VATICANO, pubblicazioni. Disponibile il nuovo Annuario pontificio

Non poche le curiosità, esso riporta le nomine e le assenze: un prefetto «in pectore» mai nominato e che ora non c’è più, nuovi consultori e membri di dicasteri mai annunciati ufficialmente in un bollettino della Sala stampa, alcune commissioni di cui pochi sanno l’esistenza.

Un prefetto in pectore mai nominato che ora non c’è più, nuovi consultori e membri di dicasteri mai annunciati ufficialmente in un bollettino della Sala stampa. Alcune commissioni di cui pochi sanno l’esistenza.

L’Annuario pontificio 2021 racconta, in qualche modo, la transizione dal vecchio mondo al nuovo mondo, dalla Pastor Bonus a quella che sarà la Praedicate Evangelium, disegnando la Chiesa di Francesco a partire dal volto di coloro che sono stati chiamati a farvi parte.

C’è, però, da fare una premessa: l’Annuario pontificio «è una fotografia» e per quanto sia stato pubblicato a marzo, per molti aspetti è però ancora fermo a gennaio. Non è un caso se arrivano ogni mese i suoi  aggiornamenti nel Bollettino della Sala stampa della Santa Sede. Non deve sorprendere, dunque, che monsignor Robert Oliver compaia ancora come segretario della Pontificia Commissione per la Tutela dei minori, nonostante proprio a fine marzo sia giunta la notizia del suo mancato rinnovo.

E neppure se il cardinale Robert Sarah figuri ancora quale prefetto della Congregazione per il Culto divino e la Disciplina dei Sacramenti, nonostante il Papa ne abbia accettato la rinuncia per ingravescentem aetate lo scorso 20 febbraio.

Le novità e i profili

Le prime novità si notano nei profili delle persone chiamate a essere membri dei dicasteri. Secondo la Pastor Bonus, l’attuale costituzione che regole funzioni e compiti degli uffici di Curia, “i membri propriamente detti di una Congregazione sono cardinali e vescovi”. E questo pur ammettendo che “secondo la natura peculiare di alcuni dicasteri, nel numero dei cardinali e vescovi possono essere annoverati chierici ed altri fedeli”.

All’articolo 7 la Pastor Bonus sottolinea che “i membri sono presi tra i cardinali dimoranti sia nell’Urbe che fuori di essa, ai quali si aggiungono, in quanto particolarmente esperti nelle cose di cui si tratta, alcuni vescovi, soprattutto diocesani, nonché, secondo la natura del dicastero, alcuni chierici ed altri fedeli, ma fermo restando che gli affari, i quali richiedono l’esercizio della potestà di governo, devono essere riservati a coloro che sono insigniti dell’ordine sacro”.

Di prassi, ci sono da tempo laici come membri dei Pontifici Consigli, che sono come “ministeri senza portafoglio”, mentre non è così nelle Congregazioni, che hanno sempre cardinali membri, e alcuni arcivescovi, e questo proprio perché nelle cose che richiedono l’esercizio della potestà di governo ci vuole gente con l’ordine sacro. Con la riforma della Curia, tutto potrebbe cambiare, però, perché i dicasteri vaticani non saranno più distinti, ma si chiameranno tutti “dicastero”, e dunque ci potrebbero essere dei laici tra i membri delle vecchie congregazioni.

I mutamenti

Quello che cambia con Papa Francesco, intanto, è il profilo dei membri. L’Annuario Pontificio presenta i nuovi membri e consultori del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale, non annunciati tra l’altro in un bollettino della Sala stampa della Santa Sede come succede di solito.

Tra i vescovi, spicca la presenza dell’arcivescovo Robert W. McElroy di San Diego, che ha partecipato anche alla Conferenza internazionale sul disarmo nucleare organizzata dalla Santa Sede nel 2017. È l’anima progressista della Chiesa degli Stati Uniti d’America, persino dato in procinto di essere nominato nel posto chiave di arcivescovo di Washington prima che la scelta ricadesse su Wilton Gregory.

Da notare anche la presenza dell’arcivescovo Paolo Pezzi di Mosca, e dell’arcieparca maronita Youssef Soueif, ora a Tripoli, ma precedentemente a Cipro, che fu anche un possibile candidato alla presidenza di Caritas Internationalis prima che la scelta cadesse sul cardinale Luis Antonio Tagle.

