«Mario Draghi conferirà al Paese una forte credibilità sul piano interno e internazionale e formerà una squadra di governo chiamando persone capaci e credibili come lui». Questo il commento del professor Mario Baldassarri sull’azione dell’ex presidente della Banca centrale europea, incaricato della formazione di un nuovo esecutivo dopo la crisi del Conte 2.
Come ogni lunedì, Baldassarri, già viceministro dell’Economia e attualmente alla guida del Centro studi economia reale, è intervenuto nella trasmissione Capire per conoscere, condotta dal giornalista Claudio Landi e andata in onda sulle frequenze di Radio Radicale.
Gli ostacoli all’azione riformista
Draghi incontrerà degli ostacoli insormontabili frapposti dalla politica nel percorso di realizzazione del suo programma di riforme strutturali?
Ad avviso di Baldassarri «Draghi farà grande chiarezza sul suo programma di governo», fissando alcuni punti definiti con chiarezza, sui quali chiederà il consenso dei partiti e, dunque, la fiducia all’esecutivo che si accinge a varare.
«Egli non è affatto un “banchiere”, come spesso erroneamente si afferma – ha inteso poi sottolineato -, poiché è un grande economista che nella sua carriera ha avuto incarichi di rilievo dapprima alla Banca d’Italia e quindi alla Banca centrale europea, dove ha fatto politica economica con il braccio della politica monetaria».
Nel corso della trasmissione è stato ricordato come Draghi abbia sempre affermato di voler procedere con determinazione nell’azione di politica monetaria europea ricorrendo a strumenti quali il Quantitative easing (Qe), aggiungendo però che si sarebbe dovuta affiancare l’altra gamba della politica economica, cioè la politica di bilancio, appellandosi a questo scopo a tutti i governi dei Paesi membri dell’Unione europea e alla Commissione stessa.
Un saggio politico
«Inoltre – ha proseguito Baldassarri -, da questo punto di vista Draghi si è dimostrato anche un saggio politico, perché durante il suo primo anno e mezzo di presidenza della Bce è stato capace di costruire un consenso attorno alla sua linea e, malgrado abbia sempre avuto il voto contrario dell’allora presidente della Deutsche Bundesbank, ottenendo il sostegno del cancelliere Angela Merkel ha avuto il sostegno della maggioranza del board dell’istituzione che presiedeva, salvando per altro anche l’euro».
Ma, di quale spazio di autonomia potrà godere Draghi?
Baldassarri si è detto convinto che esso ce l’abbia nei fatti, «perché, data la decisione saggia e coraggiosa assunta dal Presidente della Repubblica, che gli ha conferito l’incarico, è evidente che si tratta di un effetto dell’attuale fallimento dell’intero quadro politico italiano. Quindi, soprattutto nei primi mesi avrà la forza della realtà, perché le emergenze che dovrà affrontare, a partire da quella sanitaria per giungere a quella economico-sociale, e in prospettiva, implicheranno una decisione rapida sull’impiego dei fondi europei, soprattutto, non va dimenticato, la predisposizione della politica di bilancio dello Stato».
Recovery Plan, Def e riforma fiscale
Gli impegni in agenda non sono certamente pochi: nel prossimo mese di aprile il Governo italiano dovrà presentare a Bruxelles la versione definitiva del Recovery Plan, ma, grossomodo nello stesso periodo andrà anche scritto il Documento di economia e finanza pubblica (Def). «Quei fondi europei dovranno venire “incastonati” nella pianificazione triennale del bilancio pubblico italiano, predisponendo già attraverso il Def la Legge di stabilità per il 2022».
Con una particolare attenzione all’aspetto non indifferente delle grandi riforme di natura strutturale che il futuro Governo Draghi dovrà impostare e successivamente varare, in particolare alla riforma fiscale, che non sarà certamente possibile basare sul finanziamento europeo, ma che l’Italia «dovrà autofinanziarsi ristrutturando le grandi poste di bilancio pubblico, cioè i 900 miliardi che lo Stato spende ogni anno, messi insieme grazie agli oltre 800 miliardi di tasse pagate dalla gente».
Insomma, la copertura finanziaria di essa andrà rinvenuta all’interno del bilancio dello Stato.
Partiti politici e gruppi di interesse
E qui si giunge al dubbio iniziale. «Sarà chiaro ai partiti politici e, specialmente, gruppi di interesse in questo Paese – ha dunque eccepito Claudio Landi rivolgendosi al suo interlocutore – che con Draghi dovranno essere prese, non tanto scelte quantitative, quanto scelte qualitative in merito alla composizione del bilancio e alle riforme?»;
al riguardo Baldassarri non ha avuto dubbi: «Le radici profonde della formazione economica di Draghi poggiano proprio su questi pilastri»
Nel corso della trasmissione si è parlato anche dell’appoggio fornito dalla Lega di Salvini al Governo Draghi, nei fatti un totale cambiamento di posizione, oltreché della reale e sincera consapevolezza di questa scelta sia nei vertici del partito di via Bellerio che nel “direttorio” pentastellato.
Di seguito è possibile ascoltare l’audio integrale della trasmissione andata in onda il giorno 8 febbraio 2021 (A301)