NUCLEARE, de-commissioning. Slovacchia, procede lo smantellamento in sicurezza del reattore di Bohunice

La disattivazione delle unità 1 e 2 della centrale a opera della Westinghouse e della slovacca JAVYS viene resa possibile dal finanziamento europeo della BERS. Si tratta di un impianto risalente al tempo della Cecoslovacchia comunista realizzato sulla base di parametri sovietici

Il programma di decomissioning della centrale nucleare slovacca di Bohunice V1 nella Repubblica slovacca ha superato l’importante traguardo della rimozione del primo bacino a pressione del reattore che consentirà ora lo smantellamento da remoto dell’impianto.

La struttura metallica, dal peso di 196 tonnellate e alta 11 metri, è stata sollevata dal suo scudo protettivo in cemento armato e trasferita nell’impianto di taglio subacqueo di recente realizzazione.

Si tratta del “cuore” del reattore nucleare, il luogo nel quale avviene il processo di  ebollizione dell’acqua con conseguente produzione del vapore necessario al funzionamento delle turbine elettrogeneratrici.

Tomáš Klein, direttore dei lavori di disattivazione, ha al riguardo dichiarato: «Questo passaggio rappresenta una pietra miliare nel processo complessivo di decommissioning, effettuato in sicurezza e con efficienza. Le imminenti attività di smantellamento delle altre componenti all’interno del reattore ridurranno la radioattività del sito di quasi il 100% entro la fine del 2022».

Infatti, è previsto che la prossima fase dei lavori sia quella dello smantellamento dei reattori e il successivo trattamento per lo stoccaggio o lo smaltimento sicuro dei materiali di risulta.

Il project manager dell’operazione, Tibor Rapant, commentando l’evento ha sottolineato come «spostamento dalla propria sede della componente a pressione del reattore rappresenta il completamento di un processo durato due anni. Esso, durato circa tre ore, è stato effettuato utilizzando la gru principale della sala reattori, macchina che ha una capacità di sollevamento pari a 250 tonnellate. I materiali derivanti dalle attività di smantellamento verranno immagazzinati o smaltiti in sicurezza presso il deposito nazionale rifiuti radioattivi oltreché nell’impianto di stoccaggio provvisorio di Bohunice».

L’operazione è stata eseguita con successo malgrado gli impedimenti attualmente imposti dalle norme entrate recentemente in vigore al fine di prevenire la diffusione della pandemia da coronavirus, misure di emergenza ora revocate.

La disattivazione delle unità 1 e 2 della centrale nucleare di Bohunice – che vede impegnato un team di tecnici della Jadrová a Vyraďovacia Spoločnosť, A.S. (JAVYS) coordinati dalla Westinghouse – è stata finanziata da un fondo internazionale di sostegno dedicato istituito nel 2001, a esso contribuiscono la Commissione europea e alcuni Paesi membri dell’Unione (Austria, Danimarca, Francia, Irlanda, Paesi Bassi, Spagna, Svizzera e Regno Unito), mentre la Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo svolge la funzione di gestore del fondo medesimo.

Il fondo finanzia i progetti di disattivazione in sicurezza delle unità 1 e 2 dell’impianto nucleare slovacco, questo anche in vista dell’introduzione nel Paese mitteleuropeo di nuovi impianti di elettrogenerazione che contribuiranno a ridurre al minimo l’impatto derivante dalla chiusura della centrale nucleare di Bohunice, i cui lavori dovrebbero venire ultimati entro il 2025.

La BERS è l’unica istituzione finanziaria internazionale impegnata (dal 1993) in programmi di sicurezza nucleare e decommissioning di centrali.

Oltreché in Slovacchia, la banca partecipa anche alla disattivazione dei reattori nucleari di tipo sovietico in Bulgaria e Lituania, nella bonifica/trasformazione del sito Chernobyl, nella gestione dei rifiuti radioattivi nella Russia nord-occidentale e negli impianti in disuso per la lavorazione dell’uranio in Asia centrale.

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