ENERGIA, materie prime. L’Italia e la sua strategia: il punto di vista degli operatori

A insidertrend.it sull’argomento interviene Michele Marsiglia, presidente di FederPetroli Italia, sigla alla quale aderiscono numerose imprese del settore Oil & Gas

Nell’ambito dell’emergenza pandemica FederPetroli Italia e le sue aziende hanno adottato particolari protocolli di sicurezza per garantire la loro operatività? Quest’ultima come ha avuto luogo? Si sono verificate interruzioni delle attività?

I protocolli adottati nelle aziende, specialmente nelle grandi società petrolifere sono stati quelli già messi in atto con Sars, Ebola ed altre situazioni di emergenza sanitaria, spesso vissuti in paesi dell’Africa particolarmente. La riduzione di operatività in sede e il trasferimento in regime di «smart working» questa volta però, è stato più veloce causa l’evolversi della pandemia.

Nessuna interruzione della filiera, ritenendosi l’attività e il servizio energetico “necessario” alle utenze diverse, specialmente in questo contesto.

In che modo la crisi dell’industria dovuta al «lockdown» si è ripercossa sul mercato petrolifero in generale e in Italia?

L’impatto più forte è stato quello che abbiamo visto sulla rete carburanti, dove già dalla settimana precedente il primo Dpcm gli erogati iniziavano a diminuire, fino a raggiungere un livello in circa quindici giorni con un segno negativo dell’83% dai consumi pre-allerta.

Di conseguenza, con un effetto domino a ritroso, nelle raffinerie vi è stato un surplus di prodotto raffinato, la logistica ed i trasporti sono stati più che dimezzati nei viaggi giornalieri e ovviamente anche il grande quantitativo di greggio a livello mondiale non si riusciva a essere smaltito, con conseguenze drastiche sui prezzi del petrolio.

L’Italia non ha vissuto situazioni diverse da altri paesi, perché il crollo è stato generale a livello mondiale.

Il Coronavirus avrà conseguenze strutturali sul mercato petrolifero oppure alla fine si tornerà a  una situazione di normalità?

Certamente un adeguamento di alcuni asset in diverse aziende c’è stato, anche perché, nelle prime settimane non si riusciva ancora a prevedere una riapertura o una fine generale del tutto.

Quindi alcuni numeri hanno subìto una correzione, specialmente nei piani di investimento e nell’operatività delle singole divisioni. La fortuna, se così possiamo definirla è che la crisi che si è innescata con il Covid-19 non è stata come quella di anni fa, intendo economica e di consumo, ma bensì di uno stop forzato a causa della situazione.

Questo ha fatto sì che le attività, appena possibile, sono ripartite subito e se ancora oggi i consumi faticano, l’operatività è in vita. I consumi, nel nostro settore sono ritornati ai livelli pre-Covid ma comunque molte aziende medie e piccoli vertono in situazione di forte difficoltà.

Ci delinei le tendenze che caratterizzeranno il settore sul medio periodo, dopo le turbolenze legate alla volatilità dei prezzi…

Ci troviamo in un’era di transizione energetica, dove l’impatto ambientale delle filiera petrolifera andrà sempre più a essere minore grazie al ricorso alla decarbonizzazione e alle varie forme di energia fossile sempre più pulite.

Parlo di grandi investimenti ed ingenti capitali, ma questo deve essere la parola d’ordine per i prossimi anni. Eni, BP e altre compagnie hanno ufficializzato lo start di questi processi e questo sarà il trend del futuro.

Dall’altro lato, e intendo le quotazioni dei greggi, non eravamo preparati ad oscillazioni così forti ed a tale volatilità dei mercati ma la lezione è servita. Ora non solo le trading house ma anche gli operatori più tecnici viaggiano con una veduta diversa che porta a proteggere gli investimenti di copertura aziendali e delle materie prime.

Come dicono a Wall Street, «il prezzo sale o scende ci si guadagna sempre», ed è proprio questo che dobbiamo tenere in mente. Paesi come l’Arabia Saudita hanno fatto del Covid una strategia di mercato molto forte, approvvigionandosi di greggio in quantità e mettendo fuori gioco l’industria dello Shale-Oil statunitense. In questo modo abbiamo visto anche un Opec ed un Opec+ che ha dovuto mediare per non inflazionare ancora di più il mercato. Il Medio Oriente ancora una volta ha dimostrato di essere leader indiscusso dei mercati petroliferi internazionali ed ago della bilancia nelle quote di mercato.

Quale ruolo per l’Italia nel Mediterraneo e nel resto del globo nella partita degli idrocarburi e della scoperta dei nuovi giacimenti?

Da anni con l’Italia abbiamo una posizione di leadership, grazie alla nostra azienda energetica nazionale Eni, tutti i nuovi e più importanti giacimenti, sia Onshore che Offshore sono di nostra titolarità.

È il caso di Zohr in Egitto ma anche di altri bacini ad alto potenziale di idrocarburi. E nonostante la Libia resti ancora una terra delicata e pericolosa, le scoperte in Africa ed in altre zone a Nord del Mediterraneo hanno dato e continuano a dare soddisfazione. Siamo in attesa di conoscere quello che sarà lo sblocco della vicenda dei giacimenti nelle acque a largo di Cipro e che ruolo verrà dato all’Italia, in una delicata guerra aziendale e geopolitica con la vicina Turchia.

Alla luce delle conseguenze della pandemia, il Piano energetico nazionale va modificato o confermato così come è stato concepito?

La Strategia energetica nazionale (Sen), pandemia o no, non va modificata, per noi di FederPetroli Italia va creata.

A oggi quello che esiste su carta non è una politica energetica ma solo un contenitore burocratico di inesattezze su quello che deve essere l’energia in un Paese. Ci si deve focalizzare su un mix energetico dove tutte le forze e le potenzialità industriali di una nazione siano intersecate fra di loro per poter dare e soddisfare quel fabbisogno energetico di un paese, dalle risorse minerarie alle nuove forme di energia. Questo suddiviso per le capacità di ogni settore e nella forza di produzione di tutti le diverse forme.

Oggi questo non esiste, ed è la causa di un costo dell’energia in Italia molto più alto di tanti Paesi europei e di altri continenti. L’Italia invece di sfruttare le proprie risorse energetiche e ottimizzare i costi delle bollette delle famiglie italiane, preferisce acquistare energia all’estero e creare sempre più difficoltà a molte aziende italiane del settore. Una strategia fallimentare.

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