PALESTINA, violenze. Ennesimo venerdì di sangue a Gaza: giovane palestinese ucciso

La morte di Badr Eddin Musa va a incrementare il tragico bilancio di un’escalation di violenza innescata il 30 marzo dello scorso anno, per i Palestinesi data simbolica, in quanto ricorrenza dell’espropriazione israeliana dei territori arabi in Galilea avvenuta nel 1976

Un giovane palestinese è morto oggi dopo essere stato gravemente ferito ieri dai militari israeliani durante una protesta organizzata al confine tra la Striscia di Gaza e lo Stato ebraico.

Nella giornata di ieri, il venticinquenne Badr Eddin Musa era stato colpito alla testa da un proiettile sparato dai soldati di Tsahal in una zona a est di Khan Younis, nel settore meridionale del territorio palestinese.

Seppure in seguito fosse stato ricoverato all’ospedale europeo di Gaza City, dopo alcune ore è morto.

Si tratta dell’ennesimo venerdì di sangue nella Striscia, una morte che va a incrementare il tragico bilancio di questa escalation di violenza innescata il 30 marzo dello scorso anno, data simbolica per i Palestinesi, in quanto ricorrenza dell’espropriazione dei territori arabi in Galilea da parte del governo israeliano avvenuta nel 1976.

Dall’inizio della protesta, fomentata dai gruppi più estremisti e denominata «Marcia del ritorno», oltre trecento palestinesi hanno perso la vita mentre circa 17.000 sono rimasti feriti.

I manifestanti chiedono la revoca del blocco israeliano della Striscia di Gaza e il ritorno dei profughi palestinesi nei territori occupati dopo il 1948.

Secondo le forze di difesa dello Stato ebraico, le proteste, che hanno luogo ormai da mesi lungo la linea di demarcazione, farebbero parte di un piano preordinato dal gruppo islamista Hamas, che mediante l’utilizzo strumentale dei manifestanti da essa stessa incitati alla violenza, tenterebbe di infiltrare propri elementi in Israele attraverso i varchi aperti nella recinzione di confine per poi compiere attacchi terroristici ai danni dei civili ebrei.

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