AMBIENTE, energia. Carnia e Friuli, presentato a Roma “L’infinito in una goccia, storia di energia idroelettrica in Friuli Venezia Giulia”  

I fragili equilibri tra natura e uomo sono a rischio, eccessivi impatti ambientali possono comprometterlo. Dalla fine del XIX Secolo in Carnia e in Friuli l’idroelettrico rappresenta però una fonte tradizionale e consolidata. Nel volume di Ilaria Olivo e Andrea Mocchiutti, presentato al Fogolâr Furlan della capitale il 21 giugno, si ripercorre la storia degli impianti, il loro presente, il loro futuro e la preservazione di un ambiente naturale in una fase di mutamenti dell’ecosistema

Il primo impianto a bacino per lo sfruttamento idroelettrico tra le montagne del Friuli risale al lontano 1890, cioè a quando l’ingegnoso Arturo Malignani, pioniere nello sviluppo dell’energia idroelettrica, avviò la realizzazione di una diga in località Crosis, impianto che sarebbe stato completato nel 1890.

Nel 1901 venne assicurata l’illuminazione a Tolmezzo, mentre nel 1903 a Paluzza venne utilizzato il salto dal “fontanone” (cascata) di Timau.

Sempre il Malignani, un vero e proprio applicatore della ricerca, tra il 1906 e il 1907 progettò e fece costruire una centrale idroelettrica a Vedronza di Lusevera, impianto che sfruttando le acque del torrente Torre consentì di elettrificare la città di Udine.

Fu così possibile rifornire le industrie, alimentare l’illuminazione pubblica e quella privata nonché la rete tramviaria, anch’essa un’opera pionieristica per l’epoca.

Al riguardo va considerato che il capoluogo friulano già dal 1888 aveva una sua illuminazione elettrica pubblica, in questo seconda in Italia solo dopo Milano e terza in Europa dietro Londra e appunto la grande città lombarda.

In seguito, e siamo al 1911, per volere di trentatré soci iniziali a Paluzza sarebbe stata fondata la Secab, che nel tempo di due anni avrebbe portato a termine la costruzione della centrale.

Anche soltanto da questa sintetica descrizione in poche righe diviene immediata l’importanza dell’acqua in Friuli, regione che per conformazione geografica è la più piovosa d’Italia.

L’acqua è infatti l’oro del “Friuli e della Carnia”, elemento insostituibile nell’equilibrato approccio dell’essere umano alla natura.

Sviluppo sostenibile significa non compromettere la possibilità di soddisfare i bisogni che verranno espressi dalle generazioni che seguiranno le attuali e ciò in Carnia e in Friuli è anche nel fluire delle acque.

Soprattutto oggi, che il pianeta è interessato da profonde e veloci trasformazioni che rischiano di compromettere il fragile equilibrio in essere tra terra e uomo.

Anche il Friuli e le sue montagne ne sono inevitabilmente interessati. Anche qui si verifica un aumento del clima che si associa alla diminuzione delle precipitazioni meteoriche, questo mentre nell’aria sono sempre maggiori le concentrazioni di anidride carbonica e s’innalza il livello del mare, con la conseguente graduale sommersione di costa.

Tutti questi temi vengono affrontati nel volume di Ilaria Olivo e Andrea Mocchiutti “L’infinito in una goccia, storia di energia idroelettrica in Friuli Venezia Giulia”, presentato nella sede del Fogolâr furlan di Roma il 20 giugno scorso.

L’opera, che svolge anche una funzione divulgativa, oltre a ripercorrere la storia dell’idroelettrico nella regione, presta estrema attenzione all’ambiente naturale, affrontando il fenomeno dell’antropizzazione e di uno sfruttamento a basso impatto del territorio.

Tuttavia non omette di sottolineare i guasti potenziali e attuali, dinamiche e rischi che l’intervento dell’uomo comporta.

Come i fenomeni sopra citati, effetto dell’inquinamento e dei mutamenti climatici. Al riguardo sono impressionanti le comparazioni tra il prima e il dopo nell’osservazione dei ghiacciai che si ritirano.

Le stupende fotografie pubblicate pongono il lettore nella condizione di comprendere immediatamente quanto si sia ridotta la massa di ghiaccio in un periodo di tempo relativamente breve.

