LIBIA, retroscena e storie correlate. Dietro alla liberazione della cooperante italiana la lotta per l’egemonia sul Paese nordafricano?

Turchia e Russia si spartiranno il Paese nordafricano e l’Italia dovrà forse pagare un prezzo per restare. Intanto il gioco si fa duro nel Corno d’Africa, dove Somalia e Kenya si contendono i giacimenti offshore

Era prevedibile che la polemica sulle possibili contropartite che l’Italia dovrà pagare ai servizi segreti turchi a fronte dell’aiuto fornito da Ankara nell’operazione che ha portato alla liberazione della cooperante Silvia Romano non si sarebbero esaurite in poco tempo.

Infatti, anche se in questi ultimi giorni, oggi in modo particolare, le attenzioni dell’opinione pubblica si sono indirizzate in massima parte sul voto di “sfiducia personale” al ministro di Giustizia Alfonso Bonafede – scontato nell’esito, poiché il Governo Conte 2 nessuno nella maggioranza (e magari nemmeno nell’opposizione) lo vuole fare cadere -, la vicenda del Corno d’Africa avrà sicuramente degli strascichi interessanti.

Da Mogadiscio a Tripoli. Nel Paese nordafricano dilaniato dalla guerra civile è in atto una mutamento profondo che sta portando alla parziale sostituzione di quei soggetti esterni che, fino a quando il controllo del territorio (in una maniera o nell’altra) era esercitato dal colonnello Gheddafi, avevano voce in capitolo, ma che ora gradualmente vengono estromesse.

Nuovi attori calcano il palcoscenico di quella che fu la Jamahiriyya, sufficientemente potenti e scaltri per poterlo fare, oppure magari disperati e indotti a un impegno nello «scatolone di sabbia» perché messi alle strette dalle dinamiche innescate dai loro stessi indirizzi politico-strategici. Facile comprendere a chi ci si riferisca.

Recentemente, esprimendosi con toni critici nei confronti dell’attuale politica estera del Governo italiano, analizzando per la rivista “Formiche” la situazione e gli scenari futuri della Libia (Vi racconto la nuova geopolitica africana e mediterranea della Turchia), Giancarlo Elia Valori ha affermato che la Federazione Russa e la Turchia si divideranno quel paese.

Lo faranno – ha scritto nel suo fondo l’ex Presidente di Autostrade s.p.a. – «facendo riferimento ai due campi avversi: il GNA tripolino di Fayez al-Serraj, che ha forti legami con la Fratellanza musulmana (come per altro l’attuale regime di Istanbul), e molto più stretto ancora diverrà il legame con l’Ikhwan, la Fratellanza della Turchia di Erdoğan, visto il forte e recentissimo rallentamento del nesso strategico tra la Fratellanza e il Qatar, che ormai mira a un accordo stabile con l’Arabia Saudita».

Egli, preconizzando poi una «radicale divisione all’interno della geostrategia dell’intera ummah coranica», aveva aggiunto che: «In Libia si andrà verso una sorta di instabilità programmata, ma con un’importantissima variabile, quella della sostanziale espulsione dal Paese di ogni reale influenza dell’Unione europea e dei principali attori che, fino a ora, hanno tirato le fila della politica e della guerra libica, cioè Francia, Italia, Gran Bretagna, ma con una interessante presenza statunitense ai bordi».

Valori, infine, concludeva affermando che: «La futura Libia sarà divisa in due o, forse, tre pezzi e soltanto Mosca e Ankara d’ora in poi avranno vera voce in capitolo nel quadrante fra Tripoli e Bengasi e nel loro intorno strategico, cioè in Ciad, Mali, Tunisia, Algeria ed Egitto».

Ankara difende con i denti i propri interessi nel bacino del Mediterraneo, inviando i suoi soldati anche in Libia. Il gruppo di potere del partito al governo, l’AKP, segue la linea interventista tracciata dal presidente, che ha portato la Turchia a scontrarsi duramente con una serie di paesi rivieraschi (Italia inclusa) a causa dello sfruttamento delle risorse energetiche sottomarine attorno all’isola di Cipro.

A questo scopo risponde la ridefinizione unilaterale (meglio: bilaterale, poiché ha visto la partecipazione del presidente libico al-Serraj) delle reciproche zone economiche esclusive e della SAR Zone (Search and Rescue Zone), che significano materie prime energetiche e immigrazione, due formidabili risorse economiche e strategiche in tempi di guerre ibride.

Il declino dell’uomo forte e gli affari africani dei siloviki. In questa fase del conflitto il generale Khalifa Haftar, dopo aver tentato l’assalto alla capitale si trova in evidenti difficoltà sul piano militare. Le sconfitte sul campo di battaglia si susseguono, il suo composito schieramento ha perduto importanti posizioni sul terreno che finora gli avevano permesso di effettuare operazioni a ridosso e all’interno della stessa Tripoli.

Cosa dunque potrà succedergli? In Libia quasi tutti trattano con entrambi i belligeranti, anche la Russia lo fa.

Dati gli sviluppi, Mosca è alla ricerca di ulteriori interlocutori, poiché ha bisogno di un “salvagente” al quale aggrapparsi qualora l’attuale alleato ufficiale, il generale Khalifa Haftar, non dovesse prevalere sul campo di battaglia sul suo nemico Fayez al-Serraj, come per altro i rovesci militari sembrerebbero far presagire.

Infatti, nei deserti e nelle città del vasto Paese nordafricano non è come in Siria, dove il Cremlino si interfaccia con un alleato storico (l’ultimo degli al-Assad) con il quale non persegue il conseguimento di specifici obiettivi, ma ha impostato una strategia di lungo termine e, quindi, è con esso strettamente legato.

In Libia i russi giocano su due tavoli. Apparentemente schierati su un fronte contrapposto all’altro, in realtà mantengono intensi rapporti con il governo di Tripoli, quello internazionalmente riconosciuto e direttamente sostenuto dai turchi.

Non ha torto Elia Valori quando afferma che le intenzioni di Mosca e di Ankara sono quelle di spartirsi il Paese, magari ricorrendo a una formula “pulita”, qualcosa che potrebbe essere ricalcato sugli Accordi di Astana sulla Siria, che gli permetterebbe di stabilizzare per davvero il Paese nordafricano e successivamente spartirselo in aree di influenza.

Chissà, magari a quel punto l’uomo forte della Cirenaica non servirà più e allora qualcuno potrà pensare di sostituirlo con qualche “nuova figura” espressione più moderata e conciliante espressa da Tobruk.

Per il momento i contractors del Gruppo Wagner si limitano in massima parte a svolgere attività di consiglieri militari, evitando di impegnarsi direttamente nei combattimenti contro l’esercito di Tripoli.

Tripoli è importante per Mosca, poiché le sue forze controllano porzioni di territorio limitrofe a quelle dove i tecnici delle imprese russe dell’Oil & Gas sono in procinto di riprendere le loro attività. Nel bacino energetico di Ghadames, proprio vicino alla linea del fronte.

Ma non basta, perché non va neppure dimenticato che le società russe del settore hanno recentemente stipulato degli importanti contratti con la National Oil Corporation libica (NOC) e, senza la fornitura delle necessarie garanzie di sicurezza da parte di entrambi i belligeranti le operazioni di ricerca degli idrocarburi non potrebbero certamente avere luogo.

È dal dicembre dello scorso anno che la Tatneft ha ripreso a condurre le attività di acquisizione sismica nel bacino di Hamada, incaricando la Arab Geophysical Exploration Services Company di effettuare i relativi lavori nel blocco 4/82 del bacino di Ghadames, prevedendo un miliardario investimento nell’estrazione proiettato fino all’anno 2040.

Questo mentre la Intershell (affiliata Gazprom) si è accordata con la NOC per effettuare delle prospezioni nel bacino della Sirte, area che attualmente ricade sotto il controllo delle forze del Governo di Accordo Nazionale di Tripoli.

Da Tripoli a Mogadiscio. «Tra Somalia e Kenya c’è di mezzo il petrolio», così Michele Marsiglia ha commentato la liberazione della cooperante italiana avvenuta in Somalia. Egli, che è il presidente di FederPetroli Italia (un’associazione di categoria di imprenditori del settore Oil & Gas) si è spinto addirittura a definire la vicenda somala come un «intrigo» che vedrebbe coinvolti diversi paesi, tra i quali appunto la Turchia, indicandone gli interessi in campo energetico anche nelle acque dell’Africa orientale.

