ALGERIA, fine era Bouteflika. Le proteste esistono anche per il regime, le tv di stato le mandano in onda a reti unificate: l’establishment cerca disperatamente di salvare il salvabile

Un milione di persone in piazza. La più grande manifestazione dal 22 febbraio e, per la prima volta, tutte e quattro le televisioni algerine trasmettono in contemporanea le immagini delle proteste. A significare che Bouteflika è sempre più isolato ed è stato scaricato dai suoi sodali, poiché l’establishment cerca di sopravvivere galleggiando sul flusso della protesta.

Oggi una folla enorme è scesa in piazza nella capitale per il sesto venerdì consecutivo, chiede non soltanto le dimissioni del capo di stato, ma anche dell’attuale classe dirigente. Manifestazioni hanno avuto luogo  in numerose città del Paese, come a Blida, Chlef, Ain Defla, Medea e Djelfa, nelle quali migliaia di persone hanno scandito slogan che chiedevano il rispetto della costituzione e della volontà popolare. Così come a Tizi-Ouzou, Bouira, Boumerdes e Bejaia, dove i manifestanti hanno respinto la proposta dell’applicazione dell’articolo 102 della Costituzione per ribadire che venga data al popolo la possibilità di esprimersi con libere elezioni.

È significativo che venga chiesta l’applicazione dell’articolo 7 della costituzione, che statuisce che «il popolo è la fonte di ogni potere», perché è una risposta chiara ad Ahmed Gaid Salah, capo di stato maggiore dell’esercito, che aveva suggerito nei giorni scorsi l’applicazione dell’articolo 102 per il trasferire il potere del capo dello stato al presidente del senato, Abdelakader Bensalah, una delle figure del regime. Per Gaid Salah avrebbe potuto essere una maniera per uscire dall’impasse cercando di cavalcare la protesta e mantenere la propria posizione prima che le redini del gioco passassero ad altri.

 

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