DEMOGRAFIA, Italia. Dati Istat: in calo la popolazione; in aumento gli stranieri, hanno superato i cinque milioni

I dati derivano dai primi risultati del Censimento permanente della popolazione e delle abitazioni 2019 realizzato dall'Istituto nazionale di statistica

In Italia diminuisce la popolazione complessiva ma aumenta quella di cittadini stranieri, che lo scorso anno ha superato i cinque milioni (5.039,637), registrando un incremento pari a 43.480 unità rispetto al 2018. Tra il 2001 e il 2019 gli stranieri presenti sul territorio italiano sono aumentati di 3,7 milioni di unità.

La loro crescita non ha tuttavia compensato il decremento della popolazione complessiva residente del Paese, ridottasi di ulteriori 175.185 unità,  che di fatto equivale a un calo demografico di quasi 220.000 residenti autoctoni. Nel 2019 il peso della componente straniera rispetto alla popolazione totale è stato pari a 8,4 individui ogni 100 censiti, mentre nel 2018 i nuovi italiani erano oltre 1,3 milioni.

Calo dei residenti

In Italia calano ulteriormente i residenti, nel 2019 la popolazione residente censita al 31 dicembre risultava essere di 59.641.488 persone, circa 175.000 in meno rispetto alla stessa data del 2018 (-0,3%), essa risulta comunque sostanzialmente stabile nel confronto con il 2011, cioè l’anno nel quale è stato effettuato l’ultimo censimento col sistema fino ad allora tradizionale, quando si contarono 59.433.744 residenti (+0,3%, per un totale di +207.744 individui).

Per aree geografiche, sempre rispetto al 2011, i residenti diminuiscono nell’Italia meridionale e nelle Isole (-1,9% e -2,3%), ma aumentano nell’Italia centrale (+2%) e in entrambe le ripartizioni del Settentrione.

Età media in crescita

Nel 2019 è stata registrata una crescita dell’età media della popolazione italiana pari a due anni rispetto al 2011 (da 43 a 45) ed è parimenti cresciuto anche l’indice di vecchiaia, cioè il rapporto tra le persone con più di 65 anni e i giovani al di sotto dei 15, che ha raggiunto il 180 per cento.

Il numero di anziani per bambino passa da meno di uno nel 1951 a cinque nel 2019 (era 3,8 nel 2011), mentre l’indice di vecchiaia – dato dal rapporto tra la popolazione di 65 anni e più e quella con meno di 15 anni – è notevolmente aumentato, dal 33,5% del 1951 al 180% del 2019 (148,7% nel 2001).

Il comune più giovane è Orta di Atella, in provincia di Caserta, con una età media di 35,3 anni; quello più vecchio è Fascia, in provincia di Genova, dove l’età media supera i 66 anni.

La Campania, con 42 anni, è la regione con la popolazione più giovane, seguita da Trentino Alto Adige (43 anni), Sicilia e Calabria (entrambe con 44 anni). La Liguria si conferma la regione con l’età media più elevata (49 anni).

Anche nel 1951 Campania e Liguria erano, rispettivamente, la regione più giovane e quella più vecchia, ma per entrambe l’età media risultava più bassa di 14 anni rispetto a quella registrata nel 2019.

Istruzione

Il 50% degli italiani ha conseguito al massimo la licenza di scuola media, mentre i laureati e le persone che hanno conseguito un diploma di alta formazione artistica musicale e coreutica (A.F.A.M.) di I o II livello rappresentano il 13,9%1 della popolazione di nove anni e più.

Nel 2019 il 35,6% dei residenti aveva conseguito un diploma di scuola secondaria di secondo grado o di qualifica professionale, il 29,5% la licenza di scuola media e il 16% quella elementare; la restante quota di popolazione si distribuisce tra analfabeti e alfabeti senza titolo di studio (4,6%) e dottori di ricerca, che possiedono il grado di istruzione più elevato riconosciuto a livello internazionale (232.833, pari allo 0,4% della popolazione di nove anni e più).

Rispetto al 2011 diminuiscono, sia in termini assoluti che percentuali, coloro i quali non hanno concluso con successo un corso di studi (dal 6% al 4,6%) e quelli che hanno conseguito al massimo la elementare (dal 20,7% al 16%) e media (dal 30,7% al 29,5%).

È però aumentato il numero delle persone in possesso di titoli di studio più elevati rispetto a otto anni prima, in particolare, sono quasi 36 diplomati (31 nel 2011) e 14 laureati (11 nel 2011) ogni 100 cento individui di nove anni e più, mentre i dottori di ricerca passano da 164.621 a 232.833, con un incremento pari a oltre il 40 per cento.

Spopolamento del Meridione

Sono oltre 400.000 i residenti in meno dal 2011, il calo della popolazione del Meridione e delle Isole è nel complesso di 127.487 unità rispetto al 2018, a fronte di un calo di 175.185 persone nell’intero Paese.

Rispetto al 2011, a un aumento complessivo della popolazione italiana di 207.744 unità, nel Sud e nelle Isole ha corrisposto una riduzione di 425.517 unità. Rispetto al 2011 i residenti diminuiscono nell’Italia meridionale e nelle Isole (-1,9% e -2,3%), ma aumentano nell‘Italia centrale (+2%) e in entrambe le ripartizioni del Nord (+1,6% nell’Italia Nord-orientale e +1,4% nell’Italia Nord-occidentale).

Più del 50% dei residenti è concentrato in cinque regioni, una per ogni ripartizione geografica: Lombardia (16,8%), Veneto (8,2%), Lazio (9,7%), Campania (9,6%) e Sicilia (8,2%). Se si guarda alle regioni a fronte di 323.451 residenti acquistati dalla Lombardia, 252.814 dal Lazio e 121.984 dall’Emilia Romagna, la Puglia ha perso quasi 100.000 abitanti (99.261), la Sicilia 127.614 e la Campania 54.667. La Calabria ha perso 64.940 abitanti scendendo a quota 1.894.110.

Condividi: