AFRICA, Eritrea. Terrorismo: Asmara fuori dalla “lista nera” Usa

Washington ha rimosso l’Eritrea dalla lista dei paesi che non cooperano pienamente nel contrasto del terrorismo. Un passo in avanti per l’Asmara, effetto anche della recente pace con l’Etiopia, alleato regionale degli americani. Tuttavia, il Paese permane in una condizione economica difficile. La missione del Fondo monetario internazionale e quelle del Governo italiano

L’Eritrea è fuori dalla “lista nera” dei paesi che non cooperano pienamente al contrasto del terrorismo redatta dagli Usa, decisione che si è potuta evincere dalla pubblicazione dell’ultimo Federal Register.

Si tratta di uno degli effetti generati dall’accordo di pace raggiunto lo scorso anno con l’Etiopia, che ha messo fine a un conflitto durato per anni, una delle tante guerre dimenticate del continente africano.

L’inserimento dell’Asmara nell’elenco degli “sponsor” e dei fiancheggiatori delle organizzazioni terroristiche (in particolare quelle di matrice islamista) risaliva al 2017 ed era stato motivato dal suo coinvolgimento nel sostegno agli al-shabaab, il gruppo jihadista sunnita attivo in Somalia, un’accusa che era stata mossa per la prima volta dall’Onu otto anni prima.

Nel 2009 il Consiglio di Sicurezza impose all’Eritrea un embargo sulle armi e altre sanzioni di diversa natura poiché la sospettò di finanziare ed appoggiare l’organizzazione somala degli al-Shabaab, divenuta sempre più potente nella zona di Mogadiscio a seguito della parentesi delle cosiddette «Corti islamiche» e che da allora si è resa responsabile di attentati in tutta la regione dell’Africa orientale. È stato soltanto nel novembre 2018, a seguito del miglioramento delle relazioni con l’Etiopia e venuta meno l’accusa di sostegno del terrorismo, l’Onu ha posto fine alle sanzioni.

 

L’era Afewerki e la lunga guerra con l’Etiopia. Nel 1993 Isaias Afewerki – alla guida dell’Eritrea dalla sua indipendenza – attuò il suo programma di militarizzazione del paese, che previde l’istituzione del servizio militare obbligatorio e l’impiego di buona parte delle risorse economiche allora disponibili nel potenziamento dello strumento militare, una spesa che incise pesantemente sulle casse dell’Asmara, facendo divenire l’Eritrea uno degli stati più poveri del mondo.

Dopo aver imposto il partito unico, portando così il paese alla dittatura, si rese inoltre responsabile di numerose atrocità, documentate anche dall’Onu nel 2016.

A partire dal quinto anno successivo all’ottenimento dell’indipendenza da Adis Abeba (1998), l’Eritrea si impegnò in un lungo e sanguinoso conflitto con col paese di cui era stata parte. Alla base di esso c’era il contenzioso sul possesso della città frontaliera di Badammé.

Nel 2000 i negoziati tra i belligeranti trovarono uno sbocco nell’Accordo di Algeri, che stabilì l’assegnazione della città contesa all’Eritrea. A seguito di tale decisione il governo etiope si rifiutò di ritirare le truppe che allora occupavano la città, mantenendone di fatto il controllo. Soltanto lo scorso anno, col miglioramento delle relazioni bilaterali tra i due paesi, Adis Abeba abbandonò Badammé, che divenne a tutti gli effetti eritrea.

Lo sbocco al mare dell’Etiopia ha sempre costituito l’elemento di maggiore perturbazione dei rapporti bilaterali, che tuttavia nel 2018, a seguito dell’elezione in Etiopia alla carica di primo ministro Etiope di Abiyd Ahmad Ali, si è registrato un sensibile miglioramento nelle relazioni.

Infatti, Addis Abeba ha da subito annunciato la propria rinuncia alle rivendicazioni territoriali nella sua ex provincia, avviando una fase di dialogo che ha condotto al ristabilimento delle relazioni diplomatiche, ad accordi in campo commerciale e all’inaugurazione di un collegamento aereo diretto tra le due capitali. Dopo un importante vertice che ha avuto luogo ad Addis Abeba nel giugno di quello stesso anno, l’8 luglio seguente si è pervenuti alla fine alle ostilità e al riavvio ufficiale delle relazioni diplomatiche.

 

Si apre una nuova fase: focus sull’economia. Attualmente il Paese del Corno d’Africa si trova in una situazione economica difficile a causa del lungo periodo di isolamento internazionale che ha attraversato e per via delle misure di emergenza per la gestione dell’economia adottate. Tuttavia, l’accordo di pace e la revoca delle sanzioni internazionale le offrono l’opportunità fornire impulso allo sviluppo economico.

