EUROPA, Recovery Fund. Trovato l’accordo: arrivano i soldi e l’Ue tira avanti

Un debito comune finanzierà la ripresa economica. Dall’European Recovery Fund il l’Italia riceverà complessivamente 209 miliardi di euro, 36 in più rispetto alla proposta presentata dalla Commissione europea, questo a fronte di un ridotto decremento dei sussidi inizialmente previsti (che scendono dagli ipotizzati 81,8 miliardi a 81,4), tuttavia, la quota di prestiti risulta incrementata da 91 a 127,5 miliardi. A insidertrend.it ne ha parlato il professor Leonardo Becchetti

Alla fine l’accordo è stato raggiunto. Dopo novantadue ore di trattative (l’annuncio dell’intesa è stato effettuato alle cinque e mezza del mattino), alla riunione dei capi di Stato e di Governo a Bruxelles è stata concordata una soluzione al problema della profonda recessione economica in atto, la più grave nella storia dell’Unione europea.

L’European Recovery Fund dunque si farà, si tratta di 750 miliardi di euro da aggiungere al bilancio comunitario, altri 1.074 miliardi distribuiti nei prossimi sette anni. Di questi, 390 miliardi verranno erogati sotto forma di stanziamenti a fondo perduto (i cosiddetti «sussidi»), mentre i rimanenti 360 lo saranno nella forma di prestiti a beneficio degli Stati membri.

È evidente che quella che l’Europa sta attraversando è una situazione eccezionale e, per la prima volta nella sua storia, l’Unione, seppure tra acrimonie e mal di pancia, opta per gli inevitabili sussidi destinati a finanziare la ripresa e lo fa impegnandosi per un ammontare che supera tutti i suoi precedenti storici, incluso quello del 2010-2012, quando si rese necessario intervenire energicamente per salvare la zona euro messa in pericolo dalla crisi economico-finanziaria di allora, quella che era divampata sull’altra sponda dell’Atlantico.

Secondo Charles Michel – Presidente del Consiglio europeo e instancabile mediatore, che nel corso di quest’ultimo drammatico vertice si è reso protagonista per le sue continue proposte di composizione degli interessi dei vari Paesi membri in disaccordo – «quella di oggi è una giornata storica per l’Europa».

Non ha tutti i torti, poiché durante le giornate di questo fine settimana lo spettro del superamento del punto di non ritorno verso la frantumazione della stessa Unione europea ha aleggiato continuamente su Bruxelles.

Ora vedremo se questa decisione «trasformerà per davvero – come ha dichiarato il Presidente francese Emmanuel Macron – il volto dell’Europa in modo durevole» oppure no.

E l’Italia? Non vi è dubbio che per Roma l’iniezione di denaro sarà benefica, salvifica probabilmente, indispensabile a varare – come ha sottolineato il Presidente del Consiglio dei ministri Giuseppe Conte – «un piano di rilancio ambizioso adeguato alla crisi».

I 750 miliardi di euro del Recovery Fund si aggiungono al “pacchetto di emergenza” già approvato in precedenza, cioè i 540 miliardi tra linee di credito del MES (meccanismo europeo di stabilità) per fronteggiare la pandemia, i 100 miliardi previsti dal SURE (Support to mitigate Unemployment Risks in an Emergency) al fine di contribuire alla copertura delle spese relative alla cassa integrazione per i lavoratori divenuti disoccupati e i 200 miliardi stanziati dalla Banca europea per  gli investimenti (BEI) destinati a finanziare le imprese.

A tutti questi provvedimenti vanno inoltre aggiunti gli acquisti di titoli del debito pubblico dei Paesi membri da parte della Banca centrale europea (BCE), per un ammontare di 1.350 miliardi.

la politica, si sa, è l’arte del possibile, un assunto che ha trovato conferma nelle concessioni, le più sgradevoli, come quella che ha evitato l’imposizione della condizionalità all’erogazione dei fondi del Recovery Fund e del bilancio pluriennale dell’Ue a Ungheria e Polonia, che avrebbe dovuto prevedere il pieno rispetto da parte di questi due Paesi dei diritti civili.

Ma non solo per questi sono state fatte eccezioni, infatti anche i «frugali» hanno imposto sul tavolo della trattativa i loro desiderata, ottenendo una maggiorazione dei consistenti sconti al bilancio comunitario, con l’intransigente Olanda che tratterrà la quota di dazi (dal 20 al 25%) che altrimenti sarebbe destinata al bilancio comune, ottenendo inoltre un fondo speciale per le conseguenze della brexit, che ha particolarmente danneggiato Amsterdam.

Infine, due parole sul cosiddetto «freno di emergenza» concepito da Charles Michel, che consentirà di trascinare un Paese membro davanti al Consiglio europeo nel caso in cui questo non dovesse mantenere gli impegni assunti in termini di riforme strutturali decisione eventualmente presa all’unanimità.

Dall’European Recovery Fund l’Italia riceverà complessivamente 209 miliardi di euro, 36 in più rispetto alla proposta presentata dalla Commissione europea, questo a fronte di un ridotto calo dei sussidi (che scendono dagli ipotizzati 81,8 miliardi a 81,4), ma di una quota di prestiti incrementata da 91 a 127,5 miliardi.

Una parte di questo denaro, per mezzo di una soluzione ponte concordata dal Governo italiano con i partner europei, sarà disponibile già entro il 2020, anche se il Recovery Fund sarà esecutivo soltanto l’anno prossimo.

Adesso Roma dovrà presentare all’Europa un proprio coerente programma di riforme e investimenti e, soprattutto, attuarlo poi perseguendo il massimo profitto possibile per il Paese, tenendo sempre ben presente, però, che sul capo dell’Italia penderà l’inesorabile spada di Damocle del «freno di emergenza» di Bruxelles.

Assieme al professor Leonardo Becchetti – docente di Economia presso l’Università degli Studi Roma 2 Tor Vergata, attualmente consigliere economico del ministro dell’Ambiente e membro della task force della Regione Lazio che segue il programma di ripresa economica (Lazio Lab) – insidetrend.it ha affrontato le varie tematiche relative all’immediato futuro per il Paese, a partire dalle scelte del Governo riguardo all’impiego dei finanziamenti ottenuti in sede europea.

Come verranno spesi tutti questi soldi?

A254 – ECONOMIA, EUROPEAN RECOVERY FUND: COME SPENDERE QUESTI MILIARDI? Il professor LEONARDO BECCHETTI affronta l’argomento relativo ai finanziamenti europei dei quali beneficerà l’Italia.

Un debito comune finanzierà la ripresa economica. Dall’European Recovery Fund il l’Italia riceverà complessivamente 209 miliardi di euro, 36 in più rispetto alla proposta presentata dalla Commissione europea, questo a fronte di un ridotto decremento dei sussidi inizialmente previsti (che scendono dagli ipotizzati 81,8 miliardi a 81,4), tuttavia, la quota di prestiti risulta incrementata da 91 a 127,5 miliardi.

Una parte di questo denaro, per mezzo di una soluzione ponte concordata dal Governo italiano con i partner europei, sarà disponibile già entro il 2020, anche se il Recovery Fund sarà esecutivo soltanto l’anno prossimo.

Adesso Roma dovrà presentare all’Europa un proprio coerente programma di riforme e investimenti e, soprattutto, attuarlo poi perseguendo il massimo profitto possibile per il Paese, tenendo sempre ben presente, però, che sul capo dell’Italia penderà l’inesorabile spada di Damocle del «freno di emergenza» di Bruxelles.

Assieme al professor Leonardo Becchetti – docente di Economia presso l’Università degli Studi Roma 2 Tor Vergata, attualmente consigliere economico del ministro dell’Ambiente e membro della task force della Regione Lazio che segue il programma di ripresa economica (Lazio Lab) – insidetrend.it ha affrontato le varie tematiche relative all’immediato futuro per il Paese, a partire dalle scelte del Governo riguardo all’impiego dei finanziamenti ottenuti in sede europea.

Condividi: