SOCIETÀ, Giornata contro l’omotransfobia (2). Icone e cultura: in “Strani Amori”, di Fabio Croce, contatti e oggetti del desiderio

Nel romanzo «la leggerezza vitale della gioia e del riso contro il peso cristianamente insopportabile e mortificante del dolore». Un libro che si fa leggere tutto d'un fiato e invita a sane riflessioni su un tema antico quanto il mondo: l'amore senza barriere e senza pregiudizi

Sfogliando l’ultima opera di Fabio Croce, storico libraio ed editore romano, si tratta di “Strani Amori”. La prima, nel 1996, fu “Uomini oltre”.

Di ogni libro deve piacere la cover. È una questione di pelle. Come in ogni contatto, anche un libro può diventare oggetto del desiderio. Dono spirituale.
Il giullare ritratto sulla cover potrebbe simulare un doppio dell’autore stesso.

In questo caso, alla corte di re Fabio.

Dunque l’icona è una rappresentazione di sé, proprio come nel memorabile dipinto “Las meninas” di Velàzquez, dove il pittore è riflesso dentro uno specchio nell’atto che gli è proprio. Quello di dipingere.

L’icona della cover comincia a mettere in moto un ventaglio di maschere. Un gioco interpretativo di tipo teatrale.

Anche noi, come il giullare, possiamo piangere e ridere. Incipit comoedia.
Diventiamo lettori-giullari. Ci divertiamo.

Si tratta proprio di piacere. Non è forse quello che intendeva Roland Barthes con l’espressione «Plaisir de texte»?

“Strani amori” – questo il titolo dell’ultima fatica del libraio autore e regista romano – è un romanzo che allude a una pop song della giovanissima Laura Pausini.

Quasi una colonna sonora che, nello scorrere di un racconto simile a una fiction televisiva, apre e chiude lunghe inquadrature sullo sconfinato paesaggio dell’umana, troppo umana, passione amorosa sulle cui stranezze risuonano fiumi di parole.

Sinfonie e colpi di teatro.

Lo stile volutamente minimalista, alla maniera di Leavitt “a la page” nel pieno degli anni Novanta, privilegia nello specchio cromatico il bianco e il nero. Quasi un contrasto con il chiaroscuro della cover e le sfumature caleidoscopiche dei personaggi praticanti dell’amore greco alla Oscar Wilde.

Ebbene sì. Croce scegli i binari della tranche de vie anche per attraversare i mari tempestosi dei tormentati, ambigui personaggi del racconto. Tutti “schizoidi” per usare il lessico psicanalitico, nel senso che l’ego possiede sempre un amletico doppio.

Quanto pathos nel protagonista, costretto dall’adeguamento alle convenzioni borghesi a sopportare la noia dell’amore coniugale e della sua routine, sognando di poter vivere le proprie pulsioni omoerotiche alla luce del sole.

Un pathos che ha il profumo amaro del romantico Werther.

Amore e autodistruzione, Eros e Thanatos.

Quando l’eroe perdente si illude di aver trovato la felicità è costretto a pagare a caro prezzo il proprio viaggio sui sentieri della perdizione.

L’Amour fou che sa di moderna bòheme in chiave gay. Per mia fortuna di lettore-giullare, senza ansia nevrotica di filosofie radical chic da vecchia “rive gauche” anni Settanta. Attento e attonito alle stazioni del viaggio narrativo.

Che bello quel Parigi o cara a pagina 115. Ricorda la sublime voce della Callas e l’estro creativo di Arbasino che recita con la parola come la divina con la voce e il gesto.

Poi quell’Al di là del bene e del male a pagina 131, nicciano nell’annuncio del mondo oltre i divieti morali, dove si compie la trasvalutazione dei valori borghesi. La leggerezza vitale della gioia e del riso contro il peso cristianamente insopportabile e mortificante del dolore.

Un romanzo questo di Croce che si fa leggere tutto d’un fiato e invita a sane riflessioni su un tema antico quanto il mondo: l’amore. Senza barriere e senza pregiudizi.

titolo: Strani Amori

autore: Fabio Croce

pagine: 144

editore: Edizioni Croce 2019

Isbn: 9788864023731

www.libreriacroce.it

prezzo: 15 euro

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