In questo senso il contributo offerto dal corredo iconografico al testo è eccezionale: prese per la captazione delle acque, condotte forzate, rogge, cascate con annessi “salti” necessari alle turbine per l’elettrogenerazione e montagne della Carnia e torrenti.

Torrenti dal corso più o meno perenne e fiumi. In particolare il più importante, quello che col suo bacino ha formato la pianura friulana caratterizzando l’esistenza delle genti che vi hanno vissuto: il Tiliment.

Il Tagliamento, che dalla sua sorgente al Passo della Mauria scorre giù per le dure rocce della Carnia per sfociare in Adriatico tra Lignano e Bibione.

Il documentario della Rai “Tagliamento, un cammino lungo il fiume” è stato proiettato nel corso della presentazione del volume di Olivo e Mocchiutti.

Quest’ultimo si articola in cinque capitoli che, partendo dall’assunto di un «anacronismo dei combustibili fossili», affrontano l’autonomia dell’energia elettrica, il suo futuro e, nell’ultima parte, attraverso i contributi apporti dalle imprese del settore idroelettrico, il perché è meglio l’idroelettrico. Conclude l’opera una descrizione della struttura e del funzionamento della centrale di Malborghetto-san Leopoldo, unitamente a un paragrafo sulle derivazioni idroelettriche e la salvaguardia dell’ambiente.

Per i prossimi anni si prevede una sempre maggiore penetrazione del vettore elettrico rispetto alle altre fonti di energia. Per altro, l’elettricità risulta fondamentale anche allo sfruttamento delle altre fonti cosiddette rinnovabili, cioè fotovoltaico (solare) idrico, eolico, biomasse, eccetera.

Le energie rinnovabili sono certamente le energie del futuro, esse consentono un notevole risparmio di emissioni nocive. L’Unione europea si è posta come obiettivo da conseguire entro l’anno 2030 il ricorso complessivo ad almeno il 32% di energie rinnovabili per la generazione di energia elettrica.

Tra di esse l’idroelettrico si pone tra le principali, poiché le nuove tecnologie (unite a forme di realizzazione architettonica che non demoliscono il sottofondo) riducono di molto l’impatto ambientale.

Oggi le mini centrali di elettrogenerazione garantiscono il deflusso minimo vitale, i moderni gradoni sono concepiti come “scale di risalita” che non impediscono ai pesci di superare gli ostacoli.

Il progresso ha portato alla realizzazione di turbine che non necessitano del salto delle acque e che quindi non hanno bisogno di dighe e sono in grado di funzionare anche in torrenti e rogge di pianura.

In Carnia e in Friuli l’idroelettrico è allo stesso tempo tradizione e futuro. La sua implementazione rappresenta certamente un impegno, tuttavia i presupposti per il suo sviluppo esistono.

L’audio integrale della presentazione del volume “L’infinito in una goccia” (A162A) unitamente all’intervista con Gianna Cimenti, presidentessa dell’Associazione imprenditori idroelettrici del Friuli Venezia Giulia (A162B) è fruibile di seguito.

 

A162A – AMBIENTE, ENERGIA: IDROELETTRICO IN CARNIA E FRIULI, presentazione del volume “L’infinito in una goccia, storia di energia idroelettrica in Friuli Venezia Giulia”, evento che ha avuto luogo presso la sede del Fogolâr furlan di Roma il 20 giugno 2019.

Interventi di FRANCESCO PITTONI (ingegnere, presidente del Fogolâr furlan di Roma), GIANNA CIMENTI (presidentessa dell’Associazione imprenditori idroelettrici del Friuli Venezia Giulia), ALESSANDRO ORTIS (ingegnere, già presidente dell’Autorità per l’energia elettrica e il gas), ANDREA MOCCHIUTTI (geologo e speleologo, autore del libro), ILARIA OLIVO (rival trekker, autrice del libro)

 

A162B – AMBIENTE, ENERGIA: IDROELETTRICO IN CARNIA E FRIULI, nuove tecnologie e realizzazioni di mini centrali; intervista con GIANNA CIMENTI (presidentessa dell’Associazione imprenditori idroelettrici del Friuli Venezia Giulia)

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