AFGHANISTAN, prospettive. NATO e Usa sperano che «la notte sia passata»

Nonostante il ritiro dei soldati statunitensi a seguito degli accordi, la violenza tra talebani e le forze afghane è aumentata, malgrado questo il presidente Usa Donald Trump ha confermato la sua decisione di «riportare i soldati americani a casa», mettendo così in discussione la presenza militare di Washington nella regione

di Giuseppe Morabito, Brigadier General (ITA A), Director Rome Capital Training School, NDCF, IGSDA, IIHL – Il 14 luglio la NATO ha emesso l’ennesima dichiarazione d’intenti sulle relazioni con l’Afghanistan che si può sintetizzare nei seguenti quattro punti.

Il primo riguarda la forte richiesta di un processo di pace d’iniziativa afgana, volto a trovare una risoluzione politica che metta fine a decenni di conflitti. Tale soluzione è considerata l’unico modo per offrire pace sostenibile al popolo afghano e garantire la sicurezza e la stabilità a lungo termine nel paese.

La NATO e i suoi partner s’impegnano, nello stesso tempo, a contribuire a creare uno scenario favorevole a questo risultato e chiedono a tutte le parti in causa di risolvere rapidamente le problematiche che precludono ancora l’avvio di negoziati.

Segue la dichiarazione che l’attuale livello di violenza, causato soprattutto dagli attacchi dei talebani contro le forze di difesa e di sicurezza nazionali afgane, rimane inaccettabilmente elevato e causa instabilità e mina la fiducia nel processo di pace.

Durante i cessate il fuoco delle festività mussulmane (Eid al-Fitr) e i conseguenti periodi di riduzione della violenza che hanno portato alla firma dell’accordo talebano-americano e all’emissione della Dichiarazione congiunta USA-Afghanistan, tutte le parti hanno dimostrato la volontà politica e la capacità di fermare i combattimenti.

Dato l’impatto del Virus di Wuhan (Covid-19), i paesi dell’Alleanza hanno dato seguito all’appello delle Nazioni Unite affinché i talebani accettino un cessate il fuoco umanitario che si applichi a entrambe le parti in causa.

Governo e Talebani sono chiamati anche risolvere urgentemente le questioni concernenti le liberazioni dei prigionieri.

Il terzo punto riguarda la presenza militare dell’Alleanza e dei suoi partner nella missione in Afghanistan che, se le condizioni lo consentiranno, si adeguerà alla situazione contingente per continuare a sostenere il processo di pace, avviato dai già citati accordi Stati Uniti-Talebani e dalla Dichiarazione congiunta Stati Uniti-Afghanistan.

In tale quadro c’è una chiara esortazione al governo della Repubblica islamica dell’Afghanistan e i talebani a rispettare i loro impegni, incluso l’avvio di negoziati intra-afgani e la garanzia che i terroristi non trovino più rifugio sicuro sul suolo afghano. I recenti terribili e sanguinari attacchi contro la popolazione in tutto l’Afghanistan sottolineano l’urgenza di rispettare questi impegni. Nel quarto punto la NATO ribadisce il suo impegno nei confronti dell’Afghanistan, del popolo afghano e delle forze di sicurezza afghane attraverso la missione in atto nella convinzione che i negoziati intra-afgani porteranno a un accordo di pace duraturo e globale che porrà fine alla violenza, salvaguarderà i diritti umani di tutti gli afgani, difenderà lo stato di diritto e garantirà che l’Afghanistan non serva più rifugio sicuro per i terroristi.

Nelle stese ore gli Stati Uniti, hanno fatto trapelare la notizia che, nell’ambito di un accordo con i talebani, hanno chiuso cinque basi militari che erano/sono nelle province di Helmand, Uruzgan, Paktika e Laghman.

Secondo gli accordi presi, gli Stati Uniti avevano 135 giorni per mantenere l’impegno di ridurre le truppe a 8.600 da quasi 14.000.

L’accordo era stato firmato il 29 febbraio e mira a ridurre la violenza nella speranza di favorire i sopra citati colloqui bilaterali tra il governo afgano e i talebani che, nello stesso tempo, hanno concordato di non consentire ad al-Qaeda, Daesh o qualsiasi altro gruppo militante di operare nelle aree che controllano.

“Gli Stati Uniti hanno lavorato duramente per portare a termine la prima fase degli impegni previsti dall’accordo, anche per ridurre le forze lasciando cinque basi e le truppe della NATO sono diminuite in numero proporzionale”, ha dichiarato il rappresentante speciale americano per l’Afghanistan Khalilzad.

Rimangono comunque operative le più grandi basi statunitensi quali quella di  Bagram nei pressi di Kabul e la base aeroportuale di Kandahar nell’Afghanistan meridionale.

E’ importante rimarcare che nonostante la riduzione dei soldati statunitensi a seguito degli accordi, la violenza tra talebani e le forze afghane è aumentata e che il Presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha confermato la sua decisione di «riportare i nostri soldati a casa» dall’Afghanistan, mettendo in discussione la presenza militare americana nella regione.

Dichiarazione questa molto simile a quella che lo stesso Presidente ha recentemente fatto quando ha minacciato il ritiro delle truppe dalla Germania e/o il loro riposizionamento Polonia.

C’è solo da sperare che questa volta il peggio sia veramente passato e che, come ha scritto Jim Morrison: «Non c’è  notte tanto lunga da non permettere al sole di risorgere il giorno dopo».

Condividi: