LIBIA, petrolio e gas. Marsiglia (FederPetroli Italia): «Il tentativo di destabilizzare l’Italia è evidente ma Eni non si tocca»

Dagli anni Cinquanta che lavoriamo con la Libia e le aziende contrattiste sono impegnate in appalti che a oggi risultano ancora non pagati causa la situazione bellica di questi ultimi anni

Il presidente di FederPetroli Italia Michele Marsiglia è intervenuto con un comunicato stampa riguardo all’escalation della situazione in Libia, che vede il coinvolgimento di Turchia e Russia rispettivamente a sostegno delle due fazioni rivali, cioè il Governo di accordo nazionale (Gna) presieduto da Fayez Mustafa al-Sarraj e l’Esercito nazionale libico (Lna) comandato dal generale Khalifa Haftar,

«Si tratta di una guerra per i giacimenti petroliferi in più regioni del Medio Oriente che oggi, rispetto a venti anni fa, producono milioni e milioni di barili di petrolio. Sino a poco tempo fa non interessava a nessuno il territorio libico ma adesso la regione è diventata terra di conquista. L’obiettivo di altre nazioni è solo ed esclusivamente l’entrata nei processi di gestione dei giacimenti petroliferi e le enormi riserve di olio e gas ancora da sfruttare nel centro-sud del paese. Il tentativo di destabilizzare l’Italia è evidente ma Eni non si tocca».

Egli ha poi proseguito affermando che: «Dagli anni Cinquanta che lavoriamo con la Libia e le aziende contrattiste sono impegnate in appalti che a oggi risultano ancora non pagati causa la situazione bellica di questi ultimi anni. Aziende che stanno sacrificando le proprie forze lavoro ed economiche per poter continuare i propri business. Non lasceremo che altri siano di intralcio in commesse di sviluppo già aggiudicate o nei planning aziendali. Eni in Libia è un cavallo di battaglia per l’industria petrolifera internazionale, unica major a fornire parte della propria produzione per il fabbisogno interno al Paese. Si andrebbero a violare accordi di legislazione internazionale. La preoccupazione è tanta, certamente l’Italia in questo momento ha perso nel Paese nordafricano la competitività ed il ruolo nei tavoli politici decisionali, è stato servito un piatto d’argento a terzi per arrivare alla National Oil Corporation (Noc), azienda energetica di Stato libica».

Con riferimento all’attacco Usa ha poi concluso: «Ormai la miccia è accesa, Qasem Soleimani non era un semplice cadetto militare, le ripercussioni ci saranno a breve in tutto il Medio Oriente, territorio collegato da una forte interconnessione di forze militari tra diversi paesi. Anche lì l’Italia attraverso Eni detiene in Iraq uno dei più grandi giacimenti al mondo chiamato Zubair, incrociamo le dita. Il prezzo del petrolio ha avuto una impennata ed è normale, il problema verte sulla futura disponibilità di greggio, che in poche settimane potrebbe ridursi drasticamente con la chiusura di alcune rotte navali nei pressi dei centri nevralgici petroliferi mediorientali e su tratte dello scacchiere energetico internazionale, come Hormuz».

A un quesito postogli sull’Iran, Marsiglia ha poi replicato con un «no comment, ma il regime degli ayatollah, per chi conosce quel Paese, risponde con la stessa medaglia».

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