VATICANO, finanze. Accentramento delle funzioni: Bergoglio sottrae il controllo dei fondi alla Segreteria di Stato

Un motu proprio del pontefice ha stabilito le modalità mediante le quali la Segreteria di Stato vaticana trasferirà definitivamente le competenze dei suoi fondi all’Amministrazione del Patrimonio per la Sede Apostolica

La Segreteria di Stato viene dunque amputata di parte delle sue competenze, poiché la Segreteria per l’Economia in forza di una decisione pontificia diviene anche Segreteria papale per le materie economiche e finanziarie.

Il motu proprio di papa Francesco ha stabilito infatti che a partire dal prossimo primo gennaio la Segreteria di Stato trasferirà tutti i fondi e le proprietà immobiliari all’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica (APSA) e, qualora questo non sarà possibile, conferirà una speciale delega alla medesima amministrazione.

Dal canto suo, l’APSA dovrà costituire un accantonamento di bilancio denominato «Fondi papali», nel quale confluiranno l’Obolo di San Pietro, il Fondo Discrezionale del Santo Padre e i Fondi Intitolati. Infine, il complesso delle donazioni verranno incluse in un bilancio generale della Santa Sede.

Il «motu proprio» di Bergoglio

La decisione del papa, titolata «Una migliore organizzazione», sottrae alla Segreteria di Stato il complesso delle competenze fino a oggi attribuitele.

L’orientamento è nella direzione di un fondo sovrano centrale, che prevedrà la costituzione di un budget generale della Santa Sede, nel quale verranno conferite tutte le donazioni effettuate in favore della Santa Sede, incluse quelle del Governatorato e dell’Istituto delle Opere di Religione (IOR).

A questo punto la Segreteria di Stato viene sostanzialmente commissariata, in quanto ogni transazione passerà sotto il controllo della Segreteria per l’Economia, che assumerà la funzione di Segreteria papale per le materie economiche e finanziarie. Le permarranno dei margini di autonomia soltanto riguardo al Fondo per le emergenze, che tuttavia anch’esso dovrà essere rendicontato.

Fonti di oltre Tevere riferiscono che il motu proprio di Bergoglio è la conseguenza della riunione che ha avuto luogo lo scorso 4 novembre, nella quale era stato deciso il trasferimento di fondi; la decisione del pontefice sarebbe anche conseguenza dello studio effettuato dalla Commissione di passaggio e controllo, costituita allo scopo di definire i dettagli tecnici di tale trasferimento, composta dall’arcivescovo Edgar Pena Parra (sostituto della Segreteria di Stato), dal vescovo Nunzio Galantino (presidente dell’APSA) e da padre Antonio Guerrero Alves (prefetto della Segreteria per l’Economia).

Bergoglio ha dunque stabilito che a decorrere dal gennaio 2021 la titolarità dei fondi e dei conti bancari, degli investimenti mobiliari e immobiliari, ivi incluse le partecipazioni in società e fondi di investimento, finora intestati alla Segreteria di Stato, verrà trasferita all’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica, che ne curerà la gestione e l’amministrazione, attività posta sotto il controllo della Segreteria per l’Economia.

Rapidi trasferimenti di competenze e denaro

La Segreteria di Stato – dispone il documento pontificio – è chiamata inoltre a trasferire all’APSA «quanto prima» e, in ogni caso «non oltre il 4 Febbraio 2021, tutte le sue disponibilità liquide giacenti in conti correnti ad essa intestati presso l’Istituto per le Opere di Religione o in conti bancari esteri».

Se questo non sarà possibile o, magari, sconveniente per alcuni conti, all’APSA verrà conferita «una procura generale ad agire a nome e per conto della Segreteria di Stato, attribuendogli in via esclusiva ogni potere di ordinaria e straordinaria amministrazione per la gestione dei conti correnti bancari; la gestione dei titoli e dei valori mobiliari intestati alla Segreteria di Stato; l’esercizio dei diritti derivanti dalle partecipazioni della Segreteria di Stato in società e fondi di investimento; la gestione degli immobili intestati direttamente o indirettamente alla Segreteria di Stato».

Il motu proprio stabilisce poi che «a decorrere dall’esercizio 2021, le contribuzioni a qualunque titolo dovute, o liberamente devolute alla Santa Sede da parte di Enti ecclesiali di qualunque tipo, ivi incluse quelle del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano e dell’Istituto per le Opere di Religione, ma anche quelle provenienti dalle diocesi, saranno versate su un conto denominato budget generale della Santa Sede, gestito dall’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica secondo la normativa vigente, in base al bilancio preventivo approvato», trasferimenti che dovranno ricevere l’autorizzazione del Prefetto della Segreteria per l’Economia.

Meno poteri alla Segreteria di Stato

La Segreteria di Stato avrà quindi una ridotta autonomia in campo finanziario, poiché il motu proprio di Bergoglio stabilisce che «al pagamento delle spese ordinarie e straordinarie della Segreteria di Stato provvederà l’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica secondo il bilancio preventivo della medesima Segreteria, approvato in base alla normativa vigente e fermo quanto previsto dall’articolo 11 dello Statuto della Segreteria per l’Economia».

L’articolo 11 statuisce che ogni atto di «alienazione, acquisto o di straordinaria amministrazione» dei dicasteri di Curia venga approvato dal prefetto.

Permane accantonata nel bilancio preventivo della Segreteria di Stato una voce di spesa relativa ad «attività o emergenze impreviste», che saranno oggetto di regolare rendicontazione, mentre le materie riservate verranno controllate dalla Commissione per le materie riservate, costituita dal papa il 5 ottobre scorso a seguito della promulgazione del Codice sugli appalti del 1 giugno, organismo che si occupa di varie questioni di natura finanziaria.

Bergoglio ha anche stabilito che l’APSA dovrà avere un accantonamento di bilancio denominato «Fondi papali», con contabilità separata e sottoconti dedicati all’Obolo di San Pietro, al Fondo Discrezionale del Santo Padre e a «ciascuno dei fondi denominati “Fondi Intitolati”, che abbiano un particolare vincolo di destinazione per volontà dei donanti o per disposizione normativa».

Si tratta di fondi che manterranno le loro finalità, e la Segreteria di Stato continurà a contribuire alla loro raccolta venendo informata periodicamente dall’APSA.

Resta l’eccezione per il Fondo discrezionale del papa, le cui spese vanno effettuate esclusivamente su esplicita decisione del pontefice. Anche in questo caso ogni eccezione di spesa è comunque sottoposta all’autorizzazione del prefetto della Segreteria per l’Economia, così come «le disposizioni di pagamento non preventivate e di investimento a valere sui Fondi papali date dal presidente dell’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica».

Nuovo ruolo egemone della Segreteria per l’Economia

La Segreteria per l’Economia diverrà così un organismo di controllo su ogni operazione finanziaria vaticana, assumendo anche il «controllo, la vigilanza e l’indirizzo” degli enti che finora erano sottoposti al controllo finanziario della Segreteria di Stato, essa verrà inoltre chiamata a visionare «bilanci, preventivi e consuntivi» di tutti gli enti curiali Romani o a essi collegati, sottoponendoli poi all’approvazione del Consiglio per l’Economia.

La Segreteria di Stato continuerà a ricevere i verbali dei consigli di amministrazione degli enti «ove previsto dagli Statuti o dalla prassi vigente» e il suo ufficio amministrativo resterà attivo, ma solo per preparare il bilancio preventivo e per altre funzioni amministrative, mentre il suo archivio verrà trasferito all’APSA.

La Segreteria per l’Economia nominerà il presidente dei collegi dei sindaci e dei revisori degli enti collegati, o i componenti degli organi statutari; riceverà e visionerà le relazioni dovute dagli organi statutari, che hanno «dovere» di riferire a essa in caso «di gravi irregolarità nella gestione o nell’organizzazione, di eventuali violazioni della legge o dello Statuto e di un eventuale pericolo di dissesto economico dell’Ente».

Le competenze di Consiglio per Economia, Revisore generale e l’Autorità di sorveglianza e informazione finanziaria permarranno invece le medesime.

In un proprio comunicato emesso in giornata, la Sala stampa della Santa Sede ha inteso specificare come la decisione è stata assunta «prima del 1 gennaio per l’implementazione nel budget del 2021» e che la nuova legge «viene a ridurre il numero di responsabili economici nella Santa Sede e a concentrare l’amministrazione, la gestione e le decisioni economiche e finanziarie nei Dicasteri rispondenti allo scopo».

Si attendono ora i bilanci di Obolo e Governatorato, che da anni non vengono pubblicati (quest’anno è stato pubblicato solo il bilancio di Curia) e anche di comprendere se questa riforma porterà anche a una centralizzazione di altri fondi autonomi, come quelli della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli o del Governatorato dello Stato di Città del Vaticano.

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