TERRORISMO, misteri italiani (6). Strage di Bologna, a ormai quaranta anni di distanza una “verità giudiziaria” e ancora molti dubbi sulle reali responsabilità

Richiesta la de-secretazione di tutti gli atti relativi alla tremenda strage compiuta nel 1980 per fare definitivamente chiarezza sui fatti, mentre non pochi sono convinti che gli ex terroristi dei Nar siano estranei ai fatti. Intanto, la Procura Generale della Repubblica continua a esplorare l’ipotesi del finanziamento della P2 di Gelli ai neofascisti; insidertrend.it ripropone lo speciale sulla strage pubblicato lo scorso anno, comprensivo degli audio delle interviste

Riguardo alle responsabilità in ordine alla strage del 2 agosto 1980 Sergio d’Elia, segretario dell’associazione Nessuno tocchi Caino, non ha dubbi: Fioravanti e Mambro ne sono totalmente estranei. Egli ha oggi rilasciato all’agenzia di stampa ADN Kronos una lunga dichiarazione nella quale ribadisce il suo convincimento sulla questione.

Contestualmente, Galeazzo Bignami – parlamentare bolognese del partito della destra nazionalista “Fratelli d’Italia” – ha invece richiesto a gran voce al Presidente del Consiglio dei ministri Giuseppe Conte la de-secretazione di tutti gli atti relativi alla strage del 1980, «poiché – egli afferma – questo consentirebbe di acquisire ulteriori elementi per giungere alla completa conoscenza di quanto accadde».

«Non farlo – ha poi aggiunto – significa voler nascondere documenti che evidentemente contengono elementi che non si vogliono rendere noti, mentre farlo significa schierare definitivamente lo Stato dalla parte delle vittime e della città di Bologna, al di là delle parole di circostanza che ogni anno i bolognesi ascoltano. È nella penna del Presidente del Consiglio questa scelta e compierla nel quarantesimo anniversario della strage costituisce una decisione che andrebbe ben al di là del già forte valore simbolico».

«La teoria di stragi di Stato nel nostro Paese – ha dichiarato d’Elia – non si è certo fermata alla stazione di Bologna. Potrebbe essere “di Stato” anche quella di Bologna, nel doppio o alternativo senso di una strage che lo Stato, potendolo fare, non avrebbe impedito avvenisse, o di una strage che, una volta avvenuta,  lo Stato avrebbe coperto da una spessa e impenetrabile coltre di omertà. La “verità processuale” sulla strage di Bologna si specchia nel “segreto di Stato” che per oltre quaranta anni è stato imposto sulla strage di Bologna e sull’occultamento di possibili e più probabili verità alternative, indicibili e inconfessabili per la loro gravità. Non per libera convinzione ma per comune convenzione, non per un fondato giudizio ma per un diffuso pregiudizio, la strage doveva essere “fascista”. Si tratta della stessa convenzione che per decenni ha portato l’arco costituzionale a escludere il Movimento Sociale Italiano dalla vita democratica e a negargli la dignità di forza politica  del nostro Paese. Francesca Mambro e Valerio Fioravanti, che per storia e per loro stessa natura “fascisti” non sono mai stati, erano le vittime predestinate di questo luogo comune dominante: stragismo eguale fascismo. Aggiungo che, non per conoscenza diretta dei fatti e degli atti processuali, ma per conoscenza diretta del vissuto dei loro ultimi trenta anni, ho maturato l’assoluta convinzione della loro innocenza. Quando sono usciti dopo due decenni di pena espiata, come Nessuno tocchi caino abbiamo deciso di accoglierli, perché doppiamente innocenti, non solo diversi dal tempo del delitto, ma anche estranei al più grave dei delitti. Sono testimone del fatto che Marco Pannella diceva che avrebbe affidato loro l’educazione dei suoi figli. Per loro, militanti “fascisti”, era nato un comitato composto per lo più da “antifascisti” militanti che si chiamava “E se fossero innocenti?”. Dopo vent’anni non credo vi sia un solo promotore di quel comitato di “sinistra”, un solo rappresentante delle Istituzioni di questo Paese che, in scienza o coscienza, non abbia superato la cautela del dubitativo e dell’interrogativo posti all’origine e alla fine del nome di quel comitato. Le vittime della strage di Bologna vanno onorate innanzitutto del dovere più sacro che va reso loro, quello della ricerca della verità. Continuare a dare in pasto all’opinione pubblica colpevoli per convenzione, di comodo o di copertura, sarebbe la violazione più grave dei loro diritti, un alto tradimento della loro memoria».

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