GOLFO PERSICO, presenza militare Usa. Il Qatar contro “Fox News”: «Editoriale non accurato, con fonti scarse e numerose false accuse»

Doha sta subendo l’esercizio di pressioni in un quadro di tensioni in seno al Consiglio di Cooperazione del Golfo? EAU e Amministrazione Trump hanno davvero un’agenda comune di contrasto del Qatar? L’Usaf è in procinto di abbandonare la base di Al Udeid?

È estremamente dura la dichiarazione ufficiale emessa il 6 agosto scorso dai diplomatici dell’Emirato accreditati a Washington con riferimento all’editoriale ritenuto «non accurato» che ha trasmesso FoxNews.com, “canale” web della nota emittente televisiva satellitare vicina al presidente Trump e, storicamente, ammiraglia della flotta propagandistica conservatrice americana.

Una risposta, quella delle autorità di Doha, secca nel tono e inequivocabile nel contenuto, che non lascia spazio a fraintendimenti:

«FoxNews.com ha pubblicato un articolo con fonti scarse e numerose false accuse contro il Qatar scritte da due persone con una consolidata agenda contro il Qatar (…) il suo scopo è minare il fatto che il Qatar ospiti l’esercito americano presso la base aerea di Al Udeid e fare in modo che venga ricollocata altrove nella regione».

La piccata nota di protesta fa esplicito riferimento in particolare a Benjamin Weinthal, membro della Foundation for Defence of Democracies (FDD), che secondo Doha avrebbe in precedenza reso affermazioni distorte contro il Qatar.

«Ciò non sorprende – prosegue la nota dei qatarini -, dato che è stato rivelato dall’Associated Press che FDD ha lavorato sotto la direzione degli Emirati Arabi Uniti per pubblicare articoli diffamatori e organizzare eventi contro il Qatar».

«La sua “ricerca” è ostacolata dal lavoro del Qatar, che da decenni è in prima linea nella lotta all’estremismo e al finanziamento del terrorismo. Il Qatar è stato il primo Paese della regione a firmare un memorandum d’intesa completo con gli Stati Uniti per combattere il finanziamento del terrorismo. Attualmente, il Qatar ha alcune delle leggi nazionali più severe per perseguire coloro che hanno implicazioni con il finanziamento del terrorismo».

Una difesa da accuse che, per la verità, pendono su tutti i protagonisti delle vicende del Medio Oriente, piccole e grandi, nessuno privo di scheletri nei propri armadi, sia nel campo sunnita che in quello sciita, ma, ci insegnano i pragmatici… sono le regole del gioco.

Quella di Doha è una interessante vicenda, poiché il piccolo e ricco emirato, tra i maggiori produttori di gas naturale al mondo, è da qualche anno iperattivo sulla scena regionale, allargata al Nord e al Corno d’Africa e, forse, addirittura fino giù al Mozambico.

Doha è uno dei principali alleati della Turchia di Erdoğan, che finanzia lautamente (soldi importanti, soprattutto in un momento in cui la lira turca traballa e l’economia di Ankara è in gravi difficoltà) e di cui ospita un contingente di truppe sul proprio territorio.

Inoltre sostiene apertamente i palestinesi di Hamas, che sono al potere nella striscia di Gaza e, tanto per non farsi mancare nulla, getta l’occhio anche sul conflitto libico in atto.

Ma tutto questo non e sufficiente a fornire un’idea della dimensione attuale della proiezione internazionale qatarina, che forte della sua emittente satellitare al-Jazeera, combatte anche una guerra dell’informazione e della propaganda sul piano mediatico.

In attrito con i suoi ex fraterni partner del Consiglio di Cooperazione del Golfo (sauditi e emiratini in testa), ha però investito – e questo lo sottolinea anche nel comunicato stampa attraverso il quale accusa Fox News – in modo significativo nella base aerea di Al Udeid, «rendendola una delle strutture militari più avanzate al mondo e un centro dal valore inestimabile  per la lotta globale contro il terrorismo e l’estremismo».

Ma, tornando alla nota di protesta, essi affermano che: «Spyer e Weinthal sono costretti a riconoscere nell’ultimo paragrafo del loro articolo, che il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti ha chiarito l’importanza degli sforzi del Qatar come “uno dei più stretti alleati militari degli Stati Uniti nella regione” e ha sottolineato che “la cooperazione militare e in materia di sicurezza tra Stati Uniti e Qatar sta rendendo la regione più sicura e più stabile”».

Una dichiarazione conclusiva – si afferma – che mina l’iperbole contenuta in tutto l’articolo.

«Gli autori fanno di tutto per diffondere disinformazione, incluso un virgolettato di sei anni fa di un ministro tedesco in merito alle accuse contro il Qatar per il quale il governo della Repubblica Federale si è scusato pubblicamente e ha ammesso che non vi erano prove a sostegno di quelle affermazioni».

«È inquietante – conclude la nota – che gli autori e FoxNews.com utilizzino la tragedia avvenuta in Libano per promuovere storie false. L’obiettivo dovrebbe essere quello di sostenere il popolo libanese. A tal fine, lo Stato del Qatar sta già lavorando per assistere le persone colpite, inviando a Beirut carichi di aiuti sanitari urgenti, ospedali da campo, insieme a squadre di ricerca e soccorso. È arrivato il momento di ignorare le organizzazioni di parte che hanno un meschino interesse personale e che lavorano per macchiare la reputazione, diffondendo disinformazione e falsità. È al di sotto degli standard di FoxNews.com offrire spazio a questi soggetti».

Non sono mai casuali queste prese di posizione, anche in un contesto diplomaticamente degradato come quello mediorientale e anche alla luce delle rischieramenti delle componenti del dispositivo militare decisi dal Pentagono, interpretati (o fatti passare) a volte come segnali “politici” lanciati ai Paesi ospiti, alleati o “aiutati” che siano.

Di recente si è verificato in Germania, ma da quelle parti il fronte voluto dagli strateghi della NATO si è spostato ormai da tempo più a oriente, laddove i Russi li aspettano con gli Iskander, dunque la nuova “cortina di ferro” ha oltrepassato ampiamente la linea dell’Oder-Neisse.

Adesso le unità corazzate e meccanizzate servono in Polonia e nei Paesi baltici, non più a pochi chilometri da Hof.

Diverso è invece il Golfo Persico, infatti risulta difficile pensare che gli americani evacuino così in fretta Al Udeid, seppure a questo modo tutto sia possibile.

Meno di quattro mesi fa la Boeing ha riferito che a St. Louis era stato effettuato il primo volo di prova del nuovo F-15QA destinato all’aeronautica qatarina, una configurazione maggiormente avanzata del potente velivolo da combattimento F-15E Strike Eagle .

Si trattava della prima di trentasei macchine ordinate da Doha, che ha inoltre optato per altri trentasei caccia), sulla base di un accordo del valore di 6,2 miliardi di dollari stipulato nel 2017, un contratto che prevede la consegna dell’intera produzione entro la fine del 2023, nel 2026 in caso di eventuale secondo lotto opzionato.

Una commessa lucrosa che seguirà i destini degli F-35 turchi, trascinati dalle muscolari acrobazie politiche e militari del presidente Erdoğan?

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