L’OPINIONE, politica e impresa. Marsiglia (FederPetroli Italia) commenta le recenti dure parole di Bonomi sul governo in carica

«Profumo (Leonardo S.p.A.) ha ragione: anche questa è politica. La polemica a distanza tra Leonardo e Confindustria impone un ragionamento sulla responsabilità degli “uomini di Stato” e degli “uomini di industria”»

di Michele Marsiglia, presidente di FederPetroli Italia, pubblicato da “L’Indro” il 26 Giugno 2020 – Questa settimana si è accesa una polemica sulle parole pronunciate dal CEO di Leonardo (ex Finmeccanica) Alessandro Profumo riguardo alle dichiarazioni del nuovo presidente di Confindustria Carlo Bonomi.

Nei scorsi giorni Bonomi aveva affermato che «questa politica rischia di fare più danni del Covid». Non solo, in occasione degli Stati Generali dell’Economia convocati dal Presidente del Consiglio dei ministri Giuseppe Conte a Villa Pamphili, Bonomi aveva più volte criticato le azioni dell’Esecutivo, provocando qualche malumore anche tra i suoi stessi alleati di Viale dell’Astronomia.

Alessandro Profumo, rispondendo a una domanda riguardo alle dichiarazioni rese da Bonomi, ha risposto – e ne riportiamo virgolettato –  che: «Nella gravità della situazione, anzi, in virtù di essa, siamo di fronte alla possibilità di ridisegnare la politica industriale del Paese, all’insegna di un nuovo rapporto tra pubblico e privato, capace di orientare gli investimenti strategici sui settori chiave dell’economia del futuro. La mano invisibile del mercato e la mano visibile dello Stato devono tornare a lavorare insieme, quest’ultima con l’obiettivo di creare quel contesto di infrastrutture e tecnologie abilitanti capaci di liberare tutta l’energia dell’iniziativa privata. È il cuore di quella che Adam Smith identificava come la Ricchezza delle Nazioni». Parole che sono state pubblicate sul portale della Fondazione Leonardo.

Attraverso una sua dichiarazione rilasciata al Tg2, Profumo ha avuto poi modo di approfondire, seppure  telegraficamente: «Non condivido la posizione di Bonomi – ha egli affermato in quell’occasione -, è facile criticare da fuori. A oggi, torno a dire, non ho capito quale sia la proposta di politica industriale. Certamente ci sono tantissime difficoltà. Credo che non sia il momento di usare un vocabolario che io definisco del Novecento, di recriminazione».

«Troppo duro?» – aveva quindi rilanciato il giornalista.

«Non è un problema di durezza – è stata infine la replica del CEO di Leonardo -, lo trovo vecchio, che secondo me è anche peggio».

Ed è proprio qui che ci soffermiamo. Con questo articolo non vogliamo polemizzare con nessuno dei due litiganti, né tanto meno fare da terzi e godere, ma indicare e fornire una personalissima interpretazione di ciò che un “uomo di poltrona pubblica” deve anche fare e, nella responsabilità di vertice di una partecipata di Stato, saper ben equilibrare ogni attacco e polemica.

Chi ci legge da anni sa che con FederPetroli Italia non abbiamo mai risparmiato di criticare o elogiare i governi di volta in volta in carica o qualche politico. Nel bene e nel male del loro operato, laddove se ne è verificata la necessità non ci siamo mai risparmiati di attaccare – industrialmente parlando – qualche società petrolifera per via delle sue politiche industriali errate, nonostante esse costituiscano il nostro pane quotidiano. Tuttavia, esiste anche una condotta da mantenere, che il più delle volte si chiama «Responsabilità».

Sia chiaro: ogni individuo è libero di dire quello che crede nonostante le posizioni sociali che occupa, però è anche vero che i continui attacchi e lamentele non portano da nessuna parte.

Covid-19 nessuno poteva immaginarlo, lo sappiamo bene tutti, malgrado si affermi di scienziati e professoroni «che sapevano»: si poteva anticipare un lockdown, ma scampare a questa ondata epidemica penso proprio di no.

Quindi nessuno era pronto, non solo Giuseppe Conte e tutta la squadra di governo, neanche l’America, neanche la Spagna, neanche il Brasile… quindi non è una situazione italiana.

Frasi che ricorrono ormai quotidianamente «ma, i nostri politici»… e via con tutte le più grandi accuse. Pensate che all’estero queste lamentele non le facciano?

Non confondiamo, però, gli stipendi dei parlamentari e i loro privilegi con il Covid-19, poiché altrimenti, con una rabbia chiamata coronavirus, andremo a infilare nello stesso calderone gran parte di nostri pensieri e, in questo caso, nel “paniere Covid-19” ci metteremmo anni di opinione pubblica scontenta di governi e governicchi.

Se la  destra fosse adesso al governo sarebbe stato lo stesso, mentre se ci fossero stati altri non sarebbe cambiato nulla. Questa situazione sarebbe stata difficile per tutti e le conseguenze non le stiamo pagando soltanto noi, perché le criticità ci sono in tutto il mondo.

Quindi Bonomi (che non è un uomo di Stato, bensì di Industria) poteva essere più cauto, anche perché qualcuno potrebbe replicargli: «E se ci fosse stato Bonomi al posto di Conte?».

Un grande giornalista italiano mi ha insegnato che non bisogna gioire delle disgrazie altrui. Già, è un principio che abbiamo imparato fin da quando eravamo bambini, ma attaccare un esecutivo, un CEO, o qualcun’altro che si trova in una difficile situazione politica o personale, è un’azione che vale zero.

Era proprio necessario che Bonomi, nell’esercizio delle sue funzioni nelle vesti di rappresentante primo di Confindustria, si lasciasse andare e pronunciasse quelle parole proprio adesso?

A chi me l’ha chiesto ho risposto che sono d’accordo con Alessandro Profumo, senza ombra di dubbio.

Bisogna modernizzarsi nel dialogo, nell’approccio, nella dialettica: non si può fare sempre l’opposizione di qualcuno per prassi. Siamo nel 2020 e il mondo cambia velocemente, quindi anche le parti sociali devono cambiare, quindi c’è bisogno di essere costruttivi.

Tuttavia, in questa particolare situazione c’è anche bisogno di essere “uomini di Stato” e, in questo caso, Profumo rappresenta lo Stato, poiché con Leonardo (ex Finmeccanica) rappresenta sia in Italia che all’estero il Paese. Certo, nel proprio settore di competenza e, non dico che dovrebbe difendere lo Stato ed il Governo in carica, però può esserne un braccio portante.

Chiariamoci bene: non voglio dire che se si viene nominati e si siede su una «poltrona pubblica» di debba dire sì a tutti e fare il servo di qualcuno, però si ha il dovere di essere una persona di fiducia.

Immaginate un’azienda di Stato che vada contro lo Stato, oltre al danno sarebbe una pessima figura per quel paese.

La politica, signori miei, è anche questa: saper fare squadra, saper fare casta e saper essere uomini di fiducia.

A chi in questi ultimi giorni mi ha domandato: «Presidente: le sembra giusto che ci sia Vittorio Colao con migliaia di consulenti?», ho risposto che «è politica anche questa».

Tuttavia, ognuno ha le proprie idee su come debbano andare le cose e su come, invece, vanno effettivamente…

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