ENI, politica e magistratura. Giornata nera: dallo scontro Di Matteo-Bonafede all’affaire Descalzi-CSM

La polemica seguita alle dichiarazioni di Luca Lotti sul Procuratore aggiunto Paolo Ielo e l’Eni; dura presa di posizione di FederPetroli Italia: «È un complotto contro Descalzi»

Giornata incandescente quella odierna per la magistratura e, più in generale, per Giustizia e politica in Italia. Un effetto obbligato della dura polemica divampata a seguito dello scontro televisivo tra il pubblico ministero Nino Di Matteo, che attualmente è Consigliere al CSM, e il guardasigilli Alfonso Bonafede che ha avuto luogo negli studi dell’emittente “La7” domenica scorsa, nel primo pomeriggio di oggi, nel corso del question time alla Camera dei Deputati il titolare del dicastero di Via Arenula ha dovuto riferire ai rappresentanti eletti dal Popolo italiano in ordine alla brutta querelle televisiva che lo ha visto protagonista assieme all’ex piemme palermitano.

Tutto verte sull’incarico alla Direzione Generale Istituti di pena (Dap) non conferito due anni fa, vicenda riemersa dopo che Di Matteo si era espresso al riguardo davanti alle telecamere.

Ma non basta, perché in questo rovente corollario di polemiche, sempre il Consiglio Superiore della Magistratura si è ritrovato nel bel mezzo di una presunta vicenda che in questi ultimi giorni avrebbe visto magistrati, politici e manager di gruppi industriali partecipati dallo Stato muoversi attivamente nel tentativo di condizionare le nomine dei consiglieri a Palazzo dei Marescialli.

Un film in qualche modo già visto, qualcuno potrebbe affermare. Ma mica tanto, data la caratura dei personaggi tirati in ballo, cioè l’amministratore delegato dell’Eni Claudio Descalzi (che ricevette l’incarico di guidare il Gruppo di Piazza Mattei ai tempi del Governo Renzi), l’Onorevole Luca Lotti (renziano) e l’avvocato Domenico Ielo, fratello del dottor Paolo Ielo che molti ricorderanno per via della sua partecipazione in qualità di Procuratore aggiunto in alcuni importanti processi alla criminalità svoltisi in anni recenti nella capitale.

Ielo, che lavorò dapprima  nel pool mani pulite di Milano dal 1993 al 2002, nel 2008 venne assegnato alla Procura della Repubblica di Roma, dove nel corso dell’era Pignatone fu un membro della pubblica accusa nel corso del processo cosiddetto processo «mafia capitale» (inchiesta «mondo di mezzo») che vide tra gli imputati Salvatore Buzzi, Massimo Carminati e numerosi amministratori pubblici e politici.

Puntuale, da San Donato Milanese è giunta poi la smentita da parte dell’Ufficio stampa del cane a sei zampe, che in un comunicato diffuso in giornata ha affermato:

«In merito alle dichiarazioni dell’Onorevole Luca Lotti rese alla Procura della Repubblica di Miliano e riprese da alcuni quotidiani, Eni sottolinea come lo stesso Onorevole Lotti abbia negato qualsiasi coinvolgimento del management della società in vicende legate alle nomine del Csm. È confermato che l’amministratore delegato della società Claudio Descalzi non ha mai consegnato all’Onorevole Lotti documentazione relativa all’attività dell’avvocato Domenico Ielo, fratello del Dottor Paolo Ielo. Del resto, il Dottor Descalzi aveva incontrato l’Onorevole Lotti due sole volte (l’ultima nel 2016) per ragioni istituzionali legate alle prospettive delle attività di Eni a Porto Torres. Inoltre, Claudio Descalzi non conosce e non ha mai avuto alcun tipo di rapporto con Andrea Bacci (l’imprenditore della fallita Coam ritenuto vicino al leader politico Matteo renzi, n.d.r.). Analogamente, Eni tiene a ribadire che il Chief Services and Stakeholder Relations dell’azienda, Claudio Granata, non ha mai trasmesso all’Onorevole Lotti informazioni relative a rapporti di consulenza tra Domenico Ielo ed Eni. Eni evidenzia come le dichiarazioni dell’Onorevole Lotti confermino la correttezza dell’operato del Dottor Granata e l’assoluta estraneità dell’Amministratore Delegato a tutta la vicenda».

I riflettori accesi ieri dalle maggiori testate giornalistiche italiane sulla vicenda, che hanno evidenziato le dichiarazioni rese da Lotti alla Procura di Milano, non soltanto in merito al presunto coinvolgimento del vertice Eni nella nomina dei membri del Csm, ma anche in alcune delicate relazioni politiche, hanno altresì alimentato la vis polemica del settore Oil & Gas, che col Gruppo di Piazza Mattei intrattiene stretti rapporti di collaborazione.

Come ad esempio FederPetroli Italia, che per bocca del suo presidente Michele Marsiglia ha dichiarato che si è trattato di «una vergogna», poiché si sarebbe messa in piedi «una manovra a regola d’arte sfruttando le dichiarazioni dell’Onorevole Lotti a pochi giorni da un consiglio di amministrazione dell’Eni che dovrà, guarda caso, ratificare le nomine e la riconferma dell’amministratore delegato Claudio Descalzi».

Non solo, poiché, sempre secondo Marsiglia, l’asserita strumentalizzazione delle dichiarazioni del politico già renziano coinciderebbe con l’assemblea degli azionisti della società, in calendario il prossimo 13 Maggio.

«È chiaro – afferma il presidente di FederPetroli Italia – il volere di qualcuno di infangare e destabilizzare la compagnia petrolifera italiana e i suoi vertici. Sapevamo che le nomine e le conferme in Eni avrebbero sicuramente scatenato guerre intestine e questo mandato non sarebbe stata certo una passeggiata, ma si inizia prima del previsto. Siamo pronti ai nostri posti: l’indotto energetico italiano non ci sta a queste commediole. Però questa volta non si parla di “Giustizia a orologeria”, bensì di qualcuno, e i nomi degli illustri personaggi che giocano a confondere le carte nei Palazzi romani si conoscono bene, ma si conoscono anche al di fuori di essi. Si tratta di soggetti che per la vendita di qualche libro in più o per qualche ospitata televisiva in qualità di complottisti, stanno giocando a destabilizzare una compagnia petrolifera di importanza e valore fondamentale per il Paese. Non solo, questi incoscienti, mi dispiace che il più delle volte riescano anche a confondere le Procure, rischiando di penalizzare ancor più in questo momento l’indotto economico sia in Italia che all’estero».

Secondo Marsiglia l’obiettivo della macchinazione sarebbe proprio Descalzi in quanto  «personaggio ritenuto troppo scomodo sia in Italia che in Africa, soggetto non legato a partiti politici e quindi uomo di azienda con una visione di sviluppo economico ma non di poltrone e poltroncine».

«È evidente  conclude il presidente di FederPetroli Italia – che si vuole destabilizzare l’Eni, lo vogliono anche le altre compagnie petrolifere perché è troppa la sua espansione che sta avendo in Congo e Nigeria, terre di petrolio e di gas appetibili a tanti nel panorama internazionale, per non parlare dello sviluppo del Mozambico, ancora in fase embrionale comunque in piena operatività. A giorni ci sarà una nuova udienza a Milano per l’affaire nigeriano Eni-Shell OPL-245: tempo al tempo, perché chi veramente sta facendo questo pagherà, pagherà con la Giustizia e, come sta avvenendo, emergerà che l’Italia, ancora una volta per piccoli e “sbruffoneschi” personaggini da operetta, continua a rimanere sotto scacco e ricatto. Una vergogna per il nostro Paese, che dovrebbe preservare e difendere anche all’estero le aziende strategiche del proprio patrimonio industriale».

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