VATICANO, Medio Oriente. Aree di crisi, Parolin: «Situazione di assoluta gravità che desta seria preoccupazione»

L’incontro di lavoro delle agenzie cattoliche e del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo umano integrale: richiesto un particolare impegno per Siria e Libano; secondo il cardinale Sandri, prefetto della Congregazione delle Chiese Orientali «va fatto il possibile per evitare un Medio Oriente monocromo, che non rifletterebbe per niente la sua ricca realtà umana e storica»

Non solo Siria e Iraq, ma anche Giordania, Turchia e soprattutto Libano sono nei pensieri del cardinale Pietro Parolin. Il segretario di Stato vaticano ha aperto l’incontro di lavoro delle agenzie cattoliche e del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo umano integrale impegnate in numerosi progetti nel Medio Oriente.

Si tratta di un tavolo ormai diventato periodico, infatti ha luogo ogni anno al fine di coordinare gli aiuti nelle zone di crisi e creare un’agenda di lavoro che parte dalla diplomazia e arriva al territorio.

L’incontro del 2020 è stato suddiviso in quattro sessioni: situazione politico-diplomatica, Chiesa in Siria e Iraq, questione rientro, migranti e sfollati, agenzie cattoliche dall’emergenza allo sviluppo.

Dopo il videomessaggio fatto pervenire dal pontefice, li lavori sono stati introdotti  dalle relazioni del cardinale Parolin e dell’arcivescovo Paul Richard Gallagher, segretario vaticano per i Rapporti con gli Stati.

Parolin, che non era in presenza ma ha inviato il testo del suo intervento, ha posto in luce come il quadro generale regionale sia «caratterizzato dalla crisi economica, aggravato dal blocco politico o addirittura dalla crisi istituzionale e, più recentemente, dalla pandemia Covid-19», generando conseguentemente una situazione di «assoluta gravità che desta seria preoccupazione».

Egli ha comunque inteso incoraggiare le agenzie cattoliche a sviluppare i propri progetti in Iraq, Giordania e Turchia, chiedendo un particolare impegno per la Siria sconvolta dal conflitto e per il Libano, dove il segretario di Stato vaticano si è recato nello scorso mese di settembre nelle vesti di inviato del papa, a poche settimane dalla tremenda esplosione che sconvolse la capitale.

«Il Libano – ha aggiunto il cardinale – è colpito dal crollo del sistema finanziario, dalla crisi socioeconomica e dall’esplosione del porto di Beirut, per questo è urgente un impegno che non solo punti alla ricostruzione, ma anche a sostenere le scuole cattoliche e gli ospedali».

Affrontando la situazione socio-politica del Medio Oriente, l’arcivescovo Gallagher ha auspicato che i recenti Accordi di Abramo, cioè la normalizzazione dei rapporti tra Israele, Emirati Arabi Uniti e Bahrein, favoriscano maggiore stabilità alla regione.

Il cardinale Mario Zenari, nunzio apostolico in Siria, ha reso la sua personale testimonianza riguardo al dramma che sta vivendo quel paese arabo, dove le persone bisognose di assistenza sono undici milioni, questo mentre il cardinale Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione delle Chiese Orientali, ha concentrato il proprio intervento sulla situazione delle comunità locali, colpite dalla ferita della migrazione.

Sandri ha chiesto quindi che si faccia «il possibile per evitare un Medio Oriente monocromo, che non rifletterebbe per niente la sua ricca realtà umana e storica. Anche perché sono molti a voler tornare e i cristiani sono chiamati a contribuire alla nascita di una nuova Siria e un nuovo Iraq secondo la propria identità, enunciata nei principi di non violenza, del dialogo, del rispetto alla dignità e dei diritti umani e delle libertà fondamentali, del pluralismo, della democrazia, della cittadinanza, dello stato di diritto e della separazione tra religione e stato».

Filippo Grandi, alto commissario dell’ONU per i rifugiati, ha parlato di migranti e sfollati, mentre il cardinale Peter Turkson, prefetto del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo umano integrale, ha concluso l’incontro con una riflessione sul ruolo delle agenzie cattoliche.

Aloysius John, segretario generale di Caritas Internationalis, ha infine descritto l’aiuto materiale offerto sul territorio dalla sua organizzazione di appartenenza, ribadendone le richieste: revoca immediata delle sanzioni al fine di alleviare le sofferenze della popolazione e permettere alle organizzazioni umanitarie di rispondere alle urgenti necessità legate all’avvicinarsi dell’inverno e alla pandemia da Covid-19; aumento delle risorse finanziarie da destinare ai programmi di aiuto per ricostruire il tessuto sociale e rispondere ai bisogni delle comunità locali; maggiore sostegno ai programmi delle organizzazioni della società civile mirati a fornire aiuto umanitario e a favorire la riabilitazione e lo sviluppo.

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