VENEZUELA, Tensione a Caracas. Due opposti schieramenti in piazza, Guaidò in una base militare, i bolivariani chiamati a raccolta a Miraflores 

Massima polarizzazione politica in Venezuela: mentre il leader dell’opposizione sostenuta da Washington chiama il popolo alla rivolta, il governo Maduro denuncia un tentativo di golpe. Dall’aeroporto La Carlota, i generali vicini a Guaidò lanciano l’Operazione Libertà

In un clima di estrema polarizzazione politica si acuiscono le tensioni in Venezuela. A Caracas i due schieramenti sono arrivati ai ferri corti: il leader dell’opposizione Juan Guaidò, appoggiato dagli Usa, si trova all’interno dell’aeroporto militare “Generalissimo Francisco de Miranda” (noto come La Carlota) assieme a un gruppo di alti ufficiali delle forze armate nazionali che lo sostengono.

Nelle strade intorno alla base dell’Aviación Militar Venezolana i militanti anti-Maduro hanno ingaggiato degli scontri con la polizia, che li ha attaccati lanciando gas lacrimogeni. Lo strategico accesso alla città nel quartiere di Altamira si trova sotto il controllo di un’unità della Fuerza Armada Nacional Bolivariana passata dalla parte di Guaidò.

«Informiamo il popolo del Venezuela che in questo momento stiamo affrontando e neutralizzando un ridotto gruppo di militari traditori che hanno occupato il Distributore Altamira per promuovere un colpo di Stato contro la Costituzione e la pace della Repubblica – ha affermato in un comunicato il ministro dell’Informazione Jorge Rodriguez, che, esortando la popolazione alla massima all’erta, ha poi aggiunto -, a questo tentativo si è unita l’ultradestra golpista e assassina, che ha annunciato il suo piano violento da mesi».

Contestualmente, la vicepresidente della Repubblica Delcy Rodriguez invitava i sostenitori del governo Maduro a manifestare «in difesa della pace» davanti al palazzo presidenziale di Miraflores.

Dal canto suo, l’autoproclamato presidente Guaidò ha invitato popolo e militari alla sollevazione. Egli è comparso in un video circondato dai militari transfughi, accanto a lui anche Leopoldo Lopez, esponente di punta dell’opposizione al regime in precedenza agli arresti domiciliari per una condanna a tredici anni di reclusione.

Si tratterebbe della preannunciata fase finale dell’Operazione Libertà, confermata dal discorso pronunciato dallo stesso Guaidò dalla base di La Carlota, nel corso del quale ha esortato i cittadini venezuelani a scendere in piazza per porre fine al potere di Maduro. Egli al riguardo si è espresso senza mezzi termini.

«Quale presidente incaricato e legittimo capo delle forze armate convoco tutti militari a seguirci nelle nostre azioni come sempre abbiamo fatto nel segno della Costituzione e della lotta non violenta e ad accompagnarci in questo processo per la fine dell’usurpazione. In questo momento mi sto incontrando con le principali unità militari delle nostre forze armate per iniziare la fase finale dell’Operazione Libertà»,

Le informazioni sono dunque contrastanti, poiché il ministro della difesa Vladimiro Padrino Lopez (anch’egli militare, ma rimasto con i bolivariani) ha invece affermato che «tutte le unità delle forze armate dispiegate in Venezuela riferiscono di una situazione normale all’interno di tutte le caserme e delle basi militari».

Intanto iniziano a pervenire le reazioni delle cancellerie dall’estero. Da Madrid, il governo spagnolo (formalmente ancora in carica in attesa della formazione di un nuovo esecutivo a seguito delle recenti elezioni generali) ha reso noto di non sostenere alcun golpe militare e ha chiesto di evitare spargimenti di sangue in Venezuela, chiedendo che si pervenga a una soluzione pacifica che includa la convocazione di elezioni. Dalla Bolivia il presidente Evo Morales ha decisamente condannato il tentativo di golpe di Guaidò, affermando che esso è destinato a fallire, «un tentativo esperito dalla destra sottomessa agli interessi stranieri», ha infine commentato.

In Venezuela le manifestazioni di protesta contro il governo Maduro hanno avuto inizio lo scorso 21 gennaio. Tre giorni dopo quella data, il capo dell’Assemblea nazionale Juan Guaidò si era poi autoproclamato presidente del Venezuela, ottenendo l’immediato riconoscimento dal presidente Usa Donald Trump e da alcuni paesi dell’America Latina.

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