PALESTINESI, polarizzazione. Le conseguenze del rinvio delle elezioni voluto da Abbas

Marwan Barghouti e Mahmoud Dahlan (chi in un modo chi nell’altro ma da diversi fronti) per Mahmoud Abbas (Abu Mazen) rappresentano sicuramente personalità palestinesi estremamente pericolose sul piano politico. Il vecchio presidente palestinese, dopo essere riuscito a rinviare la propria uscita di scena politica, ora assiste a un sempre più marcato deterioramento delle relazioni tra il Fatah e Hamas. Di seguito riportiamo una sintesi dell’analisi pubblicata il 6 maggio scorso dal giornalista indipendente Yaakov Lappin sul periodico “Jewish News Syndacate” (JNS), collocato invece a destra nel panorama politico israeliano (https://www.jns.org/after-abbas-cancels-elections-relations-between-fatah-and-hamas-set-to-deteriorate/)

Secondo il professor Boaz Ganor, esperto di antiterrorismo presso l’Interdisciplinary Center di Herzliya (IDC), «l’aspirazione di Hamas a seguito della sua presa del potere nella striscia di Gaza, avvenuta nel 2007, è ora quella di assumere il controllo delle Istituzioni dell’Amministrazione palestinese (AP) nonché dell’Olp (Organizzazione per la Liberazione della Palestina) in Cisgiordania, così da ottenere l’egemonia totale nel campo palestinese».

È opinione anche di numerosi altri osservatori israeliani come la decisione presa la scorsa settimana dal presidente dell’Autorità palestinese, Mahmoud Abbas, di ritardare le elezioni per il rinnovo del Consiglio legislativo palestinese (di fatto annullandole del tutto) abbia segnato l’avvio di una nuova fase di deterioramento delle relazioni tra i due movimenti palestinesi rivali.

Gli obiettivi di Hamas in Cisgiordania

Negli ultimi giorni, esponenti di livello apicale di Hamas hanno intensificato le loro dichiarazioni incendiarie nel tentativo di fomentare la protesta contro l’Amministrazione palestinese controllata dal Fatah.

«Hamas non ha mai lesinato i suoi sforzi per minare l’Autorità palestinese e consolidarsi in Cisgiordania – ha aggiunto Ganor – e non ha mai abbandonato le sue attività militari e terroristiche».

Egli ha poi aggiunto che «Hamas è un movimento pragmatico e le sue politiche, a differenza della sua ideologia fondamentalista, mutano di volta in volta a seconda delle necessità e dei contesti, però non perdono mai di vista l’obiettivo di infiltrarsi e conquistare la Cisgiordania. La sua aspirazione fissa dopo che ha preso il potere a Gaza nel 2007, è quella di controllare Anp e Olp in Cisgiordania».

In crisi nella striscia di Gaza, evita lo scontro frontale con Israele

Hamas sta perseguendo costantemente questi obiettivi, mentre al contempo si occupa anche dell’epidemia di coronavirus nella striscia di Gaza e degli alti tassi di disoccupazione, una situazione che gli è costata delle critiche per la sua gestione dell’enclave costiera che conta due milioni di abitanti. In queste particolari condizioni, il movimento fondamentalista cerca di evitare di precipitare in un nuovo scontro militare frontale con Israele a Gaza, e allora lavora pazientemente al fine di consolidare il suo potere in Cisgiordania.

«Agli occhi di molti palestinesi – prosegue Ganor -, colpiscono più di ogni altra cosa sono la frammentazione del Fatah, la crisi della leadership di Abbas, così come la sua età avanzata e le sue precarie condizioni mediche, oltre al fatto che egli non abbia ancora nominato un suo successore, tutti aspetti che farebbero ritenere prossima una vittoria di Hamas, anche se non nella data che era stata prevista per le elezioni poi rinviate».

Escalation della tensione

In questo contesto, sottolinea sempre Ganor, «Hamas sta incoraggiando e strumentalizzando le critiche mosse ad Abbas, infiammando la scena palestinese in Cisgiordania. la fine del mese di Ramadan e il Giorno di al-Quds (toponimo di Gerusalemme in lingua araba), eventi che avranno luogo nel corso della prossima settimana, creano eccellenti opportunità ad Hamas per appiccare un incendio. Infatti, Gerusalemme e la moschea di Al Aqsa hanno sempre costituito efficaci fattori scatenanti di proteste violente e ondate di terrorismo».

«Conseguentemente – conclude il docente dell’IDC -, nelle prossime settimane Hamas in Cisgiordania potrebbe operare su due fronti: stimolando ulteriormente le critiche contro l’Amministrazione palestinese e fomentando le proteste di piazza, anche in funzione dei una escalation di tipo militare e terroristica contro Israele».

Un raro messaggio diffuso martedì scorso dal comandante militare di Hamas, Muhammed Deif, ha avvertito Israele che ulteriori disordini a Gerusalemme Est avrebbero comportato il «pagamento di un prezzo elevato», un indice, secondo Ganor, del tentativo di Hamas di superare in oltranzismo il rivale Fatah.

La mediazione di Erdoğan e le giravolte di Abbas

Secondo il professor Ely Karmon, ricercatore esperto di antiterrorismo presso l’IDC di Herzliya, valutato elevate le probabilità che le relazioni tra Hamas e Fatah si deteriorino ulteriormente.

«Hamas prevedeva già una vittoria elettorale, anche alla luce delle divisione intestine al Fatah», ha egli affermato riferendosi alla comparsa di tre diverse liste rivali nello stesso partito prima che le elezioni venissero cancellate da Abbas. Karmon ha poi ricordato come Hamas nel 2006 si sia affermato attraverso il voto battendo Fatah e ottenendo numerosi seggi in parlamento.

«Verso la fine del mandato presidenziale di Donald Trump, il presidente turco Recep Tayyip Erdoğan ha fatto incontrare le due parti rivali ad Ankara al fine di mediare un accordo tra loro. Ci era quasi riuscito, ma non appena Joe Biden è stato eletto presidente degli Stati Uniti d’America, Abbas ha compiuto un’inversione a U, perché si era reso conto del cambiamento intervenuto nella posizione americana riguardo al Medio Oriente, ritenuta maggiormente positiva rispetto al passato, quando l’isolamento subito durante l’era Trump lo aveva costretto invece ad avvicinarsi ad Hamas, prima di allontanarsene a seguito della vittoria di Biden».

Stati Uniti ed Egitto non sembrano preoccupati della situazione

«Gli Stati Uniti – prosegue Karmon – in questa fase non sembrano preoccupati per la cancellazione delle elezioni. Forse l’intelligence americana, e anche quella israeliana,  hanno convinto i decisori politici che c’è il pericolo di una conquista della Cisgiordania da parte di Hamas durante le elezioni, mentre sembrerebbe che gli egiziani non siano molto turbati dalla cancellazione, seppure medino tra le due parti».

In questo momento le capacità di Hamas in Cisgiordania sarebbero limitate, in particolare a causa della cooperazione in materia di sicurezza in atto tra l’Amministrazione palestinese e lo Stato ebraico

«Il terrorista di Fatah Marwan Barghouti, attualmente detenuto in un carcere israeliano, ha formato una lista separata di Fatah, mentre Muhammad Dahlan, ex membro del Fatah ed ex capo delle forze di sicurezza di Fatah a Gaza, ha anch’egli formato una lista elettorale. Essi probabilmente sono rimasti delusi dalla cancellazione delle elezioni, anche se non è chiaro quali sarebbero potuti essere i loro risultati nel caso di una vittoria nelle urne di Hamas».

la conclusione di Karmon è che: «Annullare le elezioni è stato un passo necessario per la stabilità del governo dell’Amministrazione palestinese, in particolare per Mahmoud Abbas. Egli avrebbe dovuto annullarle molto prima, ma è stato più facile per lui rendere responsabile del rinvio Israele per il suo rifiuto di consentire il voto palestinese a Gerusalemme Est».

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