Veniamo dunque all’intrigo. Al riguardo Marsiglia ha affermato che l’attenzione dei media si è soffermata sull’aiuto fornito dall’intelligence di Ankara a quella italiana nella liberazione di Silvia Romano, evidenziando però come l’Africa rivesta un ruolo determinante sulla scena energetica internazionale, «si potrebbe dire al pari del Medio Oriente – ha proseguito il presidente di FederPetroli Italia -, considerando che diversi progetti sono rimasti bloccati per anni, si pensi a Mozambico, Angola e Congo. Prima o poi qualcuno verrà a battere cassa, perché si attendono stravolgimenti di natura geopolitica. I due Paesi africani per noi rivestono una importanza nevralgica dati gli importanti giacimenti petroliferi offshore esistenti sotto le acque di Somalia e Kenya, laddove la linea di confine comune è da anni fonte di contenzioso. Le acque dell’Oceano Indiano, dove si trovano questi giacimenti sono direttamente collegabili alla Penisola arabica e al Golfo Persico, in un triangolo imperfetto ma strategico».

Secondo la sibillina ricostruzione degli antefatti operata da Marsiglia, la liberazione della cooperante italiana avrebbe «destabilizzato alcuni attori internazionali interessati alle zone petrolifere africane».

Tre, sarebbero dunque i fronti attualmente aperti, «ed è forte la preoccupazione – ha sottolineato Marsiglia – riguardo a cosa accadrà in Libia, visto l’aiuto fornito da Ankara all’Italia e la corrispettiva moneta di scambio che i turchi si attendono da noi, magari per permettere alle nostre compagnie di restare. D’altro canto, le nostre analisi si focalizzano anche su cosa la Somalia e il Kenya chiederanno, non solo all’Italia, ma anche alle compagnie petrolifere internazionali che detengono le quote nello sfruttamento dei giacimenti offshore. Da qualche giorno anche i nostri telefoni sono più caldi, ma c’è ancora qualcuno che non si sbilancia: l’operazione Silvia Romano non è chiara a livello internazionale. Bene, ovviamente, che la cooperante sia tornata a casa sana e salva, però, dietro a tutto questo qualcuno verrà a riscuotere il prezzo, che non sarà leggero. E non si tratterà esclusivamente dell’energia Italiana, ma anche di quegli Stati con le loro relative compagnie petrolifere, che hanno fatto dell’Oceano Indiano un hub strategico per il futuro del settore energetico».

Oltre all’Italia, si tratterebbe di Francia, Regno Unito, Norvegia e Usa, tutti interessati ai blocchi offshore nn. 152, 153, 164, 165, 177, 178, 204.

Questi vengono ufficialmente offerti in licenza di esplorazione dal Ministero del Petrolio di Mogadiscio in ultima pubblicazione di gara, il totale è rappresentato da quindici blocchi esplorativi con riserve stimate dal valore complessivo di circa 30 miliardi di barili di greggio.

L’Africa orientale è da tempo uno degli obiettivi strategici di Arabia Saudita e Qatar, in particolare, Nairobi e Riyadh hanno ottime relazioni, questo mentre la Somalia è da tempo sostenuta dal Qatar, petromonarchia del Golfo Persico che ha contribuito all’ascesa al potere del presidente Mohamed Abdullahi Farmajo, con gli Emirati Arabi Uniti (EAU), grandi alleati dei sauditi, che contrastano Doha.

Da Mogadiscio a Piazzale Mattei. Nulla accade mai per caso, né sul campo di battaglia, né in Parlamento e tantomeno nel mondo dei mass media.

Negli ultimi giorni la figura di Claudio Descalzi – da poco riconfermato per un altro mandato alla carica di amministratore delegato dell’Eni -, è oggetto di continui attacchi.

Egli è imputato in un importante processo per corruzione il cui svolgimento è atteso per il prossimo futuro, ma intanto i suoi detrattori, nuovi o vecchi, non perdono occasione per bersagliarlo.

Persino questa mattina al Senato della Repubblica, nel corso della seduta per la votazione della sfiducia al ministro della Giustizia si è presentata l’occasione per farlo, mentre nella serata di ieri, durante una trasmissione televisiva, a criticarlo duramente era stato un noto analista strategico statunitense di orientamento conservatore.

Un aspetto affrontato dallo stesso presidente di FederPetroli Italia nella sua conversazione con insidertrend.it, correlato con le dispute per il controllo dei giacimenti offshore del Corno d’Africa.

«Questo cambio di equilibri in Africa – ha infatti concluso Marsiglia – probabilmente ha elementi di connessione con quanto sta accadendo ed è accaduto ai vertici societari di Eni.

«Ritengo che il grande sviluppo del gruppo di Piazzale Mattei in Africa a qualcuno dia fastidio, ma questo è normale. E allora, ogni tanto, un piccolo colpo alla nostra impresa energetica nazionale può fare comodo a molti di quelli che attendono irrequieti alla finestra gli sviluppi degli eventi».

محمدالشوربجى

ليبيا والقصص ذات الصلة. النضال من أجل الهيمنة وراء تحرير الرهينه  الايطاليه؟

 

ستقوم تركيا وروسيا بتقسيم الدولة الواقعة في شمال إفريقيا وربما تضطر إيطاليا لدفع ثمن البقاء. في هذه الأثناء ، تصبح اللعبة صعبة في القرن الأفريقي ، حيث تتنافس الصومال وكينيا على منصات البترول البحريه .

كان من المتوقع أن الجدل حول الثمن  المحتمل  الذى  ستضطر إيطاليا إلى دفعه إلى المخابرات التركية مقابل المساعدة التي تقدمها أنقرة في العملية التي أدت إلى الإفراج عن سيلفيا رومانو المتطوعه  لن ينتهي قريبًا.

في الواقع ، حتى لو تم توجيه انتباه الرأي العام في الأيام القليلة الماضية ، اليوم بطريقة معينة ، إلى حد كبير إلى تصويت “عدم الثقة الشخصية” على وزير العدل ألفونسو بونافيدي –   ، فى حكومة كونتي 2 لا أحد في الأغلبية (وربما حتى في المعارضة) لا يريد إسقاطها – إن قصة القرن الأفريقي ستكون لها بالتأكيد عواقب مثيرة للاهتمام.

من مقديشو إلى طرابلس. في الدولة الواقعة في شمال أفريقيا التي مزقتها الحرب الأهلية ، يجري تغيير عميق يؤدي إلى الاستبدال الجزئي لتلك الموضوعات الخارجية ، طالما أن السيطرة على الإقليم (بطريقة أو بأخرى) من قبل العقيد القذافي ، كان لها صوت في الفصل ، ولكن يتم الآن الإطاحة به تدريجيًا.

تطرق ممثلون جدد إلى مرحلة ما كانت الجماهيرية قوية وقوية بما يكفي للقيام بذلك ، أو ربما يائسة ومحفزة على الالتزام في “الصندوق الرملي” لأنهم محاصرون بالديناميكيات التي أحد

ها اتجاهاتهم السياسية-الاستراتيجية. سهل الفهم لمن تشير إليه.

قال جيانكارلو إيليا فالوري مؤخرًا ، متحدثًا بنبرة حاسمة تجاه السياسة الخارجية الحالية للحكومة الإيطالية ، وتحليل الوضع والسيناريوهات المستقبلية في ليبيا لمجلة “النمل” (سأخبرك عن الجغرافيا السياسية الأفريقية والمتوسطية الجديدة لتركيا). أن الاتحاد الروسي وتركيا سيقسمان ذلك البلد.

كتب الرئيس السابق لـ اوتوسترادا اس بى ا. – «في إشارة إلى المعسكرين المعاكسين: حكومة طرابلس فايز السراج ، التي تربطها علاقات قوية بجماعة الإخوان المسلمين (فيما يتعلق بنظام إسطنبول الحالي) ، والصلة مع الإخوان ستصبح أكثر قربًا. أخوان أردوغان من تركيا ، بالنظر إلى التباطؤ القوي والحديث للغاية في الرابط الاستراتيجي بين الإخوان وقطر ، والذي يهدف الآن إلى اتفاق مستقر مع السعودية »

ثم توقع “انقسامًا جذريًا في الإستراتيجية الجيولوجية للأمة الاسلاميه بأكملها” ، وأضاف: “في ليبيا ، سنتجه نحو نوع من عدم الاستقرار المبرمج ، ولكن مع متغير مهم جدًا ، هو الطرد الجوهري من بلد كل تأثير حقيقي للاتحاد الأوروبي والجهات الفاعلة الرئيسية التي سحبت حتى الآن خيوط السياسة والحرب الليبية ، أي فرنسا وإيطاليا وبريطانيا العظمى ، ولكن مع وجود أمريكي مثير للاهتمام على الحدود ».

وأخيراً ، اختتم فالوري بالقول: “إن مستقبل ليبيا سيتم تقسيمه إلى قطعتين ، أو ربما ثلاث قطع ، وستكون لموسكو وأنقرة فقط من الآن فصاعدًا رأي حقيقي في الربع بين طرابلس وبنغازي وفي محيطهما الاستراتيجي ، أي في تشاد ومالي وتونس والجزائر ومصر “.

تدافع أنقرة عن مصالحها بأسنانها في حوض البحر الأبيض المتوسط ​​، وترسل جنودها أيضًا إلى ليبيا. تتبع مجموعة السلطة الحزبية ، حزب العدالة والتنمية ، خط التدخل الذي رسمه الرئيس ، والذي دفع تركيا إلى الاشتباك بقسوة مع عدد من البلدان الساحلية (بما في ذلك إيطاليا) بسبب استغلال موارد الطاقة البحرية حول جزيرة قبرص.

تحقيقا لهذه الغاية ، إعادة تعريف أحادية (أفضل: ثنائية ، حيث أنها شهدت مشاركة الرئيس الليبي السراج) في المناطق الاقتصادية الحصرية المتبادلة ومنطقة البحث والإنقاذ (منطقة البحث والإنقاذ) ، والتي تعني المواد الخام للطاقة والهجرة ، وهما هائلان الموارد الاقتصادية والاستراتيجية في أوقات الحروب الهجينة.

تراجع الرجل القوي والشؤون الإفريقية للسيلوفيكي. في هذه المرحلة من النزاع ، وجد اللواء خليفة حفتر ، بعد محاولته الهجوم على العاصمة ، نفسه في مصاعب عسكرية واضحة. تتبع الهزائم في ساحة المعركة بعضها البعض ، وقد فقد انتشاره المركب مواقع مهمة على الأرض سمحت له حتى الآن بتنفيذ عمليات قريبة وداخل طرابلس نفسها.

فماذا سيحدث له؟ يتعامل الجميع في ليبيا تقريبًا مع كل من المتحاربين ، كما تفعل روسيا.

بالنظر إلى التطورات ، تبحث موسكو عن مزيد من المحاورين ، لأنها بحاجة إلى “منقذ الحياة” للتشبث إذا كان الحليف الرسمي الحالي ، الجنرال خليفة حفتر ، لا ينبغي أن يسود في ساحة المعركة على عدوه فايز السراج ، كما يبدو أن الانتكاسات العسكرية الأخرى تنذر.

في الواقع ، في الصحاري وفي مدن الدولة الشاسعة في شمال إفريقيا ، لا يشبه الأمر في سوريا ، حيث يتفاعل الكرملين مع حليف تاريخي ( الأسد) الذي لا يسعى معه لتحقيق أهداف محددة ، لكنه وضع استراتيجية طويلة المدى ، وبالتالي ، وثيقة الصلة بها.

في ليبيا يلعب الروس على طاولتين. يصطفون على ما يبدو على جبهة مقابل الأخرى ، وهم في الواقع يحافظون على علاقات مكثفة مع حكومة طرابلس ، واحدة معترف بها دوليًا ويدعمها الأتراك بشكل مباشر.

إيليا فالوري ليس مخطئًا عندما يقول إن نوايا موسكو وأنقرة هي تقسيم البلاد ، ربما باستخدام صيغة “نظيفة” ، وهو أمر يمكن تتبعه في اتفاقيات أستانا بشأن سوريا ، مما سيسمح له بالاستقرار بشكل حقيقي الدولة الواقعة في شمال إفريقيا وتقسيمها لاحقًا إلى مناطق نفوذ.

من يدري ، ربما في تلك المرحلة ، لم يعد الرجل القوي من  يخدم ، وبعد ذلك سيتمكن شخص ما من التفكير في استبداله بـ “شخصية جديدة” أكثر اعتدالاً وتصالحية عبر عنها طبرق.

في الوقت الحالي ، يقتصر مقاولو مجموعة فاغنر على القيام بأنشطة المستشارين العسكريين ، وتجنب الانخراط مباشرة في القتال ضد جيش طرابلس.

طرابلس مهمة لموسكو ، حيث تسيطر قواتها على أجزاء من الأراضي المتاخمة لتلك التي يوشك الفنيون في شركات النفط والغاز الروسية على استئناف أنشطتها فيها. في حوض الطاقة في غدامس ، بالقرب من الخط الأمامي.

لكن هذا لا يكفي ، لأنه لا ينبغي أن ننسى أن الشركات الروسية في هذا القطاع قد أبرمت مؤخرًا عقودًا مهمة مع شركة النفط الوطنية الليبية  ، ودون توفير الضمانات الأمنية اللازمة من قبل كل من طرفى الصراع عمليتي البحث  من المؤكد أن  لا يمكن أن تحدث.

من ديسمبر من العام الماضي استأنفت تاتنفت القيام بأنشطة الاستحواذ  في حوض حمادة ، بتكليف الشركة العربية لخدمات الاستكشاف الجيوفيزيائي للقيام بالأعمال ذات الصلة في المربع 4/82 لحوض غدامس ، وتوفير استثمار الملياردير في المتوقعة حتى عام 2040.

هذا بينما اتفقت انترشل (التابعة لشركة جاز بروم ) مع شركة النفط الوطنية  على القيام بالتنقيب في حوض سرت ، وهي منطقة تقع حاليًا تحت سيطرة قوات حكومة اتفاق طرابلس الوطني.

من طرابلس إلى مقديشو. “بين الصومال وكينيا هناك نفط” ، لذلك علقت ميشيل مرسيليا على تحرير التعاون الإيطالي في الصومال. هو ، الذي هو رئيس FederPetroli إيطاليا (رابطة تجارية لرواد الأعمال في قطاع النفط والغاز) ذهب إلى حد تعريف القضية الصومالية بأنها “دسيسة” تشمل عدة دول ، بما في ذلك تركيا ، مشيرا إلى مصالحهم في مجال الطاقة أيضا في مياه شرق إفريقيا.

فلننتقل إلى المؤامرة. وفي هذا الصدد ، ذكرت مرسيليا أن اهتمام وسائل الإعلام تركز على المساعدة التي تقدمها معلومات أنقرة للمخابرات الإيطالية في الإفراج عن سيلفيا رومانو ، مع إبراز كيف تلعب إفريقيا دورًا حاسمًا على الساحة الدولية للطاقة ،

“يمكن للمرء أن يقول مثل الشرق الأوسط – تابع رئيس FederPetroli إيطاليا – مع الأخذ في الاعتبار أن العديد من المشاريع تم حظرها لسنوات ، فكر في موزمبيق وأنغولا والكونغو. عاجلاً أم آجلاً سيأتي شخص للتغلب على المال ، لأنه من المتوقع حدوث اضطرابات جيوسياسية. إن البلدين الأفريقيين لهما أهمية حاسمة بالنسبة لنا نظرا لحقول النفط البحرية الهامة الموجودة تحت مياه الصومال وكينيا ، حيث كان خط الحدود المشترك مصدرا للتقاضي لسنوات. يمكن ربط مياه المحيط الهندي ، حيث توجد هذه الرواسب ، مباشرة بشبه الجزيرة العربية والخليج الفارسي ، في مثلث غير كامل ولكن استراتيجي “.

وبحسب إعادة بناء السبيلين للخلفية التي قدمتها مرسيليا ، فإن الإفراج عن الناشطه الإيطالية “سيزعزع استقرار بعض الجهات الفاعلة الدولية المهتمة بمناطق النفط الأفريقية”.

