DIFESA, opinione pubblica e militari. Gli italiani non vogliono la guerra: cala il consenso alle missioni all’estero.

Presentato al Senato il Rapporto IAI-LAPS «Gli italiani e la Difesa», la disaffezione investe sia la Nato che l’Ue, ma in quest’ultimo caso in diversa misura; le minacce percepite dalla gente

Gli italiani non vogliono la guerra. Letto così, il dato non potrebbe che apparire come un’ovvietà, ma in realtà evidenzia un mutamento dell’atteggiamento diffuso riguardo ai due “pilastri” che hanno informato per decenni la politica estera del Paese, la Nato e l’Unione europea.

Infatti si tratta del risultato di un sondaggio di opinione sulla relazione tra gli italiani e il loro strumento difensivo, che, basando la ricerca su un campione rappresentativo di circa mille cittadini, nel 2018 ha cercato di cogliere quelle che sono le minacce percepite con maggiore sensibilità dalla gente e cosa pensano delle Forze armate e delle missioni che esse svolgono.

Allo specifico scopo l’Istituto Affari Internazionali ha commissionato all’Università di Siena (Laps) un lavoro presentato al Senato della Repubblica il 16 aprile scorso presso la Sala Zuccari di Palazzo Giustiniani in occasione del dibattito “Gli italiani e la Difesa, le minacce alla sicurezza nazionale e la politica di difesa italiana”.

L’indagine si colloca in una fase storica molto particolare, dove i temi della Difesa sembrerebbero essere «scomparsi dagli schermi radar» dell’opinione pubblica nazionale, in un momento nel quale, contestualmente, al governo del Paese c’è un esecutivo politicamente non del tutto in continuità con la tradizionale posizione politica italiana del passato e il quadro internazionale viene turbato da instabilità e incertezza.

Nella dettagliata illustrazione dei risultati fatta dal professor Pierangelo Isernia è emerso che tra le minacce percepite degli italiani al primo posto c’è la situazione critica in Libia, seguita dal terrorismo internazionale di matrice islamista, quindi – praticamente ritenute al medesimo livello di gravità – quelle costituite dagli attacchi cibernetici e dall’interruzione degli approvvigionamenti dall’estero, meno, a differenza di quanto invece si sarebbe indotti a pensare, il fenomeno migratorio.

Per quanto concerne il quadro delle relazioni internazionali, i cittadini italiani interpellati hanno espresso in buona parte una tendenza alla disaffezione riguardo al tradizionale quadro di riferimento che in passato aveva contraddistinto la politica estera nazionale, una disaffezione che investirebbe sia la Nato che l’Unione europea, seppure in quest’ultimo caso in diversa misura.

Se per gli italiani la Russia, malgrado tutto, permane un partner essenziale, nei confronti degli Usa non hanno una grande simpatia, sentimento riscontrato anche riguardo alla Ue, nei confronti della quale negli ultimi due anni si è rovesciato il tradizionale atteggiamento che durava da oltre cinquant’anni. Il sostegno a Bruxelles cala, tuttavia non nel caso si paventasse un concreto sistema di difesa comune.

Infatti, l’Europa viene ritenuta molto importante dagli italiani ai fini della sicurezza nazionale ed è per questa ragione che essi ne vorrebbero un maggior peso all’interno della Nato.

Diverso, invece, l’atteggiamento riguardo alle missioni militari all’estero alle quali partecipano le Forze armate italiane, laddove l’opinione pubblica risulta spaccata a metà e si registrano un calo del consenso e della convinzione della necessità e giustezza degli interventi di natura militare, spesso molto impegnativi in termini sia umani che economici. Una frattura che attraversa trasversalmente l’intero elettorato nelle sue diverse espressioni politiche.

Medesima opinione sulle spese militari, accettate se effettuate in ambito Nato, seppure non si dovrebbe – questo è emerso – spendere di più, anche se gli altri alleati si fanno carico di maggiori oneri. «Stiamo bene come stiamo», questo in sostanza il pensiero degli italiani, un atteggiamento sul quale incidono ben identificabili fattori, quali l’endemica questione del debito pubblico che si trascina nelle sedi europee, con i conseguenti noti vincoli di bilancio che hanno portato una parte non indifferente dell’opinione pubblica nazionale a rifiutare il “club” al quale appartiene.

Sia i politici che gli elementi apicali dei vertici militari che sono intervenuti al dibattito hanno rimarcato l’esistenza di un «deficit di comunicazione» sulla Difesa, sottolineando quindi la «necessità di una migliore comunicazione al fine di far percepire meglio la funzione Difesa ai cittadini».

Dalle loro parole, in realtà, è trasparsa l’insistenza di maggiori stanziamenti destinati agli investimenti (si legga: acquisto di nuovi sistemi d’arma), poiché «gli italiani oggi non sono propensi a spendere per la Difesa, alla luce, per altro, di seri problemi di bilancio», seppure si tratti di una tendenza, quella dei tagli, in atto da tempo.

«Percezione dell’opinione pubblica» e «comunicazione», questi sarebbero dunque i paradigmi cui riferirsi per una ottimale politica della Difesa in una democrazia del XXI secolo, tuttavia, a nostro avviso la questione non verterebbe su un deficit di comunicazione, bensì in un deficit di informazione, sia sulle concrete dinamiche che spesso conducono il Paese e i suoi alleati – non sempre così leali e disinteressati stando alle ultime vicende che hanno interessato direttamente l’Italia – a impegnarsi in costosissime operazioni militari (non infrequentemente di vera e propria guerra), sia su quelle che sono le voci di spesa inscritte in bilancio.

Infatti, se opportunamente semplificato, non è difficile leggere i documenti che riportano gli stanziamenti (quindi le spese concrete) effettuati con il denaro dei contribuenti. Evidentemente su queste informazioni la copertura mediatica risulta del tutto inadeguata, checché se ne dica.

 

Ascolta l’audio integrale dell’evento su questo sito web:

A123 – SICUREZZA, DIFESA: GLI ITALIANI E LE FORZE ARMATE, cosa pensano dello strumento difensivo nazionale e quali le loro priorità. Presentazione dei risultati di un sondaggio effettuato dall’Università di Siena su commissione dell’Istituto Affari Internazionali (IAI), evento che ha avuto luogo a Roma il 16 aprile 2019 presso la Sala Zuccari di Palazzo Giustiniani (Senato della Repubblica).

Interventi di: FERDINANDO NELLI FEROCI (ministro plenipotenziario, Istituto Affari Internazionali), NATHALIE TOCCI (Istituto Affari Internazionali), PIERANGELO ISERNIA (docente presso l’Università di Siena), DONATELLA TESEI (senatrice, presidente della Commissione Difesa del Senato), LUIGI FRANCESCO DE LEVERANO (generale di corpo d’armata, sottocapo di Stato Maggiore della Difesa), GIOVANNI DE GENNARO (già prefetto, presidente di Leonardo), MONICA MAGGIONI (giornalista Rai).

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