ECONOMIA, decarbonizzazione e banche. Barclays si converte al green?

La notizia è arrivata dalla City: la banca britannica ha reso nota la sua volontà di abbandonare il fossile per puntare sulle energie rinnovabili e l’economia circolare, affermando di voler divenire una «banca climatica». Tutto intorno, il panorama è un deserto di macerie e il prezzo del petrolio al barile non era mai stato così basso… ma? A insidertrend.it ne parla ANDREA COSENTINO, consulente per alcuni fondi di investimento ed esperto di finanza sostenibile

Se fosse vero si tratterebbe di un netto mutamento di strategia, poiché la britannica Barclays Bank plc, presente in oltre cinquanta Paesi nel mondo, sarebbe intenzionata  spostare parte dei suoi investimenti dalle fonti energetiche fossili (petrolio e carbone) a quelle rinnovabili, e si tratterebbe di un sacco di soldi, dato che soltanto nel 2019 su questo specifico settore aveva indirizzato oltre cento miliardi di euro.

La notizia è di dominio pubblico ed è giunta proprio dalla City, dove dalle colonne del “Financial Times” la banca britannica ha reso nota la sua intenzione di divenire una «banca climatica».

Segno dei tempi? Adeguamento al mainstream alimentato dalla catastrofe ambientale e da quella della pandemia da Covid-19 in atto?

Chissà, però risulta difficile pensare a qualcosa di diverso dal profitto, anche in un momento in cui di rinascita «green» tutti parlano ma che forse pochi sapranno mettere in pratica, anche dopo che in Europa si farà un consuntivo preciso su cosa e come resterà da spendere per investire nello sviluppo sostenibile dopo l’ecatombe del coronavirus e il dramma della ricostruzione di economie stremate.

E, soprattutto, verso chi verranno indirizzati i finanziamenti per un mondo «più verde»? Adesso buona parte di quello che fino a poco tempo fa veniva definito l’Occidente vive in una sorta di limbo, attendendo il redde rationem di qui a una manciata di settimane. Allora sì che si faranno i conti con la dura realtà.

Intanto chi può parrebbe che cerchi di riposizionarsi, in un mondo dove grandi blocchi di interesse e potere si scontrano come nessuno in passato avrebbe mai immaginato.

Affermava un tale, ritenuto da non pochi saggia persona, che «fino a quando questa Terra caccerà fuori una goccia di petrolio i motori a ciclo otto continueranno a funzionare». Una massima impegnativa, visto che media e social network hanno quasi convinto l’umanità che ormai la trazione elettrica è una realtà (e non hanno tutti i torti) e che presto (anzi, in Francia già ora) le colonnine per la distribuzione del gas propano emetteranno benefiche nuvole di idrogeno, tuttavia il petrolio rimane importante e, per il momento, si può soltanto constatare che la pandemia che sta strangolando l’economia mondiale non ha accelerato molto la transizione verso fonti sostenibili, ma ha soltanto abbattuto i consumi e, conseguentemente, la domanda di greggio, tant’è che i prezzi al barile sono precipitati.

Ed ecco – ma è già un po’ che queste voci vengono fatte circolare – che alcune banche d’affari dichiarano di volere abbandonare il business delle fonti energetiche fossili per abbracciare il promettente settore del green, questo anche alla luce dei finanziamenti annunciati in Europa prima della pandemia.

Negli Usa le banche di affari che in precedenza avevano indirizzato i loro investimenti nello shale oil (settore attualmente depresso a causa degli insostenibili costi di messa in produzione dei siti estrattivi  fronte del greggio 25 dollari) potrebbero dunque indirizzarsi verso le fonti alternative, dove ora però è tutto bloccato.

Sono tempi complicati questi, che vedono la stessa Banca europea per gli investimenti (Bei) intenta rivedere il proprio piano di investimenti. Ma allora quando arriverà il tanto agognato «green deal» con la sua pioggia di finanziamenti?

La piazza finanziaria londinese è sempre stata un luogo di intensa attività dei fiduciari delle petromonarchie e di fondi petroliferi mediorientali e non, gli accordi internazionali sull’ambiente si è visto che non sono andati del tutto a buon fine (infatti non c’è stata proprio quell’unanimità necessaria, malgrado la giovane Thunberg…), dunque, quale business possono avere individuato i vertici della Barclays? Verso quali direzioni si orienterà la nascente «banca climatica»?

Molto probabilmente non con i Sauditi (5% eolico, poco quindi), né tantomeno con i petrolieri texani e i loro colleghi che si stanno mangiando le piccole compagnie americane che avevano investito (indebitandosi) nello shale e che adesso stanno fallendo. Se opteranno davvero per il green – precludendosi però così alcuni sostanziosi business -, evidentemente avranno elaborato una strategia alternativa.

Ecco, l’interrogativo sulla decisione annunciato dalla Barclays potrebbe vertere proprio su questo, cioè dove veramente andranno a parare al momento giusto.

Queste ipotesi sono state esplorate nel corso dell’intervista rilasciata a insidertrend.it da Andrea Cosentino, consulente finanziario nel settore dei fondi di investimento e attivo nella promozione di una economia sostenibile àaudio A237

A237 – ENERGIA, DECARBONIZZAZIONE E BANCHE: BARCLAYS SI CONVERTE AL «GREEN»? La notizia è arrivata dalla City: la banca britannica ha reso nota la sua volontà di abbandonare il fossile per puntare sulle energie rinnovabili e l’economia circolare, affermando di voler divenire una «banca climatica».

Tutto intorno, il panorama è un deserto di macerie e il prezzo del petrolio al barile non era mai stato così basso… ma? A insidertrend.it ne parla ANDREA COSENTINO, consulente per alcuni fondi di investimento ed esperto di finanza sostenibile

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