VATICANO, riforma della Curia. Difficile composizione degli interessi interni: la bozza ancora in fase di elaborazione

La riunione del Consiglio dei Cardinali non ha portato grandi novità, ma la riforma strisciante di Bergoglio va avanti. In discussione la Praedicate Evangelium, nuova costituzione apostolica che dovrebbe sostituire la Pastor Bonus. Intanto il papa rinnova gli statuti di Caritas Internationalis

Oltre Tevere non si riesce ad andare avanti, infatti, riguardo alla tanto attesa riforma della Curia bergogliana è stato tutto rinviato al prossimo mese di aprile.

Questo hanno stabilito le eminenze del Consiglio dei Cardinali riunite per la sua XXXIII riunione: in primavera si tornerà dunque nuovamente alla rilettura del testo della Praedicate Evangelium, la costituzione apostolica che dovrebbe definire le competenze e i compiti della Curia riformata.

«Il testo della nuova costituzione – si legge nel comunicato diffuso dalla Sala stampa della Santa Sede – rielaborato alla luce dei contributi offerti dai dicasteri della Curia romana e da alcuni esperti, è stato oggetto di lettura approfondita e revisione da parte del Consiglio, anche a seguito di alcuni suggerimenti giunti in queste ultime settimane da Cardinali residenti a Roma che non avevano ancora avuto occasione di inviare le loro proposte».

Una proposta apparentemente ancora in elaborazione, riletta e discussa dai sei cardinali coordinati da Oscar Andrés Rodriguez Maradiaga che sono rimasti a comporre il Consiglio, affiancati dai vescovi Marcello Semeraro (segretario del Consiglio) e Marco Mellino (segretario aggiunto incaricato a dare coerenza giuridica e canonica al testo).

Gli stessi che torneranno ad approcciarsi alla delicata materia nella prossima sessione di aprile.

Una riforma che, sul piano teorico, si ritiene comunque in parte sopravanzata dalle innovazioni introdotte nella pratica nel corso dei questo pontificato, come quelle che avrebbero interessato i dicasteri per l’Evangelizzazione, la Congregazione per la Dottrina della Fede, quello per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale e quello per la Comunicazione.

Si tratta, ad esempio, della decisione inclusa nella Praedicate Evangelium di non mantenere per più di dieci anni persone in servizio nei ruoli apicali della Curia, disposizione informale applicata nel caso del recente trasferimento a Kosice (Slovacchia) dell’arcivescovo Cyril Vasil, già numero due della Congregazione delle Chiese Orientali divenuto amministratore dell’eparchia, oppure nel caso della riforma dell’ufficio del Decano del Collegio cardinalizio, nomina non più a vita ma della durata massima di dieci anni  a seguito del susseguirsi di due mandati quinquennali.

Un’altra testimonianza della riforma strisciante voluta da Bergoglio è quella del cosiddetto «viceministro degli Esteri vaticano», un sostanziale sottosegretario della Segreteria di Stato taskato esclusivamente per le attività diplomatiche multilaterali, delicato incarico conferito alla laica Francesca Di Giovanni.

Inoltre, sempre la Segreteria di Stato si articola oggi su una terza sezione (sezioni Affari Generali, Rapporti con gli Stati, Personale di ruolo diplomatico della Santa Sede), destinata alla formazione dei rappresentanti vaticani destinati a operare per il periodo di un anno in terra di missione.

Altri dicasteri hanno assunto forme destinate a permanere con ogni probabilità definitive. Si tratta della Segreteria per l’Economia, del dicastero della Comunicazione, quello dei Laici, Famiglia e Vita e quello per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale.

Il dicastero per l’Evangelizzazione ha già un prefetto, è il cardinale Luis Antonio Tagle, investito della guida nella fase di transizione verso l’assorbimento del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione.

Per importanza, la Congregazione per la Dottrina della Fede nella nuova costituzione della Curia si porrà subito dopo quello per l’Evangelizzazione.

