ECONOMIA, Next Generation EU. Pnrr: sull’erogazione dei fondi europei grava la condizionalità delle riforme

Su questo aspetto il Governo Draghi ha varato quella sulla Pubblica Amministrazione e si è inoltre impegnato a presentare entro il prossimo luglio gli altri disegni di legge di riforma. Riguardo a quella fiscale Palazzo Chigi ha preannunciato che chiederà una delega, poiché i tempi della sua realizzazione si prevedono lunghi. Oltre a questo tema, nel consueto approfondimento sull’economia del professor Mario Baldassarri sono stati affrontati anche quelli relativi alle grandi opere infrastrutturali e alla ristrutturazione del bilancio pubblico italiano

«A una lettura più attenta delle potenzialità insite nel Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR), alcuni progetti relativi alle due grandi filiere destinate ad assorbire il grosso delle risorse che dovranno venire erogate dall’Unione europea nel quadro del Next Generation EU (Ngeu), quella energetico-ambientale e la digitalizzazione, sono un poco vaghi». Lo ha affermato il professor Mario Baldassarri, esordendo ai microfoni di Radio Radicale nel corso della consueta trasmissione di approfondimento sui temi economici condotta, ogni lunedì, dal giornalista Claudio Landi.

Dunque, secondo l’ex viceministro dell’Economia e attualmente presidente del Centro studi economia reale (Cser), si dovrà profondere uno sforzo ulteriore allo scopo di definire meglio i progetti, specificandone di più dettagli e finalità.

Aspettando le riforme strutturali

L’altra carenza rilevata da Baldassarri sono le riforme, poiché sarà possibile ottenere quei fondi europei, non soltanto a condizione che lo stato dei lavori conosca un avanzamento secondo quanto stabilito nei progetti presentati a Bruxelles, ma anche la realizzazione delle riforme.

Su questo specifico aspetto il Governo Draghi ha varato quella sulla Pubblica Amministrazione e si è inoltre impegnato a presentare entro il prossimo luglio i disegni di legge di riforma. «Addirittura –  ha sottolineato Baldassarri -, per quanto concerne quella fiscale, il Governo ha preannunciato che chiederà una delega, perché i tempi di realizzazione si prevedono lunghi».

Il perno della riforma non potrà che essere l’Irpef, cioè la tassazione sui redditi versata alle casse dello Stato per il suo 80% da lavoratori e dei pensionati, una imposta fortemente regressiva, in quanto pagata di più dai redditi medio-bassi, piuttosto che da quelli alti. Essa, nelle previsioni, potrebbe essere trasformata in un «pilastro dell’equità fiscale e della progressività», una riforma che semplifichi le aliquote e «spalmi» il carico fiscale su tutte le classi di reddito.

La riforma fiscale, una «riforma di accompagnamento»

Una riforma «che dovrebbe essere accompagnata da concreti provvedimenti nel campo della lotta all’evasione e recupero dell’elusione fiscale». Ess viene definita come una «riforma di accompagnamento», che non potrà venire sostenuta  finanziariamente con i fondi europei. Infatti, le risorse necessarie a ridurre la pressione fiscale andranno reperite all’interno del bilancio dello Stato italiano, tagliando sprechi e malversazioni nelle spesa pubblica e recuperando gli ampi spazi di evasione fiscale.

Si va dunque stabilendo uno stretto vincolo tra le scelte relative al piano europeo e quelle di bilancio proprie dello Stato italiano. «Si tratta dell’inizio di un percorso – ha ribadito il presidente del Cser -, soltanto adesso iniziamo a lavorare sul serio per quel piano. Riguardo alle infrastrutture fisiche ci sono alcuni “buchi” che, in qualche modo, andranno riempiti. Ad esempio la linea ferroviaria ad alta velocità da Bologna a Lecce, importante dorsale del versante adriatico la cui realizzazione, se non programmata subito, rischia di venire rinviata nel lontano futuro; e lo stesso vale anche per altre opere, come il collegamento autostradale Livorno-Civitavecchia».

Il «terzo buco»: il ponte sullo Stretto di Messina

Il terzo e ultimo “buco” secondo Baldassarri è un anello di congiunzione fondamentale: il ponte sullo Stretto di Messina. «Il ponte sullo Stretto potrà anche venire fatto in project financing o in altro modo, magari senza neanche impiegare i fondi europei, però, pensare di fare l’alta velocità fino a Reggio Calabria e poi l’alta capacità in Sicilia senza fare il collegamento del ponte significherebbe costruire due belle arterie che però non comunicano tra loro, perché i treni ad alta velocità non possono essere “spezzati” per venire caricati sui traghetti».

Per Baldassarri si tratta di tematiche essenziali e urgenti che nel Pnrr sono state lasciate un po’ sullo sfondo, che tuttavia dovranno venire riprese sul serio anche al di fuori del quadro dei finanziamenti europei di cui si sta attualmente trattando, solo in quel caso diverrebbe plausibile la realizzazione di una ponte sullo Stretto di Messina.

Vincoli europei, scelte di bilancio e realizzazione delle grandi opere

Al tempo del Patto di stabilità, ora sospeso, il vincolo europeo verteva sostanzialmente sui parametri del bilancio pubblico (disavanzo, debito, eccetera), oggi, invece, l’agganciamento del bilancio nazionale con il Pnrr il vincolo europeo diviene molto più invasivo nella fase di assunzione di scelte di bilancio, quindi potrà condizionare i progetti in procinto di venire sviluppati, con conseguenti potenziali conflitti di natura politica.

«Al riguardo vanno chiariti due punti fondamentali: intanto l’equivoco sui tempi di realizzazione delle opere, che potranno anche oltrepassare il 2026, cioè la data ultima entro la quale saranno rese disponibili le risorse europee del Ngeu. Dunque, la questione sulla loro fattiva realizzabilità a me pare una questione di lana caprina, perché i progetti più grandi e maggiormente complessi per il loro completamento richiederanno probabilmente più anni. Il secondo punto è che, in realtà, è stata una grande illusione collettiva la discussione sul Recovery Plan, come se i fondi di quest’ultimo rendessero non più urgente e necessaria la ristrutturazione del bilancio pubblico italiano».

Ristrutturazione del bilancio pubblico italiano

Infatti, la “base” di tutte le riforme altro non è se non la ristrutturazione del bilancio pubblico attraverso il contenimento della spesa corrente e l’incremento degli investimenti pubblici nazionali, materiali e immateriali.

«Togliamoci dalla testa l’illusione che con l’aiuto dei fondi europei riusciremo a non affrontare i problemi strutturali del nostro bilancio pubblico – ha concluso Baldassarri -, perché è esattamente l’opposto, infatti, i finanziamenti europei ci danno questo “respiro” consentendoci di avere il tempo, ma anche la determinazione, di aggredire i problemi strutturali italiani. Temi rimasti in ombra perché oscurati dai benefici derivanti dai fondi europei e dal come spenderli».

Il Recovery Fund da qui al 2026 porterà nelle casse italiane all’incirca una trentina di miliardi di euro all’anno, ma – e questi sono gli interrogativi che si pongono -, sarà concepibile spendere novecento miliardi di spesa pubblica all’anno, che per il suo 98% si compone di spesa corrente e solo per il 2% di investimenti? Si potrà pretendere ancora di raccogliere ottocento miliardi di gettito fiscale che nella loro massima parte graveranno sui lavoratori dipendenti, sui pensionati e sulle attività produttive?

«I fondi europei sono un potente motorino di avviamento, però, per far ripartire l’Italia bisognerà sbloccare il “freno a mano tirato” che rallenta il motore principale costituito dall’economia produttiva nazionale, di gran lunga maggiore».

di seguito è possibile ascoltare l’audio integrale dell’intervento dell’economista (A326)

A326 – ECONOMIA, NEXT GENERATION EU: PNRR, sull’erogazione dei fondi europei grava la condizionalità delle riforme. Il Governo Draghi ha varato quella sulla Pubblica Amministrazione, impegnandosi inoltre a presentare entro il prossimo luglio gli altri disegni di legge di riforma.
Riguardo a quella fiscale Palazzo Chigi ha preannunciato che chiederà una delega, poiché i tempi della sua realizzazione si prevedono lunghi. Oltre a questo tema, nel consueto approfondimento sull’economia del professor MARIO BALDASSARRI sono stati affrontati anche quelli relativi alle grandi opere infrastrutturali e alla ristrutturazione del bilancio pubblico italiano.
«A una lettura più attenta delle potenzialità insite nel Pnrr, alcuni progetti relativi alle due grandi filiere destinate ad assorbire il grosso delle risorse che dovranno venire erogate dall’Unione europea nel quadro del Next Generation EU (Ngeu), quella energetico-ambientale e la digitalizzazione, sono un poco vaghi».
L’economista, già viceministro e attualmente presidente del Centro studi economia reale, è intervenuto nel corso della trasmissione “Capire per conoscere”, condotta dal giornalista CLAUDIO LANDI e andata in onda sulle frequenze di Radio Radicale lunedì 3 maggio 2021.
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