MEDIO ORIENTE, Kuwait. L’Emirato del Golfo Persico e l’Italia a trenta anni dalla fine della prima guerra contro Saddam

Il generale Giuseppe Morabito, esponente del NATO Defence College Foundation, ha incontrato l’ambasciatore kuwaitiano a Roma Sheikh Azzam Mubarak Sabah al Sabah e con lui ha trattato un’ampia gamma di tematiche di interesse strategico ed economico

 

a cura di Giuseppe Morabito, membro del Direttorio della NATO Defence College Foundation – Trent’anni fa, fra gennaio e febbraio del 1991, la Guerra del Golfo vedeva la sua fine con la liberazione del Kuwait, stato di cui in pochi avevano sentito parlare in precedenza. Non è un caso quindi, che abbia incontrato l’ambasciatore del Kuwait in Italia, Sheikh Azzam Mubarak Sabah al Sabah per avere con lui uno scambio di vedute sui rapporti bilaterali tra l’Emirato del Golfo Persico e il nostro Paese sulla complessa situazione in atto nel Golfo Persico e le prospettive per il Medio Oriente alla luce dell’entrata in carica dell’amministrazione Biden negli Usa.

Tra Roma e Kuwait City ci sono stretti contatti di reciproca fiducia e interesse. Il ministro della Difesa Guerini è stato in Kuwait a settembre scorso e ha condotto una serie di visite, tra cui una presso la base aerea Al Salem.

A proposito della sua permanenza in Kuwait, il ministro ha scritto un post su Twitter, in cui affermava: «Da anni Italia e Kuwait fianco a fianco nel contrasto all’ISIS e per stabilità regionale. Ribadita al primo ministro Al-Sabah e al ministro degli Esteri soddisfazione per nostra amicizia. E per la collaborazione in ambito di Difesa». Il ministro Guerini si è impegno a rafforzare ulteriormente il rapporto con Paese del Golfo e anche la collaborazione nel settore della Difesa nell’immediato futuro.

Sempre lo scorso anno, nei giorni che hanno preceduto e festività natalizie, il Capo di Stato Maggiore della Difesa generale Enzo Vecciarelli ha visitato il contingente militare italiano schierato in Kuwait.

A Kuwait City ha inoltre incontrato il suo omologo locale, il generale Khaled Saleh Al-Sabah e ha salutato presso la base aerea di Alì Al Salem una rappresentanza del personale militare italiano schierato in Kuwait nell’ambito dell’Operazione internazionale Inherent Resolve.

Nel corso della visita egli ha dichiarato di essere venuto «per dirvi grazie perché so che cosa significa passare un Natale lontano da casa, lontano dagli affetti più cari. Io voglio dirvi che questo vostro sacrificio non è vano. Abbiate coscienza che quello che state facendo ha un grande valore per tutto il Paese. Noi siamo degli ambasciatori sul campo, quelli che con le relazioni fra gli uomini portano avanti i valori che stanno a cuore a tutti gli Italiani, quali quelli della libertà, della democrazia, della pace e della stabilità nel mondo».

Infine prima di passare all’intervista, va ricordato che anche la nostra industria Difesa, in particolare Leonardo S.p.A., ha un’importante relazione commerciale con il Kuwait. Negli scorsi anni è stato firmato un contratto per la vendita di ventotto velivoli Eurofighter, questo è avvenuto al termine di un’approfondita fase di valutazione estesa ad altri velivoli della medesima categoria e, come già indicato, si è inserito in un’ampia e consolidata partnership tra i Ministeri della Difesa italiano e della petromonarchia del Golfo Persico.

GIUSEPPE MORABITO – Ambasciatore, qual è il ruolo svolto dal Kuwait nel processo di riconciliazione nel Golfo tra Arabia Saudita, Bahrein, Emirati Arabi Uniti e, soprattutto, Qatar?

AZZAM MUBARAK SABAH al SABAH – Premesso che il mio paese è da sempre favorevole al mantenimento della pace e del dialogo, della stabilità e sicurezza reciproca di tutti i Paesi del Golfo, il Kuwait in questa vicenda ha svolto un importante ruolo di mediazione nella regione.

Non siamo stati i soli, tanti altri si sono impegnati in questo, anche gli Stati Uniti d’America; la dirigenza saudita, in particolare, ha ammorbidito le sue posizioni, comprendendo che ci sono tanti punti – e interessi vitali – in comune, tra loro, noi e gli altri Paesi del Golfo, che ci spingono a cercare sempre di raggiungere un accordo. Diciamo che la relazione tra il Qatar, l’Arabia Saudita e gli altri Stati del Golfo è tornata alla normalità.

Questo, anche perché sta lavorando bene il Consiglio di Cooperazione del Golfo, l’Organizzazione, nata nel 1981 su impulso del Kuwait e l’Arabia Saudita, con scopi d’integrazione economica, militare, politica e sociale tra i sei Stati della Penisola arabica.

Il Kuwait non è preoccupato, invece, per la ripresa del programma nucleare iraniano, dopo l’impasse dell’accordo internazionale del 2015 che lo limitava fortemente?