Le modifiche riguardano soprattutto il modo in cui vengono affrontati gli abusi: già nel 2015 si era pervenuti all’istituzione di un collegio speciale che esaminasse i ricorsi riguardanti i delicta graviora, ovvero i delitti più gravi. A capo del collegio era stato posto l’arcivescovo maltese Charles J. Scicluna, in seguito inviato speciale del pontefice in Cile a causa del divampare della scottante vicenda relativa agli abusi sessuali, prelato nominato successivamente segretario aggiunto della Congregazione della Dottrina della Fede.

Ipotesi vengono poi esplorate in materia di competenze dottrinali demandate alle Conferenze episcopali (come esposto nell’esortazione Evangeli Gaudium) e di tribunali locali della Congregazione della Dottrina della Fede investiti nei casi di abuso.

Tra le proposte in discussione ci sono quelle di una segreteria papale interna alla Segreteria di Stato, che si occuperà di convocare riunioni di gabinetto, previste allo scopo di evitare dispersioni di informazioni, questo mentre si prevedono anche interdicasteriali su materie investenti più competenze e dicasteri, nonché l’istituzione di una commissione interdicasteriale per fatti di maggiore importanza.

La bozza allo studio include anche cambiamenti nella nomina del cardinale camerlengo, carica attualmente ricoperta dal cardinale Kevin J. Farrell, prefetto del Dicastero Laici Famiglia e Vita, il disegno di riforma prevede che ad assumerne l’ufficio sarebbe il cardinale che al momento della morte (o della rinuncia) di papa Francesco sia il coordinatore del Consiglio per l’Economia.

Il testo della riforma è destinato a subire delle modifiche, dato che non pochi sono le proposte di emendamento presentati al termine della consultazione conclusasi oggi.

Per altro, fuori dalla prima sessione di dibattito sono rimaste escluse alcune questioni normative irrisolte, tra di esse quella del papa emerito e anche la questione relativa all’attuazione degli Obiettivi di sviluppo umano sostenibile.

L’eventuale riforma della Curia romana potrebbe coincidere anche con il rinnovo dei propri vertici, poiché nell’anno in corso compiranno o avranno compiuto settantacinque anni i prefetti della Congregazione dei Vescovi, dell’Educazione Cattolica e delle Chiese Orientali, tuttavia è probabile che Bergoglio procederà a nominare i successori soltanto dopo l’entrata in vigore della riforma.

Nel frattempo, il papa ha approvato gli statuti  della Caritas Internationalis, già in vigore dal maggio del 2019 in forza di un decreto emanato dalla Segreteria di Stato. Oggi, terminato l’anno di verifica, Bergoglio ha definitivamente approvato la nuova struttura mediante un rescritto consegnato il 13 gennaio al cardinale Pietro Parolin.

In esso si dispone l’approvazione delle modifiche degli statuti e del regolamento interno rendendo così definitive le modifiche precedentemente approvate nel corso dell’assemblea generale dell’organizzazione diocesana lo scorso maggio, divenute successivamente operative grazie a un decreto della Segreteria di Stato del 31 maggio.

Traferite le competenze della federazione dal Pontificio Consiglio Cor Unum (nel frattempo abrogato) al dicastero per la Promozione dello sviluppo umano integrale, che ne ha assorbito le funzioni.

I cambiamenti hanno recepito alcune delle richieste approvate dall’assemblea generale della Caritas, relative a una incentivazione della presenza delle donne all’interno dei massimi organi di rappresentanza e all’inserimento in essi di giovani, istanze recepite che diverranno operative.

Durante l’assemblea generale di maggio, oltre ai nuovi statuti e al nuovo regolamento interno, Caritas Internationalis aveva eletto Aloysius John nuovo segretario generale, riconfermando il cardinale Luis Antonio Tagle alla carica di presidente federale.

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