CORONAVIRUS, dpi e illeciti. Speculazione nella «zona rossa»: Lodigiano, mascherine vendute con ricarichi fino al 700%

I materiali, importati dalla Cina e risultati conformi alla normativa, nel segmento successivo della loro filiera venivano maggiorati nei prezzi dal grossista. Era poi quest’ultimo che contattava i clienti cercandoli sistematicamente all’interno dell’attuale smisurato bacino potenziale

Ce la faremo! Senza sciacalli in giro però sarebbe meglio, ma purtroppo parrebbe sia un fenomeno inevitabile. Lo confermerebbero le diuturne denunce sporte dalle varie Forze dell’Ordine nei confronti di soggetti privi di scrupoli che non esitano ad approfittare della drammatica situazione a fini di lucro.
Un lucro in alcuni casi oltremodo esagerato, come testimoniato dall’ultima operazione condotta dalla Guardia di Finanza in quella che è stata definita come la «zona rossa», cioè quella manciata di comuni del Lodigiano duramente colpiti dal Covid-19.
A causa dello stato di emergenza decretato dalle Autorità, sul territorio regionale della Lombardia vige l’obbligo generalizzato di indossare le mascherine protettive, un manufatto, quest’ultimo, che di fatto si configura come un “bene di necessità”, soprattutto in un momento di scarsità sui mercati.
Ebbene, qualche persona senza scrupoli ha ritenuto opportuno incrementare il proprio guadagno commercializzando dispositivi di protezione individuali (dpi) a prezzi di molto maggiorati rispetto a quelli normali di mercato anche in situazioni critiche come quelle attuali.
I materiali, risultati conformi alla normativa, venivano importati dalla Cina, ma nel segmento successivo della loro filiera venivano maggiorati nei prezzi dal grossista fino al 700 per cento. Era poi quest’ultimo che si premurava di contattare i clienti cercandoli sistematicamente all’interno dell’attuale smisurato bacino potenziale.
E proprio su segnalazione di uno di essi che i militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Lodi in poche ore sono riusciti a risalire alla società, con sede nella provincia di Milano, che offriva e successivamente vendeva i materiali protettivi individuali a prezzi maggiorati.
A seguito di una serie di perquisizioni effettuate a Segrate e a Pioltello, le indagini delle Fiamme gialle, attraverso l’esame della documentazione contabile di acquisto e di vendita, hanno consentito di appurare come la percentuale di ricarico sui beni in alcuni casi avesse raggiunto l’esorbitante cifra del 700% rispetto al normale valore di mercato.
Guanti e camici mono uso, nonché le ormai note mascherine, sia quelle di tipo “chirurgico”, che le filtering face piece FFP1, FFP2 e FFP3, come accennato tutte conformi alla norma tecnica di riferimento (EN149).
I materiali venivano posti in vendita con smisurati e ingiustificati aumenti di prezzo e questo ha fatto scattare la denuncia per violazione dell’art. 501 bis del Codice penale (manovre speculative su merci) a carico del titolare dell’impresa coinvolta, un cittadino italiani di cinquantotto 58 anni, del caso è interessata la Procura della Repubblica di Milano che ha quindi assunto la direzione delle indagini,
È evidente come la delicata situazione determinatasi sul piano sanitario a causa della crisi epidemiologica in atto rappresenti un terreno fertile per gli speculatori, che approfittano di chi, distrattamente o soltanto per questioni di impellenza, non appare preoccupato della legittimità e della conformità dei prezzi di questi dispositivi immessi sul mercato.
Qualora i dpi sequestrati dovessero venire requisiti seguirebbero il destino degli altri carichi illeciti, cioè la successiva assegnazione alla Protezione civile o a strutture sanitarie pubbliche locali.

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