MEDIO ORIENTE, Libano. Dopo L’esplosione a Beirut Hezbollah rimane comunque al comando

È opinione di alcuni analisti di intelligence che l’esplosione del porto di Beirut del 4 agosto scorso, pur essendo stato per Hezbollah un duro colpo, non ha tuttavia privato totalmente il movimento politico e militare sciita delle capacità di mantenere il controllo sul Paese dei cedri.

Infatti, grazie alle sua capacità di spostare il centro di gravità delle sue operazioni di contrabbando di armi e droga da Beirut verso altre località del Libano, gli consentirà ancora una estesa capacità di azione.

È innegabile che il controllo del porto della capitale ha costituito per un lungo periodo un vantaggio di natura strategica, poiché l’organizzazione del movimento politico-militare sciita è stata nelle condizioni di utilizzare lo scalo maggiore del Paese per importare ed esportare tutto ciò che voleva senza fare passare i suoi carichi attraverso la dogana evitando così di sottoporli alle ispezioni.

Di questo ne è certo Mordechai Kedar, tenente colonnello della riserva israeliana e senior research associate presso il Begin-Sadat Center.

Egli, che per venticinque anni ha prestato servizio nell’intelligence di Tsahal occupandosi di mondo arabo e islamisti, ha recentemente pubblicato un paper (Besa Center Perspectives Paper No. 1.689 del 12 agosto 2020) nel quale afferma che, seppure non inalterate rispetto al passato, Hezbollah manterrebbe comunque le proprie capacità logistiche, sopperendo alla totale distruzione del porto della capitale con il trasferimento delle sue attività di traffico delle armi (necessarie all’approvvigionamento della propria milizia) e di contrabbando (necessarie in parte al proprio finanziamento) nell’aeroporto internazionale di Beirut (che si trova nel sud della città, immediatamente a ridosso dell’agglomerato urbano di Haret Hreik (popolato da libanesi sciiti) e, probabilmente, ai porti di Sidone e Tiro, città del Libano meridionale, che sono di dimensioni ridotte ma non per questo meno importanti.

Sempre secondo Kedar le agenzie di Intelligence di tutto il mondo dovrebbero concentrare le  loro attenzioni su questi siti, come pure sugli aeroporti siriani e sulla linea di confine tra Siria e Libano, tuttora sotto il controllo, diretto o indiretto, di Hezbollah.

Intanto, a causa degli effetti devastanti dell’esplosione del 4 agosto a Beirut, e anche per gli effetti di natura politica che ne sono seguiti, l’atteso verdetto della Corte Internazionale di Giustizia dell’Aia a carico dei presunti autori dell’assassinio del primo ministro libanese Rafiq Hariri, compiuto nel 2005 a Beirut, è stato invece rinviato.

Il Tribunale speciale per il Libano (STL) ha infatti rinviato l’emissione della sentenza relativa alle quattro persone accusate di cospirazione, terrorismo e strage, cioè Salim Jamil Ayyash, Hassan Habib Merhi, Hussein Hassan Oneissi e Assad Hassan Sabra.

Secondo l’accusa Salim Jamil Ayash sarebbe stato a capo della squadra che ha pianificato e condotto l’attentato, coadiuvato nell’azione dagli altri imputati.

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