STRATEGIA, Balcani. Il dibattito sul futuro della regione passa da Roma

È indispensabile comprendere come NATO, Unione europea e altri organismi internazionali si comporteranno nei confronti di quei Paesi, inoltre sarà fondamentale conoscere le possibili dinamiche sociali ed economiche che ne segneranno la trama del tessuto politico

di Giuseppe Morabito, generale in ausiliaria dell’Esercito italiano, già COS presso il NATO KFOR COMMZ WEST di Durazzo e attualmente membro della NATO Defense College Foundation – Dagli Accordi di Dayton, raggiunti nel novembre del 1995, i Balcani sono stati una storia di successo in termini di costruzione della pace e stabilità. Tuttavia, sia le difficoltà interne sia le continue crisi dell’ambiente internazionale che hanno colpito i sei paesi balcanici hanno reso particolarmente difficile il percorso di integrazione, oltre al Covid-19 con i suoi effetti senza precedenti.

I negoziati in corso con l’Unione europea. La presidenza dell’Unione europea si è impegnata a proseguire i negoziati a diversi livelli con Serbia, Montenegro, Albania e Macedonia del Nord. Buona parte della regione è ancora in un “limbo” per quanto concerne la possibile adesione alla NATO dei vari Paesi.

In pratica, la regione oggi sta combattendo per il proprio futuro. L’intreccio tra politiche interne, ancora ostaggio di vecchie e nuove faziosità, economie molto fragili e tensioni sociali verso una maggiore libertà, sono comuni a tutti, ma presentano però, anche peculiarità locali che necessitano di un approccio mirato.

Chi conosce bene i Balcani si chiede come possa essere possibile per le società locali spezzare il ciclo di depressione politica che erode la fiducia del pubblico e spinge verso l’emigrazione e lo spopolamento.

Normalizzazione delle relazioni. L’accordo di normalizzazione economica tra Serbia e Kosovo è solo una delle ultime buone notizie provenienti da una regione dove la curva dei contagi del coronavirus continua a salire e le ripercussioni economiche e sociali della pandemia vanno a gravare su un quadro politico regionale già alle prese con la citata recessione economica e la conseguente forte tendenza allo spopolamento.

La normalizzazione economica tra i due paesi è stata però, in parte, messa in discussione perché’ lo scorso mese di luglio Pechino ha venduto sei nuovi droni CH-92A alla Serbia e gli stessi sono ora dislocati nell’aeroporto militare di Belgrado a Batajnica. La Serbia diventa così il primo paese europeo a dotarsi di aeromobili a pilotaggio remoto (Unmanned aerial vehicle, UAV) di fabbricazione cinese. L’acquisizione crea uno strappo difficilmente ricucibile tra Belgrado e la NATO, che già nel 2019 aveva espresso la propria contrarietà al presidente serbo Aleksandar Vučić, dopo la manifestazione d’interesse di Belgrado per il sistema di difesa antiaerea russo S-400.

Di nuovo sanzioni alla Serbia? Il presidente degli Usa Donald Trump appresa la notizia ha ventilato l’imposizione di pesanti sanzioni economiche contro la Serbia, ma la cosa è andata scemando quando un paese membro della NATO, la Turchia, ha fatto lo stesso acquisto da Mosca.  Se l’interessamento ai sistemi di difesa antiaerea russi da parte di Belgrado è anche comprensibile, visti i legami storici e culturali tra i due Paesi, tuttavia, non si può affermare lo stesso per quanto ha fatto nel totale mancato rispetto delle regole dell’Alleanza atlantica Erdoğan.

Per concludere, si voglia o no, i droni cinesi con annessi missili non costituiscono soltanto strumenti difensivi,  ma  un monito ai paesi confinanti oggi divenuti membri della NATO.

Integrazione dei Balcani occidentali. Malgrado tutto, il 2020 è stato un anno cruciale per l’avanzamento dell’integrazione euro-atlantica dei Balcani, con l’ingresso della Macedonia del Nord alla NATO e la ripresa dei negoziati per l’adesione all’Unione europea tra Bruxelles, Skopje e Tirana.

È dunque indispensabile, al termine di questo travagliato periodo, comprendere come NATO, Unione europea e altri organismi internazionali si comporteranno in futuro nei confronti della regione, inoltre è utile conoscere le possibili dinamiche sociali ed economiche che segneranno la trama del tessuto politico di quei Paesi.

La conferenza a Roma. Sulla materia è stata organizzata una conferenza di alto livello dalla NATO Defense College Foundation, in cooperazione con la NATO Public Diplomacy Division, il Balkan Trust for Democracy, la Commissione europea e il NATO Defense College. L’evento avrà luogo a Roma il prossimo lunedì 28 settembre 2020, presso il Centro Congressi Roma Eventi a Piazza di Spagna.

Si tratta dell’appuntamento di riflessione annuale che la Fondazione dedica ai Balcani occidentali sin dal 2014 e s’inserisce nell’ambito del progetto Strategic Balkans, sviluppato allo scopo di riunire regolarmente esperti, operatori e organizzazioni che si concentrano sulla penisola balcanica.

Tra i relatori di altissimo livello che parteciperanno ai lavori, interverranno anche il comandante della missione NATO KFOR, generale Michele Risi, (in collegamento diretto da Pristina), che focalizzerà la sua relazione sulle operazioni in corso e sul contesto di sicurezza regionale, e l’onorevole Piero Fassino (Presidente della Commissione Affari Esteri e Comunitari della Camera dei Deputati), che illustrerà una propria riflessione riguardo all’importanza strategica di quella regione europea e al ruolo dell’Italia nell’area.

I lavori si svolgeranno in lingua inglese e in piena ottemperanza alle normative di sicurezza vigenti per la prevenzione e il contenimento della pandemia. La conferenza verrà trasmessa anche in diretta streaming.

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