وبالتالي ، ستكون هناك ثلاث جبهات مفتوحة حاليًا “، وهناك قلق قوي – مرسيليا مؤكدة – بشأن ما سيحدث في ليبيا ، نظرًا للمساعدة التي تقدمها أنقرة إلى إيطاليا وعملة الصرف المقابلة التي يتوقعها الأتراك منا ، ربما للسماح لشركاتنا بالبقاء. من ناحية أخرى ، تركز تحليلاتنا أيضًا على ما ستطلبه الصومال وكينيا ، ليس فقط من إيطاليا ، ولكن أيضًا من شركات النفط العالمية التي تمتلك حصصًا في استغلال الحقول البحرية. لبضعة أيام الآن أصبحت هواتفنا أكثر دفئًا ، ولكن لا يزال هناك شخص غير متوازن: العملية Silvia Romano ليست واضحة دوليًا. حسنًا ، من الواضح أن الزميلة قد عادت إلى المنزل بأمان ، ولكن وراء كل هذا سيأتي شخص ما لجمع السعر ، والذي لن يكون خفيفًا. ولن يتعلق الأمر حصرا بالطاقة الإيطالية ، ولكن أيضا بشأن تلك الدول مع شركات النفط النسبية ، التي جعلت المحيط الهندي مركزا استراتيجيا لمستقبل قطاع الطاقة “.

بالإضافة إلى إيطاليا ، ستكون فرنسا والمملكة المتحدة والنرويج والولايات المتحدة ، وجميعهم مهتمون بالكتل البحرية. 152 ، 153 ، 164 ، 165 ، 177 ، 178 ، 204.

وقد عرضت هذه رسميا على رخصة استكشاف من قبل وزارة النفط في مقديشو في المنشور الأخير للعطاء ، ويمثل الإجمالي خمس عشرة قطعة استكشاف مع احتياطيات تقدر قيمتها الإجمالية بنحو 30 مليار برميل من النفط الخام.

لطالما كانت شرق إفريقيا أحد الأهداف الإستراتيجية للمملكة العربية السعودية وقطر ، ولا سيما نيروبي والرياض تتمتعان بعلاقات ممتازة ، هذا في حين أن الصومال كانت مدعومة منذ فترة طويلة من قبل قطر ، نفط ومرق الخليج الفارسي الذي ساهم في صعود السلطة من قبل الرئيس محمد عبد الله فارماجو ، مع دولة الإمارات العربية المتحدة (الإمارات) ، الحلفاء الكبار للسعوديين الذين يعارضون الدوحة.

من مقديشو إلى ساحة ماتاي. لا شيء يحدث بالصدفة ، لا في ساحة المعركة ولا في البرلمان ، ناهيك عن عالم وسائل الإعلام.

في الأيام الأخيرة ، يتعرض رقم كلوديو ديسكالزي – الذي تم تأكيده مؤخرًا لولاية أخرى كرئيس تنفيذي لإيني – لهجوم مستمر.

وهو متهم في محاكمة فساد مهمة يتوقع أن تجري في المستقبل القريب ، ولكن في الوقت نفسه ، فإن منتقديه ، الجدد أو القدامى ، لا يفوتون فرصة لاستهدافه.

حتى هذا الصباح في مجلس الشيوخ ، خلال جلسة التصويت على سحب الثقة ، عرض وزير العدل الفرصة للقيام بذلك ، بينما مساء أمس ، خلال بث تلفزيوني ، انتقده محلل استراتيجي معروف بشدة التوجه الأمريكي المحافظ.

جانب تناوله رئيس فيدرال بيترول ايطاليا في محادثته مع انسيدتريند. ، المتعلقة بالخلافات حول السيطرة على الودائع الخارجية للقرن الأفريقي.

وخلص مرسيليا إلى أن “هذا التغيير في التوازن في أفريقيا ربما يحتوي على عناصر تتعلق بما يحدث وحدث للإدارة العليا في إيني.

«أعتقد أن التطور الكبير للمجموعة في بيتسالى ماتيى في إفريقيا يزعج شخصًا ما ، لكن هذا أمر طبيعي. ومن ثم ، بين الحين والآخر ، يمكن أن تكون ضربة صغيرة لشركتنا الوطنية للطاقة مفيدة لكثير من أولئك الذين ينتظرون بلا توقف تطور الأحداث عند النافذة ».

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