e falsificazioni, così come l’autenticità dei codici elettronici in essi inclusi.

GARANZIA DELLA PRIVACY

I dati personali ricavati dai certificati non potranno venire immagazzinati nei Paesi europei di destinazione, dunque non verrà costituita una banca dati centrale a livello comunitario, mentre l’elenco delle entità che tratteranno e riceveranno i dati verrà resa pubblica al fine di porre i cittadini comunitari nelle condizioni di esercitare i loro diritti di protezione dei dati stessi sulla base delle disposizioni del Regolamento generale sulla protezione dei dati (GDPR).

Ora, l’accordo raggiunto in sede politica dovrà venire formalizzato dal Parlamento europeo, dove verrà calendarizzato per martedì prossimo, 25 giugno. Il voto finale della plenaria del Parlamento europeo è invece previsto nel corso della sessione plenaria prevista dal 7 al 10 giugno. Una approvazione dovrà poi pervenire anche dal Consiglio europeo, quindi, il giorno primo di luglio il regolamento entrerà in vigore, seguendo una fase graduale di introduzione della durata di sei settimane a vantaggio degli Stati membri che necessitano di un tempo aggiuntivo per il rilascio.

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