IRAN, l’incendio di Qom. A fuoco l’impianto chimico di Movaledan

Il disastro dalle proporzioni enormi alla fabbrica chimica si verifica nel pieno di una fase di crescenti tensioni tra Iran e Israele, culminate con l’esplosione alla centrale nucleare di Natanz del mese scorso

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Un impianto chimico, il complesso industriale Movaledan, situato non lontano dalla città santa di Qom, è stato seriamente danneggiato da un incendio divampato questa mattina.  Non sono del tutto chiare le cause del disastro, seppure non pochi, inclusa la stampa israeliana, ricolleghino l’evento di oggi al periodo di crescenti tensioni in atto tra la Repubblica Islamica e lo Stato ebraico culminate con il recente incidente occorso alle centrifughe dell’impianto nucleare di Natanz.

Le dimensioni dell’incendio sono apparse subito preoccupanti già dal primo sprigionarsi della densa colonna di fumo nero. Centocinquanta vigili del fuoco con venti autopompe sono stati immediatamente inviati sul posto nel tentativo di domare le fiamme, almeno due vigili sono rimasti feriti nel corso delle operazioni di spegnimento, uno di loro versa in condizioni critiche all’ospedale, mentre il totale delle persone ferite ammonta per il momento a sei.

Il portavoce del corpo dei pompieri di Qom, Hamid Karimi, ha in seguito riferito alla stampa che si era riuscito a impedire al fuoco di propagarsi ai serbatoi di alcool, tuttavia non è stato possibile impedire diverse esplosioni, mentre due autopompe hanno preso fuoco.

L’anno scorso una serie di esplosioni e di incendi ha distrutto o danneggiato alcuni siti industriali iraniani, tra i quali degli impianti petrolchimici, e si ritiene che una parte degli eventi siano di natura doloso, forse provocati dall’intelligence israeliana. Voci sulla possibilità che anche dietro all’incendio dell’impianto industriale chimico di Movaledan potrebbero esserci i servizi segreti israeliani hanno sono iniziate a circolare immediatamente dopo la diffusione della notizia, anche in ragione del fatto che, soltanto il giorno precedente, Teheran aveva rivelato che gli Stati Uniti avevano accettato di revocare alcune sanzioni al fine di rilanciare l’accordo nucleare concluso nel 2015.

Sulla base di questa ipotesi ricostruttiva, Israele avrebbe dunque avuto tutto l’interesse a gettare letteralmente «benzina sul fuoco» allo scopo di rendere il più critiche possibili le condizioni dell’approccio tra l’Iran e gli Usa, continuando a ostacolare i colloqui di Vienna.

L’incendio di Movaledan segue infatti di un mese il citato sabotaggio all’impianto di arricchimento dell’uranio iraniano di Natanz, per il quale i sospetti sono ricaduti inevitabilmente sul Mossad.

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