CRIMINALITÀ, stupefacenti. Otto arresti a Firenze e Prato, sequestrati dieci chili di cocaina pura

Il quantitativo di droga ha un valoro di un milione di euro. Gli spacciatori sono tutti marocchini

Dalle prime ore dell’alba i militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Firenze stanno dando esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di otto persone di nazionalità marocchina per associazione a delinquere avente lo scopo di commettere più delitti di acquisto, importazione e illecita detenzione di dieci chilogrammi di cocaina.

L’ordinanza, emessa dal Gip del Tribunale di Firenze Agnese Di Girolamo, è stata richiesta dalla dottoressa Ester Nocera e dal dottor Giulio Monferini della Direzione distrettuale antimafia della Procura della Repubblica di Firenze nell’ambito di una complessa e articolata indagine condotta tra il 2019 e il 2020 dal II Nucleo Operativo Metropolitano di Firenze.

L’attività investigativa ha preso avvio dall’arresto, effettuato nel giugno del 2019 durante un ordinario controllo economico del territorio, di uno degli accusati, attualmente latitante dopo che è evaso dagli arresti domiciliari rompendo il braccialetto elettronico. Egli era stato trovato in possesso di oltre un chilogrammo di cocaina.

Successivamente è stata individuata la struttura gerarchica interna all’associazione. I militari delle Fiamme Gialle hanno ricostruito la precisa suddivisione dei ruoli e dei compiti sulla base alle competenze dei consociati, valutate sin dall’inizio dall’organizzatore, e hanno localizzato le strutture (garage, abitazioni, ma anche aree di parcheggi, sottoterra in luoghi pubblici) adibite allo stoccaggio della droga e al confezionamento delle dosi.

In particolare, il promotore e capo dell’organizzazione criminale si occupava di mantenere i contatti con i fornitori, di ricevere le richieste degli acquirenti, di contabilizzare i pagamenti, di remunerare i collaboratori addetti alle vendite; provvedeva altresì a pagare le spese di vitto, alloggio e quelle legali dei venditori, mentre i suoi quattro fratelli si occupavano della vendita della sostanza ai singoli pusher e ad altre due persone, uniche risultate essere in possesso di un lavoro regolare presso officine. Essi svolgevano le funzioni di cassieri e di custodi del denaro.

Allo specifico riguardo, l’ordinanza di carcerazione afferma che: «L’associazione è indiscutibilmente strutturata e organizzata in modo stabile e permanente con la disponibilità di abitazioni, automezzi, dispositivi telefonici, distinzioni di ruoli operativi, intercambiabilità tra i sodali, supporto ai sodali in caso di arresto, tutto ciò a piena conferma che esiste un accordo indeterminato a commettere più delitti che di per sé concreta il reato associativo».

Le attività della Guardia di Finanza ha poi permesso di ricostruire la rete di altri spacciatori, anch’essi per lo più di origine marocchina o albanese, che copriva varie zone della città, pusher che a loro volta creavano delle singole piazze di spaccio. Sono state inoltre documentate numerose cessioni di cocaina, pervenendo, durante le indagini, all’arresto di altre tre persone che, comprata la sostanza stupefacente dai sodali, erano in procinto di rivenderla ai consumatori dopo averla “tagliata”.

Inoltre, grazie ai filmati delle telecamere installate all’interno di una autovettura dei rei – in regola con la revisione, il bollo e l’assicurazione, ma utilizzata solo come deposito di droga e denaro e mai spostata -, è stato possibile individuare anche il meccanismo di apertura di un doppio fondo collocato sul cruscotto tra il lato guida e quello del passeggero, in cui venivano nascosti i panetti di cocaina del peso di circa un chilogrammo, previo il loro frazionamento, sì da ripartirli in più parti all’interno della cavità occulta.

Tipico delle associazioni di questa natura è anche il gergo convenzionale utilizzato nelle comunicazioni telefoniche.

Sei degli otto arrestati, pur non risultando percettori di reddito derivante da lavoro o da altra fonte lecita, conducevano una vita agiata, disponendo in Italia di tre abitazioni in affitto, tre autovetture di grossa cilindrata e quattro motoscooter.

Nel corso delle indagini, condotte tra novembre 2019 e febbraio 2020, sono stati complessivamente sequestrati dieci chili di cocaina pura, pari ad almeno 20.000 dosi, per un valore di mercato di oltre un milione di euro.

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