ARTE, pittura. Trieste, personale di Livia Bussa alla Galleria Rettori Tribbio

L’inaugurazione domani, sabato 17 ottobre, in piazza Vecchia 6 alle ore 17:00. Schiva e onirica, ritorna sulla scena espositiva la pittrice triestina e lo fa con un corpus di opere del tutto inedite, realizzate a pastello nel 2020

Sabato 17 ottobre alle ore 17:00 presso la Galleria Rettori Tribbio, in piazza Vecchia 6 a Trieste, avrà luogo l’inaugurazione della personale di Livia Bussi, esposizione pittorica intitolata «Frammenti», evento che verrà introdotto dall’architetto Marianna Accerboni.

La mostra, che annovera una trentina di opere inedite realizzate a pastello nel corso di quest’anno, si potrà visitare fino al prossimo 30 ottobre.

«Schiva e onirica – descrive l’artista la Accerboni -, ritorna sulla scena espositiva la pittrice triestina Livia Bussi, con un corpus di opere del tutto inedite realizzate a pastello nel 2020».

Un’atmosfera silente, eppure vibrante di vita, caratterizza i delicati lavori su carta, in cui l’artista racconta se stessa e lascia intravvedere con la consueta discrezione le proprie emozioni. Una poetica malinconia e tanta dolcezza pervadono le immagini come una carezza cromatica in cui la luce, sapientemente modulata dalla sensibilità dell’artista, crea un contrappunto capace di generare un notevole pathos nel fruitore.

Il racconto della Bussi pone spesso l’uomo di fronte al mare, che rappresenta l’infinito, ma anche la fuga e l’anelato ritorno. L’Istria dell’infanzia con i suoi borghi intatti nel tempo e nella memoria, riappare con la sua voce antica e una natura rigogliosa, silente e amica, il cui ricordo s’intreccia con quello delle coste liguri e tirreniche.

Le figure e l’atteggiamento degli esseri umani che popolano il paesaggio suggeriscono uno stato d’animo un po’ rassegnato, che trova tuttavia serenità e consolazione nell’intimità dei rapporti con i propri simili e con la natura stessa. Il mare che brilla, attraverso un chiaroscuro accentuato, alla luce del sole o della luna rappresenta, là in fondo, una speranza, una via d’uscita, una luce che ci salverà, quando saremo saliti su quella nave ammiccante che sfila attraverso le case lungo il porto.

Elegantemente surreale, sottilmente magica e nel contempo autobiografica e forse liberatoria, la pittura della Bussi ci conduce in quell’empireo o limbo che si situa fra la nostra coscienza e la realtà, quasi una meditazione zen per esorcizzare il male e sperare ancora di poter andare verso la luce. Un simbolismo iconico accompagna la sua arte, come un canto delle sirene, ammaliante, seducente, quasi terapeutico, come se in un contesto atarassico il male si potesse smorzare e tradurre nella luce.

«Sembra di entrare nel mondo dei Nabis – conclude la Accerboni -, artisti che tra fine Ottocento e inizio Novecento percorsero la strada del Simbolismo, interpretando in modo molto personale, attraverso un’accentuata flessuosità della linea e una notevole morbidezza cromatica, il lessico simbolista e dedicandosi anche alle arti applicate, come fece pure la Bussi, che per un certo periodo si dedicò ai disegni per stoffe. Donando tuttavia una maggiore essenzialità al linguaggio Nabis, termine di origine ebraica, che non a caso allude ai profeti».

Personale della pittrice Livia Bussa: Galleria Rettori Tribbio, Piazza Vecchia, 6 – Trieste; dal 17 al 30 ottobre 2020; orari: feriali dalle 10:00 alle 12:30 e dalle 17:00 alle 19:30, la domenica dalle 10:00 alle 12:00; venerdì pomeriggio e lunedì chiuso.

Info: +39 335 6750946

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