Tra i monsignori, da segnalare Robert Vitillo, attualmente segretario generale della International Catholic Migration Commission. La nomina di monsignor Vitillo, collaboratore da lungo tempo della Santa Sede specialmente sulle questioni sanitarie e di contrasto all’Aids, è anche un supporto al lavoro fatto alla commissione stabilita da Pio XII nel 1958 e  ispirata da James Norris. La commissione è stata anche sotto i riflettori perché la presidente, Anne Therese Gallagher, è stata nominata direttore generale della Commonwealth Foundation, fondazione australiana che tra l’altro sostiene l’agenda gender e ha diversi progetti in cui si fa menzione dei diritti di salute sessuale e riproduttiva, un eufemismo del linguaggio Onu per sostenere il diritto all’aborto.

I laici

Ma il cambiamento del profilo dei membri si vede nei nomi dei laici. Se prima venivano chiamati banchieri / economisti come Michel Camdessus o giudici di fama internazionale come Raymond Ranjeva, ora Papa Francesco predilige profili diversi, persone che fanno lavori pragmatici. Così, diventa membro del dicastero Juan Grabois, borghese, ma a capo del Movimento Lavoratori Esclusi in Sudamerica, e parte di quella galassia di movimenti popolari che il Papa ha incontrato più volte e cui il Papa ha inviato una lettera nel giorno di Pasqua dello scorso anno, mettendogli al centro dell’agenda per il dopo coronavirus.

Entra nel dicastero anche Rose Busingye, ugandese, infermiera specializzata in malattie infettive che dal 1992 fa volontariato anche con pazienti affetti da HIV / AIDS, e ha fondato il Meeting Point International di Kampala (Uganda) dove vengono accolti e curati migliaia di orfani per guerra e malattia.

Altri nomi: Aloysius John, segretario generale di Caritas Internationalis; Anne Leahy, già ambasciatore del Canada presso la Santa Sede; Carolyn Woo, già amministratore delegato del Catholic Relief Service, vale a dire la Caritas USA; e poi Anna Halpine, fondatrice della World Youth Alliance, impegnata nella formazione dei giovani anche come amministratore delegato di FEMM, società che si impegna a insegnare la pianificazione naturale delle nascite; ed Helen Alford, vicerettore dell’Angelicum.

La Segreteria di Stato vaticana

La Segreteria di Stato non presenta ancora l’arcivescovo Alan Lebaupin tra i suoi consultori. Dopo essere andato in pensione al termine di 40 anni di carriera diplomatica, l’arcivescovo Lebaupin è stato nominato consultore di Segreteria di Stato il 27 marzo scorso. Altri consultori sono monsignor Osvaldo Neves, che fu l’architetto della riforma degli Statuti di Caritas Internationalis; monsignor Graziano Rota Graziosi, consultore dal 2018 dopo la pensione e dopo aver lavorato per anni ai rapporti con la Cina; e monsignor Bertrand de la Soujeole, che è consultore dal 2002, nominato da Giovanni Paolo II, e che ha avuto una lunga carriera diplomatica tra Africa e Segreteria di Stato, prima di tornare in patria e dedicarsi, tra le altre cose, alla produzione di vino.

Sempre interessante andare a guardare le pagine finanziarie. L’Autorità di informazione finanziaria, ora Autorità di supervisione e informazione finanziaria, ha sempre dato scarne informazioni su di sé, e mostrando nell’annuario solo presidente, direttore, consiglio. È così anche in questo annuario. Ma risulta strano, dato che è stato lo stesso Carmelo Barbagallo, presidente dell’Autorità, a dare informazioni su quanti lavorano nell’Autorità.

Nell’intervista “programmatica” che il presidente dell’autorità vaticana aveva dato al Corriere della Sera lo scorso 3 luglio, si parlava con dovizia di particolari delle nuove assunzioni, del fatto che l’organico fosse stato raddoppiato da sei a dodici persone, e del fatto che ci fossero due donne a capo delle sue sezioni dell’autorità: Diana Rocco a capo dell’informazione finanziaria, e Alessandra Coni a capo della vigilanza. Non solo: la nuova leva “rosa” dell’Autorità era stata esaltata anche notando la nomina di Antonella Sciarrone Alibrandi nel board dell’Autorità. Più recentemente, ha poi detto a Vatican News che ci sarà un nuovo responsabile di vigilanza

Le assenze

Tra le assenze, spicca quella di Claudia Ciocca, che era a capo della Sezione per il controllo e la vigilanza dal 2016. Il suo arrivo era coinciso anche con un primo ripensamento della Segreteria per l’Economia, tanto che nel luglio 2016 era stato promulgato il motu proprio “I beni temporali”, con i quali si delineava una maggiore separazione tra vigilanza e amministrazione nel 2016, risolvendo una situazione che vedeva la Segreteria dell’Economia sia ente amministratore che ente vigilante dei beni della Santa Sede.

