VATICANO, Bergoglio apre gli archivi: emergeranno i silenzi di Pio XII sull’Olocausto?

Sarà vero che, come ha affermato il pontefice, «la Chiesa cattolica romana non ha paura della storia»? La disposizione del papa diramata ai funzionari e al personale del Vaticano è quella di rendere accessibili agli storici e ai ricercatori i contenuti dell’archivio a partire dal 2 marzo dell’anno prossimo.

Bergoglio ha deciso di aprire gli archivi vaticani e, immancabilmente, riemergono i dubbi sul comportamento di Pio XII durante la Seconda guerra mondiale, sempre duramente criticato dagli ebrei per aver taciuto sull’Olocausto.

Pacelli venne eletto al soglio pontificio come Pio XII il 2 marzo 1939, sei mesi prima che divampasse il conflitto in Europa, e morì dopo diciannove anni di pontificato, il 9 ottobre 1958, nella residenza estiva di Castel Gandolfo.

Solitamente, per aprire gli archivi pertinenti si attendono settanta anni dalla fine di un pontificato, tuttavia, le pressioni esercitate sul Vaticano per rendere pubblica la documentazione relativa al periodo di Pio XII sono state forti fin dalla fine della guerra, questo almeno finché sono rimasti in vita i sopravvissuti alla Shoah. In verità, per volere del predecessore di Bergoglio, papa Benedetto XVI, gli archivisti di oltre Tevere avevano iniziato a preparare la documentazione per la prevista consultazione da parte di esterni già nel 2006.


La controversia su Pio XII è aspra e si trascina da decenni. Il pontefice conservatore e ferocemente anticomunista nel passato ricevette numerose accuse, sia dagli storici che dalle comunità ebraiche, per non aver parlato apertamente dell’Olocausto, non aver impegnato la Chiesa per salvare gli ebrei dal genocidio nazista e per aver incoraggiato la conversione degli ebrei al cristianesimo durante quello stesso drammatico periodo.

Il Vaticano ha preso le sue difese, argomentando che egli avrebbe utilizzato la diplomazia occulta nel tentativo di salvare le vite dei perseguitati. Anche Francesco ha fatto propria tale interpretazione del comportamento del suo predecessore, affermando che l’agire di Pio XII verrà esaminato nel quadro del suo processo di santificazione, aggiungendo che Pacelli «è stato criticato con pregiudizio ed esagerazione».

«La Chiesa non ha paura della storia – ha proseguito Bergoglio rivolgendosi al personale degli Archivi vaticani -, al contrario, la ama e vorrebbe amarla ancora di più, come ama Dio», concludendo che: «Così, con la stessa fiducia dei miei predecessori, apro e affido ai ricercatori questo patrimonio di documentazione». Il papa ha dunque espresso la certezza che la ricerca storica porrà nelle condizioni di valutare correttamente la figura di Pio XII.

Secondo Bergoglio il papato di Pacelli ha attraversato momenti di gravi difficoltà, che hanno imposto l’assunzione di decisioni tormentate ma sempre ispirate all’umana e cristiana prudenza. Quest’ultima, ha precisato il pontefice argentino, «a qualcuno potrebbe apparire come reticenza», mentre in realtà sarebbero stati tentativi di permanere lucidi nei periodi più bui e crudeli.

Secondo il rabbino David Rosen, del Congresso ebraico americano (American Jewish Congress), «l’apertura degli archivi segreti vaticani avviene dopo oltre trenta anni di dure resistenze della Chiesa. È particolarmente importante che gli esperti dei principali studiosi dell’Olocausto in Israele e negli Stati Uniti valutino oggettivamente e il più fedelmente possibile le testimonianze storiche su quello che è stato il più terribile dei tempi, questo per riconoscere sia i fallimenti che gli eroici sforzi profusi durante la Shoah».

In Israele la decisione è stata accolta favorevolmente. Il portavoce del Ministero degli Esteri dello Stato ebraico Emmanuel Nahshon ha affermato letizia per la decisione assunta dal papa e speranza nel prossimo libero accesso consentito a tutti gli archivi.

Anche al Memoriale dell’Olocausto di Yad Vashem la notizia è stata accolta con favore, mentre il presidente dell’Agenzia ebraica Isaac Herzog ha elogiato Bergoglio poiché «si tratta di un passo coraggioso e importante». Suo nonno, l’ex rabbino capo Yitzhak Halevi Herzog, durante l’Olocausto chiese aiuto a Pio XII  per il suo popolo, ma dal pontefice non ricevette risposta.

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