CULTURA, saggistica. Ciclismo, a cento anni dalla nascita di Fausto Coppi

Nell’ultima opera di Marco Pastonesi, a essere raccontato è il Coppi del 1959, anno che vide la sua scomparsa. L’uomo e il campione, il padre e l’atleta, nonché l’industriale e il manager. L’ultima Parigi-Roubaix, l’ultimo Giro di Toscana, l’ultimo Trofeo Baracchi, ma anche la prima e ultima Vuelta, il primo e ultimo volo a Dublino, il primo e ultimo viaggio nell’Alto Volta, dove contrasse la malaria.

Il 2 gennaio 1960, nell’ospedale civile di Tortona, si spense il più grande sportivo italiano del Novecento, ucciso a quarant’anni da una malaria non diagnosticata e divampata in un corpo usurato da troppe fatiche.

Dell’epopea di Fausto Coppi, della sua rivalità con Gino Bartali, della prigionia e degli scandali si sa tutto, o quasi, tuttavia il Coppi meno conosciuto e meno raccontato è proprio quello del 1959.

Quello del suo ultimo anno di uomo e di campione, di industriale e manager. Una giostra di ingaggi, passerelle, sconfitte.

Un lungo, frenetico addio al mondo del ciclismo – cioè strade e piste, corse e corridori, giornali e giornalisti –, ma anche un silenzioso addio alle mogli, ai figli, ai tifosi, alla gente e alle case di Castellania, «una muta punteggiatura del paesaggio e dell’umanità».

L’ultima Roubaix, l’ultimo Baracchi, l’ultimo Tour – non disputato, ma vinto dal suo discepolo migliore –, fino a quell’ultimo viaggio, inatteso e fatale, nell’Alto Volta.

Un Coppi stremato, esaurito, sfinito eppure ancora curioso, incapace di scendere dalla bici, dove continua a esibirsi con uno stile impeccabile (una perfetta fusione di muscoli e telaio), portando a spasso la propria leggenda a due ruote. Un Coppi inedito, raccontato in mille storie minime ed esemplari – un mito, tutt’altro che ultimo.

A cento anni dalla nascita e a quasi sessanta dalla scomparsa esce un volume di 240 pagine di scorrevole lettura dal prezzo di 17 euro che fa parte della collana Vite inattese, pubblicata dalla casa editrice 66thand2nd.

Un lungo addio al mondo del ciclismo – cioè strade e piste, corse e corridori, giornali e giornalisti –, ma anche il silenzioso addio alle mogli, Bruna e Giulia, ai figli, Marina e Faustino, agli amici, agli angeli custodi, ai gregari, ai tifosi, all’Italia e agli italiani.

L’ultima Parigi-Roubaix, l’ultimo Giro di Toscana, l’ultimo Trofeo Baracchi, ma anche la prima e ultima Vuelta, il primo e ultimo volo a Dublino, il primo e ultimo viaggio nell’Alto Volta, dove contrasse la malaria.

Un Coppi stremato, sfinito, esaurito, eppure ancora pronto a correre, voglioso, curioso. Un Coppi attore, primattore e protagonista, un Buffalo Bill in bicicletta, ambasciatore della propria leggenda a due ruote. Un Coppi inedito, raccontato in mille storie minime ed esemplari.

Dopo il Pantani raccontato da chi «lo conosceva bene» e il ritratto di Jonah Lomu che gli è valso il premio Bancarella Sport, Marco Pastonesi si confronta con una delle massime icone dello sport italiano, accompagnandolo nei giorni forse più difficili da raccontare e restituendogli, grazie a questa coraggiosa e inedita prospettiva, tutta la sua straordinaria umanità.

 

Marco Pastonesi (Genova, 1954), ex giocatore di rugby di serie A e B, ha lavorato per ventiquattro anni alla «Gazzetta dello Sport», seguendo quindici Giri d’Italia e dieci Tour de France. Con 66thand2nd ha pubblicato anche Marco Pantani era un dio (2014) e L’Uragano nero (2016), sul rugbista neozelandese Jonah Lomu, con cui ha vinto il premio Bancarella Sport nel 2017.

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