EST EUROPA, Bielorussia. Ratificati i trattati cooperazione scientifica e culturale con l’Italia

La Camera dei Deputati ha approvato il disegno di legge relativo alla cooperazione tra Minsk e Roma, la collaborazione sarà anche nel settore della ricerca. Tuttavia, seppure negli ultimi tempi mitigate rispetto alla portata originaria, su Minsk gravano ancora sanzioni internazionali a causa delle restrizioni alle libertà fondamentali imposte nel Paese

Approvato con voto favorevole della Camera dei Deputati, presente anche il Viceministro Emanuela Claudia Del Re (riconfermata agli Affari esteri dall’Esecutivo Conte 2), il disegno di legge di ratifica degli accordi in materia di cooperazione nei campi scientifico, tecnologico e culturale che erano stati siglati a Trieste ormai otto anni fa dai rappresentanti dei due Paesi.

Essi prevedono la cooperazione bilaterale nell’ambito di numerose iniziative in vari settori, incluso quello della ricerca.

Si tratta di un provvedimento già transitato positivamente attraverso il vaglio del Senato, il nº 1678 concernente la ratifica degli Accordi intercorsi tra il Governo italiano e quello della Repubblica di Bielorussia in materia di cooperazione scientifica e tecnologica e quello alla cooperazione culturale precedentemente siglati nella città di Trieste il 10 giugno 2011.

La ratifica avviene a meno di tre mesi dall’ultima riunione della Commissione intergovernativa per la cooperazione economica tra Bielorussia e Italia, che si era riunita nella capitale italiana il 25 giugno scorso sotto la co-presidenza del sottosegretario Andrea Cioffi e del viceministro degli esteri di Minsk Evgeny Shestakov.

Nell’occasione si era discusso dell’auspicato rafforzamento delle relazioni economiche e commerciali bilaterali nonché delle prospettive di sviluppo di esse nel futuro.

In quella sede Roma aveva colto anche l’occasione per riproporre ai bielorussi il “fascicolo” relativo all’impianto della Bekaert di Figline Valdarno, nell’auspicio che la società siderurgica bielorussa BMZ potesse contribuire alla re-industrializzazione dell’impianto toscano, evitando così il licenziamento dei duecento lavoratori attualmente in cassa integrazione.

Infine, sempre il sottosegretario Cioffi, aveva pubblicamente annunciato la prossima apertura di una sede dell’ICE (l’attuale Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane, già Istituto nazionale per il commercio con l’estero) a Minsk.

I dati ufficiali elaborati nell’ultimo biennio hanno registrato un incremento dell’interscambio commerciale bilaterale del 34%, pari a un valore complessivo di 472 milioni di euro.

Un dato ritenuto comunque non pienamente attualizzante le potenzialità di crescita insite nei rispettivi sistemi imprenditoriali e produttivi.

Attualmente, in Bielorussia operano prevalentemente piccole e medie imprese attive nei tradizionali settori del “made in Italy”, come il tessile, l’alimentare, quello della ristorazione, della lavorazione delle pelli, dell’industria meccanica e della trasformazione, il manifatturiero e il medicale.

Per gli imprenditori italiani negli ultimi anni, da quando anche la Russia di Putin è sottoposta a sanzioni internazionali, la Bielorussia dell’autocrate Aleksandr Lukashenko è divenuta la “porta per Mosca”.

Lo scorso 25 febbraio il Consiglio europeo ha prorogato di un anno (fino al 28 febbraio 2020) le misure restrittive che ancora permanevano in vigore nei confronti della ex repubblica sovietica.

Nell’occasione Bruxelles aveva esortato le autorità di Minsk a istituire una moratoria sulla pena di morte come primo passo verso una sua abolizione, invitandole  inoltre a consentire un maggiore coinvolgimento della società civile nei dibattiti sulla politica governativa.

Minsk intrattiene da sempre forti legami con Mosca, da sempre riferimento per i bielorussi. Infatti, la Russia è la loro maggiore partner commerciale e principale fornitore di materie prime, nonché erogatrice di consistenti finanziamenti, anche attraverso la partecipazione al suo debito estero. Una condizione di eccessiva dipendenza che rischia di ostacolarne il processo di apertura e globalizzazione.

In ogni caso, tra Bielorussia e Russia non mancano le controverse, soprattutto a seguito  della guerra divampata nella confinante Ucraina.  Lukashenko, dopo aver condannato l’annessione della Crimea, ha offerto alle parti in conflitto la possibilità di riunirsi a Minsk al fine di pervenire a una soluzione politica della crisi.

Dal 2014 il Gruppo trilaterale di contatto dell’OSCE si riunisce periodicamente nella capitale bielorussa e lì è stata raggiunta un’intesa volta al cessate il fuoco, il cosiddetto «Protocollo di Minsk», del quale si attende una piena applicazione. Lukashenko è dunque riuscito a ritagliare per il suo paese un ruolo di piattaforma negoziale tendenzialmente neutrale nella crisi fra Ucraina e Russia.

