TUNISIA, islam e laicità. Il primo ministro vieta il niqab negli uffici pubblici.

Due giorni fa il primo ministro tunisino Youssef Chahed ha firmato un decreto che vieterà l'accesso agli edifici statali e uffici pubblici a tutte le persone con il viso coperto.

Due giorni fa il primo ministro tunisino Youssef Chahed ha firmato un decreto che vieterà l’accesso agli edifici statali e uffici pubblici a tutte le persone con il viso coperto.

La notizia è stata diffusa dai media locali, che hanno altresì sottolineato come, di fatto, la misura interessi essenzialmente le donne che indossano il tradizionale velo islamico.

Il niqab è il velo integrale che copre l’intero volto lasciando un piccolo spiraglio per gli occhi. Lo indossano le musulmane più integraliste come segno di modestia e simbolo esteriore della loro fede religiosa.

Ammesso in tutti i Paesi arabi, è però proibito in alcuni stati europei, come Francia, Austria e Bulgaria, mentre in altri – tra i quali figura anche l’Italia – vengono imposte alcune limitazioni ma non un divieto assoluto.

Il provvedimento del presidente Chahed ha visto la luce a  seguito degli attentati terroristici compiuti il 27 giugno scorso. Infatti, sulla base di alcune ricostruzioni effettuate dagli organi investigativi tunisini una delle attentatrici appartenenti al sedicente “Stato Islamico” che si è fatta esplodere nella capitale indossava proprio il velo integrale.

Il ministero dell’interno ha comunque emesso una nota nella quale si smentisce una relazione diretta tra il provvedimento appena introdotto e le azioni terroristiche. Infatti non si tratta di una nuova misura legislativa in materia di sicurezza, poiché nel Paese nordafricano vigono ormai da tempo disposizioni del genere, varate già ai tempi dei presidenti Habib Bourguiba e Zine el-AbidineBen Ali.

Alle donne che indosseranno il niqab ovviamente non verrà preclusa la circolazione per le strade e la frequentazione dei locali pubblici.

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