IRAN, programma nucleare. L’attacco alla centrale di Natanz: Teheran accusa Israele e giura vendetta

Ricorrendo a un proclama, Zarif cerca di infondere sicurezza nell’opinione pubblica interna e mediorientale: «Le centrifughe distrutte verranno sostituite con altre migliori». Tuttavia, il danno provocato da quello che l’Organizzazione per l’energia atomica iraniana ha definito come un atto di «terrorismo nucleare», sembrerebbe oltremodo inabilitante

Il ministro degli esteri iraniano Mohammed Javaz Zarif cerca di salvare il salvabile minimizzando gli effetti dell’attacco attraverso un proclama diretto sia all’opinione pubblica interna alla Repubblica Islamica che a quelle della regione mediorientale: «Le centrifughe distrutte a Natanz verranno sostituite con altre migliori e più avanzate», tuttavia, alla luce di quanto accaduto immediatamente dopo la celebrazione della rituale cerimonia del «National Nuclear Technology Day» che ha avuto luogo sabato scorso, il danno provocato sembrerebbe oltremodo grave, in grado di porre un ennesimo grosso ostacolo al progresso del programma nucleare degli ayatollah.

L’attacco non ha causato né vittime né inquinamento radioattivo. Gli iraniani hanno poi reso noto di avere successivamente identificato e quindi tratto in arresto uno dei responsabili dell’attacco.

Dietro l’attacco la probabile «manina» del Mossad

Il ministro degli esteri iraniano ha accusato Israele di avere provocato il guasto al sistema di alimentazione che ha danneggiato l’impianto di Natanz, aggiungendo contestualmente che nei confronti «dei sionisti» si consumerà comunque una vendetta.

In effetti, seppure come spesso accade in questi casi non si disponga quasi mai certezze “ufficiali”, non è tuttavia difficile giungere a ipotizzare che dietro al disastro delle nuove centrifughe iraniane ci sia lo zampino di Gerusalemme, al punto che la stessa stampa israeliana e il premier Netanyahu hanno parlato apertamente di una operazione del Mossad. Una paternità, quella israeliana, ventilata anche da funzionari dell’intelligence statunitense citati dal quotidiano “New York Times”.

Infatti, attraverso l’attacco informatico, che l’Organizzazione per l’energia atomica di Teheran ha definito un atto di «terrorismo nucleare», lo Stato ebraico ha conseguito almeno un paio di obiettivi: rallentare ulteriormente i progressi del programma nucleare del suo avversario regionale, annichilendone allo stesso tempo la macchina propagandistica attraverso la ridicolizzazione di un momento solenne quale è stato quello della cerimonia di sabato scorso.

L’ennesimo rallentamento del programma nucleare di Teheran

Il (presunto) sabotaggio sarebbe stato reso possibile dalla provocata interruzione dell’erogazione di energia in tutto l’impianto, probabilmente dovuta a un’esplosione verificatasi nella centrale di alimentazione elettrica delle centrifughe. I tecnici di Natanz sarebbero prontamente intervenuti per ripristinare la corrente all’impianto al fine di evitare l’arresto delle centrifughe, ma inutilmente.

La forte esplosione avrebbe completamente distrutto il sistema di alimentazione interno indipendente, fino a quel momento ritenuto fortemente protetto, che eroga energia elettrica alle centrifughe.

Il danno stimato è significativo, poiché arretrerebbe le capacità di arricchimento dell’uranio di Teheran di almeno nove mesi. Un rallentamento ulteriore dunque, l’ennesimo dopo quelli provocati dagli attacchi con il virus «stuxnet», che distrusse buona parte delle centrifughe allora attive, nonché dalle «eliminazioni mirate» di tecnici di punta impegnati al programma come lo scienziato Mohsen Fakhrizadeh.

Le strutture dell’impianto di Natanz, considerato tra quelli di fondamentale importanza ai fini dello sviluppo del programma nucleare iraniano, si sviluppano sia in superficie che sotto terra, ambienti bunkerizzati costruiti allo scopo di resistere a eventuali attacchi aerei nemici. Si tratta del medesimo impianto interessato da una misteriosa esplosione verificatasi la scorsa estate.

Secondo il portavoce iraniano Saeed Khatibzadeh, intervenuto nel corso di una conferenza stampa, «nell’attacco sono state colpite delle centrifughe IR-1 di prima generazione, che verranno tutte sostituite con altre di tecnologia più avanzata».

I possibili effetti sui negoziati internazionali

Sempre Zarif ha aggiunto che Israele sta cercando di bloccare il processo negoziale teso alla rimozione delle sanzioni internazionali imposte alla repubblica islamica, e che, «se i sionisti pensano che la nostra determinazione a negoziare si sia indebolita si sbagliano di grosso e», ha quindi concluso, in ogni caso «otterranno la loro risposta nella forma di ulteriori progressi in campo nucleare».

Tuttavia sarà proprio dalla misura di una eventuale ritorsione iraniana che dipenderà l’esito di una futura ripresa dei negoziati internazionali sulle sanzioni imposte da Trump, poiché se Teheran userà la mano pesante tutto verrebbe rimesso in discussione, con evidenti conseguenze sul piano delle relazioni internazionali e su quello economico interno alla Repubblica Islamica.

In questo senso, l’attacco israeliano agli impianti nucleari di Natanz assumerebbe gli aspetti di una fine provocazione mirante proprio a provocare una risposta da parte del nemico regionale, che vanificherebbe gli sforzi profusi da quest’ultimo sul piano diplomatico, cioè le pressioni esercitate su Washington affinché ritorni all’accordo nucleare stipulato da Obama nel 2015, dunque alla rimozione delle sanzioni successivamente imposte da Trump.

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