Per quanto riguarda le relazioni con l’Unione europea, va rilevato che negli ultimi anni si è assistito a un progressivo miglioramento.

A seguito della scarcerazione delle persone precedentemente incarcerate per ragioni politiche, nel 2015 la maggior parte delle sanzioni sono state rimosse.

Permane l’embargo sulle armi, il divieto di esportazione di beni utilizzabili a fini di repressione interna, il congelamento dei beni e il divieto di viaggio imposto a quattro cittadini bielorussi inseriti in un elenco dei presunti responsabili delle sparizioni – mai chiarite – di due oppositori politici di Lukashenko, un uomo d’affari e un giornalista, risalenti rispettivamente al 1999 e al 2000.

Dopo la rimozione delle sanzioni, l’Unione ha rafforzando il suo impegno critico nei confronti del Paese anche mediante dialoghi tecnici su temi specifici come la cooperazione all’interno del Partenariato orientale e il sostegno alla società civile e alle vittime della repressione.

Inoltre, nel 2014 sono stati avviati i negoziati sugli accordi di facilitazione del rilascio dei visti e di riammissione, seguiti l’anno dopo da quelli sul partenariato per la mobilità, del quale però ancora si attende la stipula.

Veniamo adesso alle dichiarazioni di voto espresse quest’oggi alla Camera dei Deputati. Secondo Laura Boldrini – parlamentare della Repubblica intervenuta in Aula nel corso del dibattito che ha preceduto il voto – «accordi di questo tipo vanno certamente incoraggiati e sostenuti, poiché la cultura e la conoscenza possono rappresentare quei ponti di comunicazione, amicizia e apertura, tuttavia  mi auguro che la collaborazione nella cultura e nella scienza costituisca uno stimolo alla piena democratizzazione di un paese come la Bielorussia, che soffre di una restrizione della libertà di informazione, ma anche di quella di associazione e di riunione, tutte condizioni che sono state frequentemente denunciate da Amnesty International e da altre organizzazioni che si battono per la difesa dei diritti umani. È un Paese – ha proseguito la Boldrini – nel quale è ancora in vigore la pena di morte e che da venticinque anni viene governato da Lukashenko, spesso definito come “l’ultimo dittatore d’Europa”. Quindi auspico che il governo italiano, nel dare attuazione a questi impegni di cooperazione, ponga però un’attenzione particolare ai diritti umani, alle libertà civili, alle pari opportunità tra uomini e donne e della tutela delle minoranze».

Di avviso contrario Salvatore Deidda, di Fratelli d’Italia, che si è detto favorevole alla ratifica di Trattati con la Bielorussia aggiungendo, però, che «forse lo scambio porterà ricchezza a noi, soprattutto non dobbiamo avere la pretesa di insegnare la democrazia a quelle nazioni, quando a volte ce la stanno rubando a noi quei burocrati europei che vogliono normalizzare l’Europa e che stanno facendo soffiare i venti di guerra verso l’Est».

Per Ugo Cappellacci, di Forza Italia, il dinamismo economico dimostrato negli ultimi anni dalla Bielorussia unito alle cifre dell’interscambio commerciale con l’Italia farebbe senza dubbio ritenere che «questi accordi siano da accogliere con grande positività e ottimismo, anche se, è vero, restano ancora sul tappeto delle questioni irrisolte, come la recente proroga delle sanzioni irrogate dall’Unione europea e sono ancora irrisolti i nodi inerenti i diritti umani».

Anche il Partito Democratico ha votato a favore della ratifica, nel suo intervento l’onorevole Piero Fassino ha sottolineato che: «Non sfugge il fatto che Bielorussia sia un Paese che esprime non poche criticità sul terreno del rispetto dei diritti umani e delle regole democratiche, tanto è vero che si trova da tempo sotto osservazione da parte della comunità internazionale ed è anche soggetta a sanzioni. Tuttavia, proprio perché a misure sanzionatorie bisogna essere sempre capaci di accompagnare anche politiche che mantengano una relazione e un dialogo al fine di fare evolvere situazioni critiche, riteniamo che accordi di natura culturale come quelli contemplati in questa ratifica vadano esattamente in questa direzione, mantenendo aperta una finestra di opportunità che possa favorire un’evoluzione democratica anche in quel paese».

Per Alberto Ribolla, eletto nelle liste della Lega per Salvini Premier, le relazioni tra Italia e Bielorussia si trovano ancora a un livello molto basso e ci sono grandi possibilità di moltiplicare i contatti.

«La cooperazione in materia scientifica e tecnologica – ha affermato il parlamentare leghista – permette di rafforzare i rapporti con la società civile bielorussa, aiutando il rafforzamento dello sviluppo della classe media e l’implementazione dello sviluppo prosperoso di un paese che può giocare un ruolo chiave per la stabilità europea».

Infine, Cristian Romaniello, del Movimento 5 stelle, si è limitato a dichiarare a nome del proprio gruppo parlamentare di appartenenza il voto favorevole nei confronti del provvedimento in esame.

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