Ciocca era una delle due donne nella shortlist del Papa da destinare a capo della Segreteria per l’Economia, e anzi era data per una nomina sicura. Papa Francesco raccontò l’episodio, senza fare nomi, nell’incontro con la Plenaria di laici, famiglia e vita il 16 novembre 2019. D’altronde, che il Papa voglia assegnare più ruoli funzionali alle donne è testimoniato dalle recenti nomine di suor Nathalie Becquart a sottosegretario del Sinodo, la prima donna a poter votare in un sinodo di vescovi e di suor Alessandra Smerilli come sottosegretario del Dicastero per lo Sviluppo umano integrale. Nessuno di questi nuovi incarichi, tra l’altro, compare nell’Annuario 2021, ancora non aggiornato.

Controllo e Vigilanza

La direzione “Controllo e Vigilanza” è una delle due direzioni della Segreteria per l’Economia, che ha anche una direzione amministrativa, affidata ad Emilio Ferrara.

Ora, alla guida della sezione Controllo e Vigilanza c’è Maria Rosaria Alfi, mentre di Ciocca non c’è traccia nell’Annuario. Ed è un dato che colpisce, visto che era a lei che Papa Francesco si riferiva quando diceva di aver pensato ad una donna alla guida della Segreteria per l’Economia – che, tra l’altro, è indicata come ufficio, e non come dicastero della Curia romana, nell’Annuario pontificio.

In pochi sanno che ci sono tre commissioni interdicasteriali permanenti: per la trattazione che riguarda la provvista delle Chiese particolari; Per la trattazione riguardanti i membri, presi sia singolarmente che comunitariamente, degli istituti di vita consacrata eretti nei territori di missione; e per la Chiesa in Europa Orientale, organismo interdicasteriale che sostituisce quella che era la Pontificia Commissione per la Russia.

Altre curiosità: il vescovo Marco Mellino, segretario del Consiglio dei Cardinali, è membro del Pontificio Consiglio dei Testi Legislativi; monsignor Dario Edoardo Viganò, già prefetto del Dicastero della Comunicazione, è oggi vice-cancelliere della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali e membro della Congregazione per l’Educazione Cattolica; nel consiglio dell’ULSA (Ufficio del Lavoro della Sede Apostolica), siedono anche Maximino Caballero Ledo e Fabio Gasperini, segretari rispettivamente della Segreteria per l’Economia e dell’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica: sono i laici chiamati a dare una spinta al nuovo corso dell’economia vaticana voluto da Francesco.

Il Vescovo di Roma

Il Papa, da parte sua, continua ad essere definito “vescovo di Roma”, mantenendo i cambiamenti grafici inaugurati nell’Annaurio del 2020. Prima, i titoli tradizionalmente attribuiti al Papa erano pubblicati sopra la breve biografia ecclesiastica di Jorge Mario Bergoglio. In cima e con caratteri più grandi quello di “Vicario di Gesù Cristo”, sotto gli altri: “Successore del Principe degli Apostoli”, “Sommo Pontefice della Chiesa Universale”, “Primate d’Italia”, “Arcivescovo e Metropolita della Provincia Romana”, “Sovrano dello Stato della Città del Vaticano” e “Servo dei Servi di Dio”.

Ora, questi attributi sono sistemati sotto la biografia di Papa Francesco, separati da essa con una breve linea di demarcazione, tutti con lo stesso carattere più piccolo, e soprattutto introdotti con il titoletto: “Titoli storici”.

Non è la prima modifica fatta da Papa Francesco sull’annuario. Fino a Benedetto XVI la pagina dedicata al Papa regnante era unica, con nella prima linea il suo nome, quindi il titolo di “vescovo di Roma” e a seguire gli altri, Papa Francesco la ha voluta sdoppiare in modo che ci fosse prima una pagina bianca con solo scritto su due righe “Francesco/vescovo di Roma” e che solo nella pagina successiva venissero pubblicati gli altri titoli insieme alle note biografiche.

Un modo di enfatizzare anche graficamente la particolare importanza da lui attribuita al titolo di “vescovo di Roma” rispetto agli altri associati alla figura del Pastore universale della Chiesa. D’altronde, proprio per enfatizzare questa figura di “vescovo di Roma”, Papa Francesco firma i documenti più importanti a San Giovanni in Laterano, la cattedrale dell’Urbe.

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