ECONOMIA, Next Generation EU. L’Europa ha detto sì al PNRR italiano

Per far procedere il PNRR italiano nel quadro del Next Generation EU il Presidente del Consiglio si è dovuto spendere in prima persona per fornire all’Europa una garanzia sull’Italia, tuttavia, nel documento di 334 pagine che ha ricevuto il via libera da Bruxelles le riforme strutturali richieste dalla Commissione vengono solo accennate. Un tema importante che è stato trattato nella consueta trasmissione radiofonica del lunedì dal professor Mario Baldassarri

Il Piano nazionale per la ripresa e la resilienza (PNRR) è stato rielaborato e verrà formalmente presentato alle Istituzioni europee dopo il varo definitivo da parte del Consiglio dei ministri.

La prima bozza (319 pagine) è stata in seguito ampliata a 334 pagine, documento varato sabato notte dal Consiglio dei ministri e poi presentato il lunedì successivo alle Camere per il vaglio parlamentare: si articola in sei missioni e sedici componenti (investimenti e spese previste).

Accanto al Recovery Fund il Governo ha previsto un fondo di risorse stanziate dallo Stato italiano pari a trenta miliardi di euro, un incremento che porta il totale a 220 miliardi spalmati in un arco temporale di sei anni.

Perplessità della Commissione europea

Riguardo a questo documento la Commissione europea ha tuttavia espresso delle perplessità, poiché, se certamente ha riscontrato tutta una serie di linee guida nel piano di investimenti (divisi in macro settori con preminenza degli stanziamenti in materia di ambiente e digitalizzazione), gli specifici progetti sarebbero carenti di dettagli, seppure ci sia un preciso cronoprogramma così come richiesto da Bruxelles.

La parte relativa alle riforme è però indicata per grandi titoli, ma poco precisa nelle sue linee indicative, mentre manca del tutto l’accenno alla riforma fiscale, della quale va comunque rilevato non ne era stata fatta formale richiesta.

Secondo il professor Mario Baldassarri, già viceministro dell’Economia e attualmente presidente del Centro studi economia reale, «in un certo senso, bene ha fatto Mario Draghi a chiamare la Commissione europea per rassicurarla del fatto che queste riforme verranno varate».

L’economista si è espresso, come di consueto, nel corso della trasmissione “Capire per conoscere”, condotta dal giornalista Claudio Landi e andata in onda sulle frequenze di Radio Radicale lunedì 27 aprile 2021.

La garanzia personale offerta all’Europa da Draghi

Dunque, per far procedere il PNRR italiano nel quadro del Next Generation EU il Presidente del Consiglio si è dovuto spendere in prima persona per fornire all’Europa una garanzia sull’Italia.

«Questo tipo di piani non poggiano sui pezzi di carta – ha sottolineato Baldassarri -, bensì sulla credibilità degli uomini he si impegnano a realizzarle».

Per quanto riguarda le riforme che il Paese si è impegnato a varare, va rilevato che esse si distinguono in “riforme di contesto” e “riforme di accompagnamento”, le prime interessano interi settori dell’economia e della società, le altre sono invece preordinate alla modifica di specifici settori.

Una differenza che si può cogliere meglio riflettendo, ad esempio, su quelle che sono le riforme sulle condizioni di concorrenza sui mercati, che hanno valenza per ogni tipo di mercato, a differenza, ad esempio, di quella che regola invece il mercato dell’energia elettrica e del gas, che presenta specificità del tutto particolari.

Il «nodo» delle riforme strutturali

Si ritiene che in assenza di riforme strutturali il potenziale italiano di crescita economica permanga bassa, «l’impatto che potranno avere i fondi europei – ha poi aggiunto il presidente del Cser – sarà sicuramente importante per il periodo 2021-24, però sarà una tantum, conseguentemente, esaurita la spinta impressa da quell’impatto la crescita dell’economia italiana negli anni successivi tornerà a flettersi a tassi percentuali di poco sopra lo zero».

Però, nel PNRR le riforme strutturali vengono soltanto enunciate, inoltre, il PNRR è transitato soltanto velocemente al vaglio di Camera e Senato.

«Mentre l’orizzonte temporale delle previsioni contenute nel Documento di economia e finanza recentemente presentato da Governo erano al 2024, nel PNRR la valutazione dell’impatto macroeconomico sposta l’orizzonte temporale al 2026. Noi del Centro studi economia reale lo spostammo addirittura al 2028 proprio per evidenziare questo meccanismo».

Gli effetti degli impulsi sull’economia italiana

«Fino al 2023-24 si prevede una buona spesa sostenuta dai fondi europei, ma, come accennato, questa ripresa verrebbe poi ad attenuarsi negli anni successivi perché non è frutto di un impatto strutturale permanente, ecco allora che le riforme strutturali italiane andrebbero realizzate entro il 2022 in modo che inizino a produrre i loro effetti dopo il 2024, cioè mano a mano che i fondi europei esauriranno i loro impulsi».

Nel PNRR è presente una parte (finale) dedicata alla valutazione dell’impatto macroeconomico: il Governo Draghi ha fatto ricorso a due modelli, un primo è quello della Commissione europea (Quest 3), l’altro è un modello di vecchio tipo (input-output) mediante il quale si valuta anche l’impatto sui vari settori dell’economia e sui territori, «quest’ultimo modello “va preso un po’ con le pinze”, anche se comunque fornisce un’indicazione dei possibili effetti al Nord al centro e al Sud. Ma il primo – ha spiegato Baldassarri -, quello della Commissione europea, a mio avviso sopravvaluta gli effetti del PNRR sulla macroeconomia italiana, si nei termini dell’eccessiva rapidità dell’impatto, sia, soprattutto, a regime, lo valuta con eccessivo ottimismo».

Obiettivo: incremento della produttività totale dei fattori

L’impatto delle riforme strutturali è per altro difficile da valutare in termini macroeconomici, quando il risultato voluto è quello dell’aumento della produttività totale dei fattori per la crescita potenziale: «Il mio centro studi – ha quindi concluso Baldassarri – ha indicato questo effetto a partire dal 2023 nella misura dello 0,5% di prodotto interno lordo e, a regime, all’1%, quando nella quarta parte del documento del Governo sul PNRR la somma degli effetti di tutte le riforme strutturali va ben oltre la nostra stima prudenziale».

Di seguito è possibile ascoltare la registrazione audio integrale dell’intervista (A324)

A324 – ECONOMIA, PIANO NAZIONALE RIPRESA E RESILIENZA: VIA LIBERA DA BRUXELLES, MA…  Next Generation EU, la Commissione europea ha detto sì al documento presentato dal Governo italiano, ma in esso si rinverrebbero alcune lacune non indifferenti.
Per far procedere il PNRR italiano nel quadro del Next Generation EU il Presidente del Consiglio si è dovuto spendere in prima persona per fornire all’Europa una garanzia sull’Italia, tuttavia, nel documento di 334 pagine che ha ricevuto il via libera da Bruxelles le riforme strutturali richieste dalla Commissione vengono solo accennate. Un tema importante che è stato trattato nella consueta trasmissione radiofonica del lunedì dal professor MARIO BALDASSARRI.
L’economista, già viceministro e attualmente presidente del Centro studi economia reale, è intervenuto nel corso della trasmissione “Capire per conoscere”, condotta dal giornalista CLAUDIO LANDI e andata in onda sulle frequenze di Radio Radicale lunedì 27 aprile 2021. (27 aprile 2021)
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