ASIA, Filippine. Crisi diplomatica con gli Usa, Manila terminerà accordo militare

L’Asean stringerà rapporti più stretti con Pechino? Intanto Duterte diserterà il prossimo vertice dell’organizzazione del Sudest asiatico in calendario a Los Angeles

Il presidente delle Filippine Rodrigo Duterte ha ordinato al ministro degli Esteri di notificare formalmente agli Stati Uniti d’America l’uscita del paese dal Visiting Forces Agreement (Vfa), l’accordo militare stipulato nel 1998, che consente lo schieramento di militari e sistemi d’arma americani in territorio filippino a fini di addestramento.

La decisione è stata assunta al culmine di una crisi diplomatica provocata dalla decisione di Washington di negare il visto d’ingresso a Ronald Dela Rosa, già capo della polizia filippina, attualmente senatore nelle file della maggioranza parlamentare che sostiene il presidente in carica, visti di ingresso negati anche ad altri alleati politici di Duterte.

Quando era al vertice della sicurezza di Manila, Dela Rosa ha guidato la sanguinosa fase di contrasto del narcotraffico nel Paese asiatico decisa da Duterte nel 2016, una operazione che ha provocato la morte di oltre 5.000 persone, in massima parte piccoli spacciatori.

Duterte ha reagito duramente alla decisione di Washington, ponendo sull’avviso gli americani con un monito estremamente chiaro: «Se non rivedranno la loro decisione per prima cosa terminerò il Visiting Forces Agreement».

Si tratta di un accordo bilaterale in materia di sicurezza che è stato stipulato nel 1998, base legale mediante la quale gli Usa in tutti questi anni hanno inviato migliaia di militari nelle Filippine per operazioni di addestramento e assistenza umanitaria.

Il segretario alla difesa filippino Delfin Lorenzana non ha comunque voluto commentare le dichiarazioni di Duterte.

Il presidente filippino ha inoltre annunciato di voler disertare il summit tra gli Stati Uniti e l’Associazione delle nazioni del Sud-est asiatico (Asean) in programma per il prossimo marzo, adducendo «ragioni strategiche e geopolitiche».

Duterte ha poi espresso l’intenzione di ridimensionare le relazioni tra il suo paese e gli Stati Uniti, aggiungendo di voler vietare ai membri del proprio governo le visite negli Usa.

«A nessun membro del governo dovrebbe essere consentito di recarsi negli Stati Uniti – ha infatti affermato -, fatto salvo il segretario degli affari esteri».

«Non consentirò a nessun ministro di recarsi negli Usa in questo contesto», ha quindi aggiunto.

Dalla sua elezione nel 2016, e soprattutto in risposta alle critiche di Washington nei confronti della sanguinosa campagna contro il narcotraffico intrapresa dal suo esecutivo, egli ha ripetutamente minacciato di interrompere le relazioni diplomatiche con lo storico alleato e di stringere legami con la Cina Popolare.

I leader di Vietnam, Laos, Singapore, Cambogia e Thailandia parteciperanno invece al summit Asean organizzato dagli americani a Los Angeles per il 14 marzo prossimo, un vertice di apparente riconciliazione tra l’amministrazione Trump e l’organizzazione asiatica dopo che proprio lo stesso inquilino della Casa Bianca aveva disertato il summit annuale che si era tenuto a Bangkok nello scorso novembre.

Duterte ha annunciato che non prenderà parte al summit di Los Angeles a causa delle recenti dispute con Washington. I rimanenti quattro paesi dell’organizzazione intendono invece partecipare all’evento, ma non hanno ancora stabilito da chi verranno rappresentati.

Washington ha annunciato di voler approfittare del summit per discutere iniziative di sviluppo congiunto delle risorse umane; è probabile che al centro dei lavori figurino anche le tensioni territoriali in atto nel Mar Cinese Meridionale.
Il Sudest asiatico è sempre più diviso sulla direzione da imprimere alle relazioni con le due maggiori potenze globali.

La regione è il teatro del confronto tra Washington e Pechino e, in una tale dinamica, i singoli paesi Asean rischiano di divenire attori marginali pilotati da uno o l’altro dei contendenti, questo in un quadro di difficoltà sempre maggiori nell’azione di perseguimento di un’unità politica e dell’accelerazione dell’integrazione economica regionale.

Inoltre, le controversie marittime e territoriali che oppongono Vietnam e Filippine alla Cina potrebbero costituire il fattore determinante nell’orientamento delle opinioni pubbliche di questi paesi riguardo l’allineamento con uno dei due maggiori attori globali.

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