CULTURA, teatro. Otello: la tragedia di William Shakespeare e la riflessione sulla condizione femminile

Un approccio al testo del XVII Secolo come se fosse drammaturgia contemporanea inedita. La rappresentazione a Roma sul palcoscenico del Teatro Ghione da giovedì 5 a domenica 15 marzo

“Otello”, la tragedia scritta da William Shakespeare, verrà rappresentata al Teatro Ghione di Roma a partire da giovedì 5 fino a domenica 15 marzo.

La traduzione, commissionata da Carlo Cecchi, è di Patrizia Cavalli, la regia di Giuseppe Miale Di Mauro, mentre gli interpreti sono Mohamed Ba, Martino Duane, Giulia Galiani, Simone Ciampi, Ughetta D’Onorascenzo, Mauro Racanati, Antonio Rampino, Alessandra Scirdi, e Marco Usai.

«Mettere in scena Otello oggi – affermano gli autori – ha un senso civico e morale importante, poiché in una società segnata da episodi di violenza sulle donne, raccontare questa storia, scritta secoli fa, può essere una esortazione a riflettere sulla genesi di tali gravi problematiche».

«Noi infatti – proseguono essi -,  proveremo ad approcciare il testo come se non lo conoscessimo, come se fosse drammaturgia contemporanea inedita. Del resto Otello è una storia che parla chiaramente dell’oggi, è un testo misogino, razzista, maschilista, nel quale l’arrivismo e la sete di potere conducono nei meandri oscuri del genere umano».

L’idea di avere un uomo nero al comando, è il concetto alla base di questa originale messa in scena, vuole essere un gesto assolutamente rivoluzionario in tempi bui di chiusure, non soltanto mentali.

La banda del Moro sarà una sorta di clan che lotta, ama, odia e uccide. La drammatica vicenda viene ristretta nell’ambito di un microcosmo familiare che aiuta a raccontare il mondo.

Un po’ come in passato ha fatto Eduardo De Filippo nelle sue commedie, narrando storie crepuscolari di famiglie che, attraverso le loro vicissitudini, raccontavano il macrocosmo.

L’Otello di Cavalli e Miale Di Mauro che andrà in scena sul palcoscenico del Teatro Ghione sarà dunque «una sorta di sabato e domenica, ma senza il lunedì che mette a posto le cose».

Un dramma collocato in un non tempo, che, grazie all’immortale prosa di Shakespeare che narra «una verità fatta di carne viva e sangue», concentra il focus sulla contemporaneità.

La tragedia. Otello, tragedia shakespeariana scritta all’inizio del XVII secolo, venne rappresentata per la prima volta a Londra nel novembre 1604.

Il protagonista (forse Iago andrebbe considerato almeno co-protagonista) è un «moro» al servizio della Serenissima incaricato di comandare l’esercito della Repubblica veneta sull’isola di Cipro nella guerra contro i Turchi.

La storia si sviluppa dalla partenza di Otello e del suo luogotenente Cassio da Venezia, che in seguito avrebbero dovuto essere seguiti dalla moglie del Moro Desdemona, nonché da Iago e dalla consorte di questi Emilia.
Otello e Desdemona sono stati uniti in matrimonio segretamente, tuttavia questa verità sarà rivelata da Iago.

Una volta giunti sull’isola nel Mediterraneo orientale, i protagonisti si rendono conto che la flotta turca non c’è più, infatti essa è stata distrutta da una tempesta.

A quel punto l’infido Iago, aiutato da Roderigo, inizia a manovrare nell’ombra al fine di far destituire Cassio. Emilia, sua ignara complice, lo aiuta a far arrivare nelle mani di Cassio un fazzoletto di Desdemona, la prova (il simbolo) dell’infedeltà della donna, questo mentre lo stesso Iago mette al corrente Otello del fatto.

Il Moro si convince dunque che ella lo abbia tradito, con il falso Iago che finge di difendere l’incolpevole Cassio, ma in realtà agisce allo scopo di radicare sempre più in Otello la convinzione di essere stato tradito dalle due persone a lui più vicine.

Il meschino personaggio di Iago, figura oscura che trama e agisce in funzione della persuasione occulta della sua vittima è uno dei temi centrali di questa tragedia, egli in questo è paradigmatico, poiché riesce a portare a termine la sua congiura, seppure non ne godrà dei risultati sperati.

Infatti, l’epilogo sarà la morte di Desdemona e Otello, la prima uccisa dalla gelosia che aveva offuscato la mente del Moro scatenandone l’incontenibile furia omicida, egli la ucciderà soffocandola con un cuscino.

Ma Emilia rivelerà poi la verità, e cioè che quel tradimento altro non era stato che una menzogna servita a suo marito Iago per portare a termine quella bieca macchinazione.

Anche Emilia morirà, uccisa da Iago perché lo aveva smascherato. Nel frattempo tutto si compie: Otello, divorato dal rimorso, a sua volta si suicida lasciandosi cadere sul corpo privo di vita della sua amata consorte.

La sorte di Iago, invece, sarà quella degli infami: ormai davvero solo, uscirà di scena da perdente, condannato alla tortura.

Cassio, unico superstite della tragica vicenda, sostituirà Otello al comando dell’esercito della Serenissima.

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