Il Kuwait non era per nulla contrario all’accordo sul nucleare iraniano del 2015, e ha sempre giocato un ruolo attivo di mediatore tra Occidente, Unione Europea, Usa e Iran: già quando, anni fa, ero ambasciatore in Bahrein, mi adoperai per questo. In una situazione che presenta analogie con quella che, in Estremo Oriente, vede contrapporsi Corea del Nord, altra aspirante potenza nucleare, Usa e Paesi limitrofi: tra i quali il Giappone, che da anni, cerca di mediare con i nordcoreani, proprio come fa il Kuwait nella regione con gli iraniani.

Ora speriamo che anche altri Paesi arabi partecipino a questo sforzo di mediazione.

Nel complesso gioco mediorientale, inoltre, è stato molto importante l’avvio, l’estate scorsa, di ufficiali relazioni diplomatiche tra Emirati Arabi Uniti, Bahrein e Israele (il grande successo del Presidente Trump con l’accordo di Abramo). Come vede il Kuwait questa svolta?

Il Kuwait non ha rapporti diplomatici con Israele, tuttavia non può che guardare con favore a tutte quelle iniziative che possono realmente stemperare la tensione sia nella Penisola arabica sia in tutto il Medio Oriente, anche creando un clima diverso con Tel Aviv. Al contempo voglio ricordare che il Kuwait ha sempre partecipato con impegno ai programmi di aiuto ai palestinesi dell’ONU, anche quando altri Paesi arabi avevano smesso di farlo; e continua tuttora a partecipare.

Kuwait-Cina: che relazioni avete con questo gigante asiatico, che da decenni ha avviato progetti di cooperazione tecnologica e una forte penetrazione economica in vari Paesi del Golfo?

Rapporti costruttivi. Ricordo che, nel 2018 l’allora emiro del Kuwait, S.A. Sabāḥ al-Aḥmad al-Jāber Āl Ṣabāḥ, scomparso in seguito nel settembre del 2020, si recò in Cina assieme a una delegazione di alto livello al fine di concludere ufficialmente accordi bilaterali di cooperazione economica. Accordi relativi, soprattutto, allo sviluppo della nuova “Via della seta” e che noi e la Cina siamo interessati a far transitare anche nella Penisola arabica, come del resto fu già nell’antichità.

Potrebbe esprimere delle considerazioni riguardo allo sviluppo nel suo Paese dei diritti della donna, questo a oltre quindici anni dalla Conferenza internazionale di Sana’a su democrazia e diritti umani?

È uno sviluppo pienamente in corso. Ricordo che sin dal 2005, in Kuwait abbiamo iniziato a riconoscere completamente il diritto delle donne ad accedere anche a tutti gli incarichi pubblici di rilievo, dal governo alla Pubblica amministrazione e alla magistratura, sino ai più alti livelli della carriera diplomatica.

In conclusione, come definirebbe oggi i rapporti tra il Kuwait e l’Italia e quali prospettive ci sono per nuovi possibili accordi bilaterali?

I rapporti tra i due Paesi sono ottimi e ringrazio l’Italia per le posizioni tenute durante l’invasione irachena del nostro Paese avvenuta nel 1990, oltreché per aver partecipato attivamente nel 1991 alla sua liberazione.

La cooperazione con il vostro paese è proseguita anche in campo sanitario con un nostro importante contributo finanziario alla lotta contro il Covid-19; mentre già nel 2005 i nostri Paesi hanno firmato un accordo di cooperazione in campo tecnologico, scientifico, informatico e culturale, entrato in vigore nel 2012.

Al momento è in vigore anche un accordo privato tra imprenditoria kuwaitiana e italiana, da qui, tra l’altro, la partecipazione italiana all’importante Expo tenutosi in Kuwait nel febbraio 2020.

Poi è prevista agli inizi del prossimo febbraio una visita nella regione del ministro degli Esteri italiano. Auspichiamo che l’Italia partecipi, ad esempio nel settore dello sviluppo del commercio e delle energie rinnovabili, al programma “Kuwait Vision 2035”, che rappresenta un grande progetto di crescita e, soprattutto, di diversificazione dell’economia nazionale nei settori dei servizi pubblici, infrastrutture, green economy e assistenza sanitaria.

Abbiamo, infine, attraverso Leonardo S.p.A., importanti rapporti di cooperazione nella formazione professionale nel settore aeronautico. Non dimentichiamo poi lo sviluppo della cooperazione culturale tra i nostri Paesi; vorrei infine incoraggiare gli studenti kuwaitiani a venire a studiare qui in Italia, e quelli italiani a fare altrettanto nel nostro Paese.

L’ambasciatore ha terminato ringraziando ancora una volta l’Italia per la posizione presa a suo tempo contro il dittatore iracheno Saddam e nel merito dell’attuale possibile crisi di governo in Italia.

Al Sabah ha dichiarato che, a suo parere «fa parte dei normali meccanismi di funzionamento dei sistemi democratici. Si tratta di un processo interno di una nazione, che sicuramente nasce da motivi ben precisi. Mi auguro, comunque, che da questi cambiamenti le democrazie escano senz’altro rafforzate».

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