L’Eritrea – popolata da oltre sei milioni di persone in buona parte di religione islamica – è uscita di recente da un lungo conflitto con l’Etiopia e da un decennio di sanzioni imposte dalla comunità internazionale. La guerra e l’isolamento l’hanno privata di investimenti vitali, opportunità commerciali e sostegno estero, lasciando così l’economia nazionale in una situazione difficile.

L’economia locale basa prevalentemente sull’agricoltura e le attività estrattive. È dunque vulnerabile, poiché fortemente esposta alle oscillazioni dei mercati e agli shock. La maggior parte della popolazione è dedita ad attività agricole di sussistenza che, in ragione della condizione climatica, viene alimentata dalle piogge e quindi risente dei frequenti periodi di siccità.

I fattori ambientali e climatici sono stati la causa della siccità regionale che nel 2017 ha contribuito al brusco abbattimento del prodotto interno lordo, che si è poi ripresosi l’anno successivo.

Le politiche varate dall’Asmara negli ultimi tempi si sono configurate come il disperato tentativo di tamponare una situazione di estrema criticità.

Si è assistito a una perdurante fase di elevati disavanzi di bilancio – tendenza comunque invertita negli ultimi tre anni – che hanno condotto l’Asmara a farsi carico di un pesante onere del debito pubblico, questo mentre si indeboliva il comparto bancario e il mercato dei cambi risultava scarso.

Malgrado gli oggettivi ostacoli di natura economica, le autorità locali sono comunque riuscite a conseguire dei progressi nel perseguimento di alcuni importanti obiettivi di sviluppo, in particolare nei settori della sanità e dell’istruzione, dando al contempo priorità agli investimenti.

Una squadra del Fondo monetario internazionale (Fmi) guidata da Bhaswar Mukhopadhyay si è recata in Eritrea dal 13 al 22 maggio scorsi per consultarsi col governo dell’Asmara, il primo incontro da dieci anni.

Secondo i funzionari del Fmi le prospettive a breve termine in ordine alla possibile crescita del PIL (in termini reali) permangono difficili, causa della stringente situazione sul piano fiscale e delle restrizioni attualmente subite dall’attività economica.

Le prospettive a medio termine farebbero invece meglio sperare, poiché ritenute promettenti in ragione dei nuovi progetti in corso di sviluppo nel campo minerario.

In ogni si ritiene che il riordino dei settori fiscale e finanziario saranno fondamentali alla garanzia della stabilità macroeconomica del Paese, mentre – sempre secondo gli analisti del Fmi -, riforme economiche di più ampio respiro potrebbero contribuire a forme di sviluppo maggiormente inclusivo.

 

Italia, presenza economica in Eritrea. La presenza economica italiana in Eritrea si caratterizza oggi in due diversi modi, quello degli operatori che si stabilirono nel Paese al tempo in cui era una colonia del Regno (ma anche nel dopoguerra, dopo la sconfitta italiana nella Seconda guerra mondiale), contribuendone fortemente allo sviluppo economico.

Nel primo caso si tratta generalmente di piccole e medie imprese (PMI) che – secondo la Farnesina – affrontano quotidianamente tutta una serie di problemi, quali la mancanza di titoli di proprietà, contenziosi a causa di espropri, ostacoli e farraginosità burocratiche, carenze di approvvigionamento energetico, carenze di materie prime e di risorse umane, impedimenti di carattere finanziario e fiscale.

Nel secondo caso, invece, sono imprenditori di recente stabilimento nel Paese che operano nei settori tessile, del trading, delle costruzioni, e che dialogano con le autorità dell’Asmara, ma che, tuttavia, non risultano certamente indenni dalle difficoltà.

In Eritrea i prodotti dell’industria italiana vengono apprezzati e si registra la propensione a entrarvi in rapporti di affari, rapporti con i potenziali investitori che risultano agevolati dalla vicinanza culturale col nostro Paese. I settori di potenziale interesse sono quello ittico (in particolare, Federpesca, che ha inviato una sua propria missione nel Paese africano nel 2004) preme molto in questo senso), delle infrastrutture e delle costruzioni, estrattivo, energetico, infrastrutturale, agricolo, e quello della fornitura di macchinari.

L’ambasciatore eritreo in Italia, Fessahazion Pietros, in una recente intervista rilasciata ad Askanews, riguardo ai rapporti tra Italia ed Eritrea non ha mancato di mettere in chiaro le aspettative del suo Paese, affermando che all’Asmara è attesa la visita del ministro degli esteri italiano Enzo Moavero Milanesi poiché si vorrebbe passare a una fase di maggiore concretezza nella collaborazione allo sviluppo industriale.

All’inizio dello scorso mese di dicembre il vice ministro Claudia Emanuela Del Re si è recata in visita nel Paese del Corno d’Africa, questo in parallelo con le attività poste in essere dall’Agenzia per la cooperazione allo sviluppo, che sarebbe concentrata su specifiche iniziative. Si ritiene comunque che una visita del titolare del dicastero della Farnesina imprimerebbe un’accelerazione al processo di cooperazione.

Condividi: