USA, presidenziali 2020. Vince Biden ma non i democratici, perde Trump ma non i repubblicani

Il voto “contro” Trump ha premiato Biden ma non il partito democratico. L’onda blu auspicata da sondaggisti e media non c’è stata. Anzi. Alla Camera i democratici vedono assottigliarsi la propria maggioranza. Mentre al Senato il voto di ballottaggio per i due seggi non assegnati in Georgia, dirà se i repubblicani ne potranno mantenere il controllo.
L’EREDITA’ ELETTORALE DI TRUMP
Al partito repubblicano l’ex presidente Trump lascia la dote di oltre 70 milioni di voti, un record per un partito poco strutturato e considerato di opinione più che di massa. Un consenso costruito messaggi fortemente polarizzati, dal quale il Grand Old Party potrà ripartire già alle elezioni di mid term tra due anni, quando si voterà giudicando le politiche della nuova amministrazione democratica.
ORA I DEM DOVRANNO FARE POLITICA
Per quella data l’effetto collante del tutti uniti contro Trump non ci sarà e le scelte operate da Biden avranno prodotto chiarezza all’interno del partito democratico, saldando o allontanando tra di loro le diverse anime che lo compongono e lo hanno portato alla Casa Bianca. Nell’uno o nell’altro caso non si tratterrà di scelte senza conseguenze e qualcuno ne risulterà deluso.
I REPUBBLICANI E L’OPZIONE CENTRISTA
Il partito repubblicano potrà sfruttare il vantaggio di poter partire da un vasto elettorato, già convinto della necessità di attuare politiche liberiste in grado di espandere i fondamentali dell’economia. E a questo voto sommare anche una parte minoritaria di quello centrista, moderato e afroamericano che Trump non ha mai corteggiato.
PAESE PROFONDO CONTRO METROPOLI
Il voto delle presidenziali ridisegna anche la mappa del consenso dei due partiti. Non più moderati vs progressisti, ma piccoli centri contro città. Da una parte un elettore della periferia, agricoltore o operaio in crisi, disilluso da quanto Washington possa fare per lui. Dall’altra, un elettore in prevalenza metropolitano, più istruito e mediamente più ricco, colpito dalla crisi ma solo marginalmente.
IL POPULISMO NON E’ MORTO
Il voto fotografa due Americhe che faticano a comprendersi oggi e faticheranno altrettanto in futuro. Rifuggire dalle etichette facili sarà utile a ricomporre questa frattura e consentirà ai dem di tornare a fare politica. Chiunque pensi che con Biden hanno vinto gli americani “buoni” e con Trump hanno perso gli “sporchi e cattivi” è in errore. Il populismo non è morto e Trump ne era solamente l’interprete.

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